Dopo l’Abruzzo, il Lazio, la provincia autonoma di Trento, la Toscana, la Lombardia, le Marche e l’Emilia Romagna, la Sardegna ha raggiunto un risultato impensabile.
Dato, quello sardo, ampiamente confermato dalle modalità di lavoro scelte da 235 dei 273 lavoratori della Città metropolitana di Cagliari.
Lo smart working o lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato. Senza vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi. Alla base un accordo tra dipendente e datore di lavoro. La modalità agile aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Non solo. Con il coronavirus molte famiglie hanno dovuto affrontare il problema della chiusura delle scuole. E il tutto senza nonni o senza l’aiuto di nessuno, considerata l’impossibilità di spostarsi.
La definizione di smart working nasce nel 2017 e pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto. Di recente, con l’emergenza sanitaria da covid-19, per le pubbliche amministrazioni si è sottolineata l’importanza che solo in via residuale sia l’Amministrazione a dotare delle strumentazioni il dipendente. Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie.
La modalità di lavoro agile è quindi nata prima del coronavirus. A testimoniarlo l’apposita piattaforma informatica messa a disposizione sul portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso la quale le aziende sottoscrittrici di accordi individuali di smart working hanno proceduto al loro invio, accessibile mediante Spid.