Bambino segregato in Costa Smeralda: l’inizio delle indagini
La vicenda – quella giudiziaria – inizia la scorsa estate, quando il bambino sottoposto a maltrattamenti riesce finalmente a chiedere aiuto – telefonicamente – ai militari. Acquisita la notizia di reato, partono le indagini. Gli investigatori portano così a galla una realtà da brividi. Maltrattamenti, torture psicologiche e fisiche, ben celate dietro le mura di una villetta di famiglia della Costa Smeralda, ad Arzachena per la precisione.
Bambino segregato in Costa Smeralda: il racconto delle torture
Gli inquirenti ricostruiscono la vicenda tramite il diario segreto del bambino, fedele compagno delle interminabili giornate di percosse e sopprusi. Il diario riporta i dettagli della segregazione subita dal piccolo, costretto al buio in una camera per ore ed ore.
Senza materasso, senza la possibilità di utilizzare il bagno e costretto a fare i propri bisogni all’interno di un secchio. Ma le torture psicologiche si spingevano a ben altro, a delle voci preregistrate fatte ascoltare ripetutamente per intimorire ancor di più l’undicenne, se ce ne fosse mai stato il bisogno.
Bambino segregato in Costa Smeralda: gli arresti
I genitori del bambino erano stati arrestati immediatamente il 29 giugno scorso. Per la zia la misura cautelare era scattata alla fine dello scorso anno.
Le prove a suo carico consistono soprattutto in telefonate registrate sul telefono della madre del piccolo, dove venivano suggerite e descritte le modalità con cui si sarebbe dovuto correggere il comportamento dell’undicenne. La donna è stata infatti accusata di essere l’ispiratrice e l’istigatrice dei metodi educativi impartiti.
I tre imputati hanno ammesso le loro colpe, ed al momento aspettano agli arresti domiciliari il 15 giugno – data stabilita per le arringhe di difesa.
Fonte: ANSA