Nella fase dell’emergenza Covid-19 hanno supportato l’attività della medicina del territorio con consulenze specialistiche, infettivologiche, internistiche e pneumologiche nelle case di riposo e nelle Rsa della provincia di Sassari. Si tratta delle Unità integrate di assistenza territoriale (Uiat), costituite all’interno dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari che, dal 13 aprile al 9 maggio, hanno lavorato in sinergia con i medici militari e gli operatori di Ats Sardegna. Adesso, invece, il supporto specialistico sarà mantenuto nell’ambito delle attività delle Usca.
La composizione delle Uiat, deliberata dal commissario dell’Aou Giovanni Maria Soro, è il frutto della collaborazione tra l’Unità di crisi locale del Nord Sardegna, l’Aou di Sassari, l’Ats Sardegna e l’Assl Sassari. Un connubio che ha permesso di concentrare l’assistenza a una fascia di popolazione più fragile, gli anziani.
Le Uiat sono state suddivise per specialità, con team composti da professionisti dell’Area Medica, guidati da Francesco Bandiera direttore della Medicina interna del Santissima Annunziata; quindi dell’Area Pneumologica guidati dal professor Pietro Pirina direttore della Clinica Pneumologica; dell’Area Infettivologica, con il team guidato dal professor Sergio Babudieri direttore di Malattie infettive. Non è stata necessaria, invece, l’attivazione dell’area intensivistica.
«La scelta delle Uiat – afferma il commissario Giovanni Maria Soro –, esperienza per certi versi unica nel contesto nazionale, ha consentito di ridurre il numero dei ricoveri nei reparti Covid positivi, garantendo un presidio specialistico nelle strutture, con adeguati standard di assistenza per l’assistenza degli ospiti nel loro contesto».
Attraverso un lavoro congiunto con gli altri attori in campo, le Uiat sono intervenute tra Sassari, Ossi, Osilo, Torralba, Giave, Porto Torres, Sorso, Viddalba, Bono, Anela, per un totale di 67 strutture della provincia di Sassari. Hanno visitato circa 3mila residenti e realizzato altrettanti tamponi.
«Abbiamo trovato una situazione con la maggior parte dei pazienti era Covid negativa. Come abbiamo potuto appurare – commenta Francesco Bandiera che ha guidato un team di quattro medici –, le strutture che hanno subito chiuso le visite agli esterni sono quelle in cui o non si sono registrati casi o i positivi sono stati davvero rari».
Su tutti gli ospiti presenti nelle case di riposo e Rsa è stata rilevata la temperatura corporea, la saturazione dell’ossigeno, la frequenza cardiaca e verificata l’eventuale perdita totale della capacità di percepire gli odori.
«È stata raccolta, compatibilmente con la patologia di base, una breve anamnesi sulla presenza di sintomi respiratori e sulle comorbilità presenti – aggiunge professor Pietro Pirina che ha diretto un gruppo di otto pneumologi – e in caso di necessità sono stati consigliati anche esami diagnostici e terapie.
«Abbiamo anche rinnovato le raccomandazioni sulle misure di distanziamento tra un ospite e l’altro e l’utilizzo dei dispositivi di protezione per ospiti e operatori», conclude.
I medici delle Uiat, poi, hanno consigliato agli operatori delle strutture un monitoraggio continuo dei sintomi, della temperatura e della saturazione dell’ossigeno degli ospiti.
«In certi casi – afferma professor Sergio Babudieri che ha guidato un team di 7 medici – siamo intervenuti anche con il ricovero di alcuni ospiti, quelli considerati più critici. In altre occasioni, invece, l’avvio delle terapie adeguate ha consentito di tenere gli ospiti nelle strutture».
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