Gabriele Gravina “scende nuovamente in campo” per difendere la ripresa del mondo del pallone, nonostante le perplessità di alcuni. Il presidente è stato molto duro nei confronti degli scettici: “Chi invoca oggi ad alta voce l’annullamento e la sospensione dei campionati credo che non voglia bene né al calcio né agli italiani, perché non vuole dare una speranza di futuro e di ripartenza. Mi dispiace, terrò duro fino alla fine“.
Quando si potrebbe tornare a giocare? “Sono previste tre settimane, poi si riparte con movimenti e trasferimenti con le gare che ripartirebbero tra fine maggio e i primi di giugno”.
Il campionato, però, non potrà ripartire facendo finta di niente dell’emergenza in atto, ma sempre seguendo i protocolli. Si sta infatti ipotizzando l’eliminazione degli spogliatoi, essendo un luogo comune, e l’aumento delle sostituzioni (proposta avanzata dall’allenatore Ranieri).
Il presidente ha spiegato il protocollo che verrà adottato: “Abbiamo elaborato un protocollo che domani sarà consegnato sia al Ministro dello Sport Spadafora che al Ministro della Salute Speranza. E’ un protocollo rigido, attento, ma flessibile. Anche facile da applicare. Chi dice che gli atleti saranno rinchiusi fino alla fine dice una cosa non vera: c’è bisogno di un periodo di chiusura, di controlli per garantire le negatività da parte di tutti i protagonisti che partecipano a determinati eventi perché se sono tutti negativi è evidente che poi non può esserci contagio. Quindi massima attenzione e poi ci sono tutta una serie di procedure di controllo”.
La speranza? Giocare anche al nord, ormai tristemente noto come il centro dell’epidemia. “Io mi auguro che ognuno possa giocare nel proprio stadio. Ci stiamo proiettando nel tempo e il tempo ci porta a fine maggio-primi di giugno. Vorrei dare a tutti la speranza di poter giocare nel proprio stadio, ma se questo non fosse possibile troveremo delle soluzioni alternative”.