Riaprire si, ma con cautela… uscire di casa si, ma ancora con autocertificazione e motivazioni valide… paura si, forse più di prima.
Non si può far a meno di pensare al significato di buon senso, al senso di responsabilità delle persone e quello che potrà scaturire da questa seconda fase: da una parte la riapertura delle attività commerciali e un lento ritorno alla vita sociale, e dall’altra un temutissimo pericolo di ricaduta legato al virus, che comporterebbe un immediato ritorno allo stato di emergenza.
In altri momenti sarebbe risultato quasi superficiale, ma ora come ora non si è mai desiderato tanto poter fare una lunga passeggiata, mangiare un gelato o anche solo bere un caffè in un bar… cose che prima sembravano quasi banali o scontate ora diventano veri e propri desideri.
Il Governo è consapevole che è impossibile continuare a tenere le persone a casa (privandole della libertà di scegliere e decidere), ma è altrettanto cosciente del pericolo che un allentamento eccessivo delle restrizioni imposte potrebbe comportare: si parla di riaperture graduali, di sport individuali, di visite ai parenti ma si fa poco cenno alla questione realmente fondamentale, la moralità, che dovrebbe legarci tutti e che dovrebbe risultare da questi tre mesi di quarantena, di morti, di azzeramento delle libertà individuali: si tratta di mancanze, di una fetta sostanziale della popolazione che è volata via in pochissimo tempo, parliamo di governi che sembrano aver imparato a gestire situazione tragiche, impreviste, e che hanno dovuto dimostrare un interesse reale per i propri cittadini, per la loro salute e incolumità.
Ma la questione morale allora è necessaria e fondamentale: nel nostro paese abbiamo a che fare con situazioni diverse da regione a regione quindi ogni persona valuta la propria “coscienza” dipendentemente dal luogo in cui vive, dai dati e notizie che ascolta e legge ma anche sotto l’influenza di emozioni, istinti e desideri che giorno dopo giorno diventano incontrollabili: è ovvio che la popolazione della Lombardia e delle altre regioni più colpite, nel momento in cui il 4 maggio sarà possibile uscire di casa con meno restrizioni, sarà portata a un controllo maggiore rispetto ad altre nelle quali, fortunatamente, non si sono riscontrati contagi e che quindi risultano zone “Covid free” o con un rischio bassissimo di ricaduta.
Noi tutti in questo breve, per alcuni, ma lungo e difficile periodo, per altri, abbiamo ascoltato, letto o parlato del Coronavirus e diventa quasi retorico chiedersi perché il Governo in realtà abbia optato per una ripresa lenta e graduale in tutto il territorio nazionale: anche se si parla di zone più o meno colpite dal Covid-19, una ricaduta significherebbe tornare al punto di partenza, ma con effetti ancora più devastanti.
Quindi, considerato che risulta difficile convincere tutti dell’enorme rischio che si corre in questa delicata fase due, rimane un appello possibile e forse realmente efficace:
Noi tutti, piccoli, giovani, adulti, anziani dobbiamo pensare in grande, riflettere su quello che una sola persona nel suo piccolo ha fatto e potrà continuare a fare rispettando le restrizioni con buon senso e responsabilità, perché il coronavirus ha causato tantissime vittime, ma noi insieme potremmo fare in modo che non ce ne siano delle altre e che i prossimi mesi significhino davvero “ripresa” e non “ricaduta”.
Insieme, tutti insieme, possiamo farlo e lo faremo.