Tutto fermo, anche le 16 mani degli 8 fidati dipendenti bloccati a casa, senza poter fare nulla. Se finisse così, sarebbe una di quelle storie comuni, purtroppo, alle piccole imprese di Sardegna travolte, con sempre maggiore maggior frequenza, da crisi economiche, consumi o nuove tendenze.
Invece questa è un’altra storia, perché la chiusura della sartoria è stata imposta per Decreto, considerata attività non di primaria necessità per il Paese, e perché la “voglia matta” di 8 volontari per aiutare gli altri nella dura lotta contro il Coronavirus non riesce a placarsi.
E allora cosa succede in questo paesino dell’Ogliastra?
Che questa “voglia matta” dei volontari e della titolare, Valentina, che dal 1° gennaio, con il passaggio generazionale, ha preso la titolarità dell’azienda dal padre Mario, si trasforma nell’idea di realizzare mascherine per proteggere naso e bocca in un periodo in cui non le hanno neanche gli ospedali.
E allora le mani cominciano a rovistare tra il materiale accatastato nel magazzino alla ricerca di stoffe, elastici e nastrini e riprendono a tagliare, cucire e assemblare non semplici dispositivi usa e getta ma veri e propri strumenti di protezione lavabili, realizzati in cotone e riutilizzabili con una taschina anteriore per poter inserire, e sostituire, uno strato filtrante da usare e gettare.
Prima 10, poi 20, poi 100, fino ad arrivare a 500 al giorno da distribuire, gratuitamente, agli impiegati del Comune di Jerzu e nelle case di riposo, poi nei supermarket, nelle edicole e tra i conoscent,i affinché ognuno possa sentirsi protetto da questo male.
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In un momento come questo ognuno di noi deve dare il suo contributo – afferma Valentina Demurtas – per questo stiamo cercando di realizzare nel minor tempo possibile un numero tale di mascherine, oggetti introvabili e sempre più preziosi, per donarle e da poter affrontare almeno questa imminente emergenza. Sono importanti più per un fatto psicologico che dal punto di vista batteriologico. Danno tranquillità ai cittadini, che sono molto spaventati. Ormai è una questione di principio – continua la titolare -, abbiamo richieste di migliaia e migliaia di casi: medici, operatori sanitari, malati, militari, carabinieri, farmacisti. La lista è infinita. In questi giorni difficili si tratta di un regalo per chi è impegnato in prima linea.
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Sono pronti i pacchi di mascherine da mandare a Cagliari, in dono all’Azienda Tutela della Salute che, con Confartigianato Sardegna, ha sottoscritto un accordo per recuperare questi dispositivi di protezione dalle imprese artigiane, che in questo momento non possono utilizzarle – sottolinea -; il nostro piccolo contributo e ringraziamento verso chi ogni giorno e sul fronte a combattere per tutti noi. Vorremmo che questo gesto fosse seguito da tutti i nostri colleghi che hanno le microimprese sparse in tutta la regione. La sartoria è chiusa – prosegue – ma abbiamo la fortuna di avere dei volontari fantastici che vogliono offrire il loro piccolo grande contributo, utilizzando le conoscenze e l’energia interiore positiva. Per noi vale “s’aggiudu cambiu”, ovvero aiutare gli altri quando sono in difficoltà: questo è un punto fondamentale.
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Questa iniziativa – rimarca la Demurtas – sta dimostrando il grande cuore delle persone d’Ogliastra, popolo generoso e attivo, e lo spirito di collaborazione in un momento molto critico per l’Italia. A crisi finita, torneremo presto a produrre i nostri prodotti apprezzati in tutta la Sardegna e non solo – conclude -; per il futuro abbiamo tante sfide, magari anche l’opportunità di cercare nuovi mercati e sfruttare le nuove richieste. Ma in questo momento dobbiamo aiutare chi ne ha più bisogno e noi ci siamo, in silenzio e con tanta energia.