Stiamo parlando di alcuni dei gruppi pornografici di Telegram, dove, oltre alla diffusissima pratica dello stupro virtuale di gruppo e del revenge porn, viene condivisa una grande quantità di materiale pedopornografico.
Tantissime le segnalazioni e le denunce effettuate da donne le cui immagini sono state sbattute su queste chat, date in pasto ad individui sessualmente frustrati e violenti, con talvolta, annessi indirizzi mail e numeri di telefono.
Ma andiamo per gradi.
Cos’è Telegram?
Telegram è un servizio di messaggistica istantanea creato nel 2013 dall’imprenditore russo Pavlov Durov e la cui particolarità, il motivo per cui molti lo prediligono rispetto a Whatsapp, è la tutela della privacy degli utenti.
In breve, su Telegram è possibile scambiare video, audio, foto, messaggi o creare gruppi senza la necessità di palesare il proprio numero di telefono, oppure semplicemente creando un account fake. Non solo, i messaggi sono crittografati e il servizio consente di impostare chat a scadenza e persino la distruzione automatica dei messaggi dopo il decorso di un certo lasso di tempo.
Tra le stesse FAQ della piattaforma si legge che:
“Telegram può essere forzata a lasciare dei dati solo se un problema è abbastanza grave e universale da passare lo scrutinio di diversi sistemi legali in tutto il mondo.
Ad oggi, abbiamo divulgato 0 byte di dati a terzi, inclusi i governi.”
Insomma, privacy e segretezza sono le parole d’ordine di Telegram.
Nulla di male e nulla di sbagliato naturalmente, anzi. L’anonimato è uno strumento estremamente importante, specie come forma di opposizione ai regimi autoritari che di fatto soffocano la libertà di stampa e di parola.
Non fosse che quegli stessi valori, e quegli stessi punti di forza vengono, nel caso di specie, sfruttati per condividere contenuti illegali e commettere reati che possono letteralmente distruggere delle esistenze.
Gruppi dell’orrore
In alcuni ci si deve “iscrivere” in altri casi l’accesso è libero, alla luce del sole, e non nell’oscuro e sconosciuto deep web, ma su un’app disponibile e facilmente scaricabile su ogni smartphone.
Sono tanti i gruppi dell’orrore dove si condividono foto private, indirizzi, numeri di telefono delle ex fidanzate, o di semplici ragazze che pubblicano foto sui social. Talvolta si tratta di foto qualunque…
Nessuna è al sicuro dunque.
Non lo sono nemmeno le bambine. Sono diverse infatti le chat di gruppo dedicate allo scambio di immagini e video di ragazzine di 10-12 anni sulle quali si accaniscono questi mostri, misogini, che si dichiarano “a favore del femminicidio” che chiedono istruzioni sul come poter stuprare la propria figlia.
E’ un mondo dell’orrore che eravamo abituate a pensare fosse lontano da noi, quasi irraggiungibile, ed invece sta lì, a portata di click, e potremmo scoprire che perfino noi, siamo finite in pasto alle bestie.
Oltre al danno l’accusa
“Dovresti promuovere una campagna contro il farsi fare, o fare un certo tipo di foto” scrive Massimiliano nel profilo instagram dell’avvocatessa Cathy La Torre, che in questo momento sta offrendo istruzioni e assistenza alle vittime di revenge porn e a tutte quelle ragazze che inconsapevolmente si sono viste sbattute su quelle chat.
Perché ancora una volta, pur di fronte alla brutalità delle parole, dei gesti, per quanto sia riprovevole e disgustoso l’atteggiamento di questi omuncoli inadatti alla vita e incapaci di approcciarsi in modo sano al sesso opposto, la colpa è delle donne.
“Se non si fosse fatta quella foto lì, non sarebbe successo nulla”.
“Se solo non si fosse vestita così”, “se solo non avesse bevuto”, “se solo avesse tenuto un atteggiamento più decoroso” non sarebbe stata stuprata.
Lo schema è sempre lo stesso e la colpa è sempre delle donne.
“Te la sei cercata, dovevi stare più attenta”.
Come se stare attente bastasse, come se l’attenzione ci salvasse da stupri virtuali e non, violenze virtuali e non. Come se ci salvasse da questo.
Niente di particolare.
Si tratta solo dell’ennesima lampante dimostrazione del rifiuto della libertà della donna.
Quella libertà che dobbiamo difendere con le unghie e con i denti.
Quella libertà per la quale instancabilmente dobbiamo lottare.
Per noi, per le nostre sorelle, per le figlie che abbiamo e per quelle che avremo.