Uno dei principali ostacoli alla ripresa secondo FIPE è costituito proprio dagli scarsi interventi del governo, che non è riuscito ancora a dare una risposta forte agli imprenditori italiani, i quali rischiano di non rialzare più le saracinesche.
La speranza è che il presidente del Consiglio convochi immediatamente un tavolo di lavoro dedicato ai pubblici esercizi, che preveda un anticipo sulla fine del lockdown, sfruttando i prossimi 15 giorni di tempo per mettere a punto un piano concreto.
Petizione FIPE: contributi a fondo perduto e riapertura di bar e ristoranti
“Apriamo in sicurezza bar e ristoranti il 18 maggio”, questo il titolo della petizione di FIPE, che in pochissimo tempo ha raccolto oltre 20 mila firme. Il ritmo è stato di più 3 mila al giorno, con un’impennata nelle ultime ore, giunte non solo da parte delle imprese, ma anche dei singoli cittadini, che auspicano a una ripresa celere dei servizi quotidiani.
Nel comparto dei pubblici servizi, infatti, che comprende attività quali bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, fast food, imprese di catering, locali notturni e stabilimenti balneari, sono oltre 50 mila le imprese che rischiano di scomparire in Italia. L’allarme l’aveva lanciato la stessa FIPE nei giorni scorsi
Bar e ristoranti
La Federazione aveva già annunciato un piano di richieste da sottoporre al governo per incentivare la ripresa del comparto, un settore che in Italia impiega 1,2 milioni di lavoratori, conta oltre 300 mila imprese e coinvolge una filiera lunga ed estremamente strategica per il Paese.
Il piano per la ripresa include anche la lista delle misure per garantire la riapertura in sicurezza, che gli esercenti si sono impegnati a rispettare. Misure che, tuttavia, implicano perdite e rallentamenti, per questo al governo sono richiesti interventi per compensarle, come contributi a fondo perduto e una pari riduzione dell’imposizione fiscale.
Aldo Cursano, vice presidente vicario della FIPE ha spiegato che:
“se aiutati con contributi veri, bar e ristoranti sono pronti a riaprire in sicurezza, sulla scia delle centinaia di migliaia di imprese che da oggi sono tornate a svolgere la loro attività in tutta Italia. Una richiesta di buon senso che ribadiremo oggi, quando trasmetteremo al premier l’appello con le firme: senza aiuti le nostre imprese non ce la faranno”.
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