Quante di queste cose e domande suddette sono sorte in questi giorni? Tutte lecite scrive Luca Santarossa referente Friuli Venezia Giulia e Veneto e membro esecutivo nazionale per l’Italia dei Valori, ma abbiamo a che fare con un virus, un nemico invisibile che pone non militari contro un nemico, ma medici contro questo nemico. Il quale non può quindi essere trattato come tale, anche perché a te che oggi non lo hai ricevuto, chi ti garantisce che domani non lo riceverai?
Se anche l’Italia dovesse uscire fuori dalla pandemia nulla toglie di poterci ricadere, sì perché è sempre di un virus che stiamo parliamo. Quali sono le armi che abbiamo? Il nostro sistema sanitario che deve essere competente, organizzato e competitivo rispetto a cosa? al danno procurato dal nemico. E allora che fare? rafforzare le nostre forze di difesa e trovare il modo di convivere con il nemico con l’indice di rischio più basso possibile, ma da persone rispettose delle regole e non i soliti cialtroni che sanno dire cosa dover fare, ma poi disobbedire per primi a ciò che noi stesso vorremo per noi stessi, purché non siano gli altri a lederci.
Forse è giunta l’ora di dirsi che il nostro modo di vivere deve cambiare per i prossimi mesi e anni, sino a che la scienza non trova il giusto rimedio.
Allora perché non spendiamo il tempo a raccontarci che il nostro stile di vita dovrà essere diverso e che probabilmente il guanto e la mascherina saranno il vestiario di moda di uomini e donne del 2020/21, che tenere le distanze dalle persone sarà una normalità, che sanificare i locali sarà d’obbligo in ogni dove, insomma perché non perdiamo il tempo ad abituarci a vivere in modo diverso, riprendendo una benché minima normalità, se di essa parliamo?
Ma siccome parliamo di rispetto delle regole e ognuno legge la libertà a modo proprio, ciò non sarà possibile, allora buona quarantena prolungata a tutti., non c’è picco che tenga, non c’è rimedio se c’è un untore al mondo se non quello di cambiare modo di fare e stile di vita. Un giorno conclude Santarossa, forse parleremo della generazione che si stringeva la mano e noi torneremo a quella che si faceva gli inchini.