È ciò che emerge dall’analisi “Ricettività sarda & COVID 19: effetti e reazioni” commissionata da Federalberghi Sardegna e realizzata dal professor Giacomo Del Chiappa, del Dipartimento di Scienze Economico Aziendali dell’Università di Sassari. La ricerca si basa sulle risposte a un questionario inviato a 300 operatori turistici isolani del settore alberghiero ed extra alberghiero nel periodo tra il 15 e il 30 marzo scorso. In particolare l’attenzione si è concentrata sul reale impatto delle cancellazioni già avvenute e su quelle future, impatto che si riverbera soprattutto sulla situazione occupazionale delle strutture sarde.
Dai dati risulta evidente che nel periodo della rilevazione, la maggior parte delle cancellazioni si concentra nei mesi di aprile, maggio e giugno – ormai totalmente compromessi con richieste di annullamento pari quasi al 100 per cento – e si attenuano per il periodo da luglio a ottobre. Nel dettaglio, nel mese di luglio le cancellazioni sono a zero per il 41 per cento degli intervistati e ad agosto per oltre il 49 per cento. Migliore la situazione per i mesi di fine stagione: a settembre il 64 per cento degli intervistati non ha subito cancellazioni e a ottobre il 73.
Ed è proprio a fronte di questi numerideterminati dalle risposte degli operatori che arriva il dato più drammatico: il 72,6% di loro diminuirà certamente le assunzioni, il 55 per cento in maniera drastica. Il numero dei posti di lavoro persi dipende dalle dimensioni aziendali delle imprese: nell’81,2% dei casi la riduzione arriva alle 10 unità lavorative in meno, per il 12 per centotra gli 11 e i 30 dipendenti in meno e per il 6,6 per centotra i 30 e i 50 posti di lavoro persi.
L’analisi ha preso in considerazione anche le linee di azione già intraprese dagli imprenditori per tentare di contrastare e frenare gli effetti della crisi.
Le principali iniziative messe in campo dagli uffici booking, come emerge dai questionari, si concentrano sul proporre ai clienti di spostare la prenotazione ad altre date, con sconto garantito su tariffe future; poi la proposta di convertire le somme già pagate in un voucher da utilizzare entro l’anno; e ancora il rimborso dei pagamenti anticipati ricevuti, senza applicazioni di penali, ai clienti che chiedono la cancellazione delle prenotazioni per cause di forza maggiore.
Sul piano delle azioni istituzionali necessarie, secondo gli operatori, per far fronte alla situazione c’è in primo luogo la sospensione o l’allungamento del pagamento delle rate dei prestiti e mutui, la sospensione del pagamento delle rate dei finanziamenti e gli incentivi per realizzare campagne di comunicazione per veicolare il messaggio che la struttura e la destinazione sono sicure e non più esposte a rischi del coronavirus, oltre che ad aiuti per le azioni di pianificazione e l’adozione di dispositivi d protezione individuale.
“Dall’analisi dei dati di questa ricerca è evidente che la preoccupazione degli operatori si concentra in maniera particolare sui livelli di occupazione nelle proprie strutture, che comunque non apriranno quasi certamente prima di luglio, e di conseguenza sulle necessarie misure di sostegno“, sottolinea il presidente regionale dell’associazione, Paolo Manca, “oltre che sulla importanza di avere dalle istituzioni protocolli sanitari e di tutela dei clienti che siano certi e univoci una volta che sarà consentito riaprire le strutture. Diamo fin d’ora la nostra disponibilità per collaborare con il Comitato Tecnico scientifico istituito dalla Regione Sardegna, alla quale chiediamo di fare scelte coraggiose e mettere in campo azioni “eccezionali” anticipando le risorse strutturali dei prossimi anni per mantenere in vita il sistema turistico dell’isola”.