Anche in tempi di crisi consente di continuare a lavorare, rimanere produttivi, garantirsi un reddito e sentirsi parte della comunità.
Ma quali sono le luci e le ombre dello smart working? Sarà un’esperienza legata all’emergenza oppure si continuerà a utilizzare questa modalità anche dopo il ritorno alla normalità?
Per analizzare l’impatto sul mondo del lavoro sardo dell’uso generalizzato di questa modalità lavorativa, già largamente sperimentata da anni da diverse multinazionali in Italia e soprattutto all’estero, le Acli provinciali di Cagliari, in collaborazione con la startup Your Data stanno portando avanti uno studio.
Ci troviamo davanti a una svolta. Il momento dell’emergenza ha imposto il lavoro a distanza a tantissimi sardi che lavorano in tanti settori, dal pubblico al privato – spiega il presidente di Acli Cagliari, Mauro Carta – e in tanti si sono resi conto di non essere del tutto pronti. Si tratta certamente di uno strumento utile, con tanti aspetti positivi e qualche criticità legata principalmente a un nuovo tipo di conciliazione del mondo domestico con quello professionale. La nostra ricerca intende verificare come sta reagendo il tessuto produttivo isolano, comprendere cosa è cambiato nelle vite lavorative dei sardi in quarantena e cosa potrebbe cambiare definitivamente.
Per prendere parte allo studio bastano pochi minuti: è sufficiente compilare il breve form disponibile cliccando qui o su aclicagliari.it