Si tratta di debito in valuta americana che la BCE contrae per garantire liquidità a quelle banche europee che possiedono obbligazioni denominate in dollari. In questa fase il mercato interbancario è ovviamente congelato e, senza un intervento del genere, molte banche dell’Europa del Nord rischierebbero di andare gambe all’aria, a partire da alcune banche tedesche e olandesi molto esposte in derivati e titoli speculativi. In un’ottica di condivisione dei rischi a livello europeo è accettabile che tutte le banche centrali nazionali, guidate dalla BCE, si impegnino in operazioni del genere per garantire la solvibilità degli istituti bancari in tutto il continente, ma dato che la corte costituzionale tedesca è sempre stata molto netta nell’impedire la stessa condivisione per quanto riguarda gli acquisti di debito pubblico dei singoli Stati, non ci sembra corretto lasciar passare l’ennesimo favore a esclusivo beneficio della Germania e di pochi altri. La questione è semplice: o si elimina definitivamente e senza ambiguità (che ancora permangono) il vincolo del capital key sui titoli di Stato, che impone alla BCE di acquistare titoli pubblici degli Stati non oltre la quota che essi possiedono nel suo capitale, oppure va introdotto il capital key anche sugli swap in dollari, per impedire che la Banca d’Italia, ad esempio, contragga debiti in dollari che non servono alle banche italiane, tradizionalmente immuni da tendenze speculatrici.
Lo dichiarano in una nota il capogruppo M5S in commissioni Esteri della Camera, Pino Cabras, e i deputati Sabrina De Carlo e Mario Perantoni.