CAGLIARI – “Gli artisti sardi, e in generale tutto il mondo della cultura in Sardegna, hanno risposto alla crisi sanitaria in maniera molto generosa, mettendo spesso a disposizione gratuitamente le loro opere, prestandosi a partecipare a eventi culturali online a titolo gratuito per rendere meno pesante gli effetti del distanziamento fisico che, in tutto e per tutto, rischia di compromettere il nostro modo di vivere la socialità e il nostro modo di usufruire della cultura. Oggi tutto il mondo della cultura rischia di subire un contraccolpo mortale per via delle misure governative che impediscono qualsiasi tipo di assembramento”. E’ il prologo di una lunga lettera che l’universo degli artisti scrive, con un appello forte alla giunta regionale per un intervento risolutivo sul settore, ormai in ginocchio “È soprattutto la cultura indipendente, quella che si muove dal basso e senza nessuna forma di sostentamento a subirne le maggiori conseguenze – sottolineano la musicista Tea Salis, il fotografo Marco Ceraglia, l’operatore culturale Matteo Murgia, il tecnico dello spettacolo Adriano Marras, l’agente Ninni Tomasiello, il presidente di Liberafest Bruno Carboni (sono solo alcuni dei firmatari) – Sono tutti coloro ai quali il lockdown ha già ridotto o annullato la capacità di reddito e a cui il futuro non promette alcuna garanzia di sopravvivenza dignitosa. In balia della curva del contagio, che può prevedere nuove e urgenti misure di confinamento alternate a deboli e confuse riaperture , la sorte del settore culturale si presenta assolutamente incerta. Una condizione per cui già si prospettano soluzioni classiste ed elitarie con riduzione del pubblico e un aumento dei costi degli spettacoli. La cultura diventerebbe così appannaggio delle classi più abbienti, mentre il popolo potrà fruirne solo attraverso i monitor di pc e smartphone, perdendo così il contatto umano e la relazione che invece questa promuove, in ogni sua forma. A quel punto il distanziamento sociale sarebbe compiuto, in barba a un più razionale e democratico distanziamento fisico rispondente a una emergenza limitata nel tempo”. Una ripartenza che si affida al reddito di dignità. “In Sardegna, il mondo della cultura indipendente, conscio delle difficoltà che incombono sul futuro, rivolge alla società un appello affinché venga garantita la sopravvivenza di ogni forma di espressione artistica, la libera circolazione e fruizione della cultura e della creatività per tutti e tutte. Chiediamo alla politica un impegno concreto. La garanzia di un reddito mensile di dignità per un valore minimo superiore alla soglia di povertà. Un reddito minimo garantito a chiunque ne abbia bisogno, non solo agli operatori della cultura ma a tutte le persone le cui condizioni di vita non siano sostenibili individualmente. Un reddito minimo di dignità non vincolato dunque al nucleo famigliare o allo svolgimento di un lavoro che non garantisce l’autosufficienza economica ma stabilito su base individuale, a garanzia di vita una dignitosa”. I provvedimenti esistenti costituiscono un sostegno al reddito durante il lockdown, ma non offrono risposte sufficienti a coloro che già prima dell’emergenza sanitaria si trovavano in situazioni lavorative precarie, atipiche o informali, cioè a coloro che maggiormente subiranno gli effetti dell’incipiente crisi economica. “Siamo consapevoli del rischio che la nuova normalità potrà essere ben peggiore della vecchia se non forniremo a tutte le persone uno strumento in grado di fronteggiare l’aumento dei livelli di disoccupazione e di precarietà che si prospettano ed è per questo che chiediamo subito un reddito di dignità – proseguono Cossu&Zara, il musicista Joe Perrino, il complesso Almamediterranea, Love live eventi, Giovanni Mancosu, il presidente di Sarda Suoni Angelo Sibiriu, l’artista Paola Pitzalis, i musicisti Roberto Fois, Domenico Bazzoni, Sheila Casu, Carlo Pieraccini, Roberta Usai, Gabriele Masala, la cantautrice Chiara Carboni – Un reddito capace di contrastare le crescenti disuguaglianze sociali e che offra ai lavoratori un maggior potere contrattuale, un reddito che freni la compressione dei salari e la polarizzazione delle ricchezze, un reddito che affermi nuovi criteri di giustizia ed equità sociale”. Non finisce qui. “La crisi sanitaria ha determinato la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate nonché gli eventi in luogo pubblico o privato. Gli operatori della cultura non hanno più alcuna certezza di poter vivere del proprio lavoro. La cultura (una parte fondamentale delle vite di tutte le persone) rischia di scomparire o quantomeno di subire un drammatico ridimensionamento. Per questo chiediamo l’intervento della Regione in questo settore, per far sì che ogni operaio della cultura possa continuare a vivere del proprio lavoro”. Un’invocazione chiara: “Auspichiamo che la Giunta Regionale programmi da qui ai prossimi tre anni un intervento strutturale a favore del mondo della cultura, abbattendo ostacoli burocratici e detassando ogni genere di spettacolo e manifestazione artistica. Una programmazione culturale che coinvolga attivamente i 377 Comuni dell’isola, che valorizzi anche la lingua e la cultura sarda, i tanti bravi artisti locali, la prolifica cultura indipendente isolana – continua la nota stampa – Una programmazione costruita davvero sul territorio e il suo diritto di decidere e valorizzarsi, e che dia maggior risalto alle realtà artistiche locali, quelle minori e spesso più penalizzate. Chiediamo un piano per la cultura che permetta a tutti i festival e alle svariate manifestazioni artistiche, espressione della vitalità e della produzione artistica sarda, di non scomparire, uccise dalla burocrazia e da provvedimenti eccessivamente penalizzate”. Un piano per la cultura che permetta a tutti i festival e alle svariate manifestazioni artistiche, espressione della vitalità e della produzione artistica sarda, di non scomparire, uccise dalla burocrazia e da provvedimenti eccessivamente penalizzanti e restrittivi, prima ancora che dalla crisi economica. “Chiediamo di poter lavorare in sicurezza, garantendo a noi e al nostro pubblico di riprenderci il diritto alla cultura e alla socialità, in questi mesi spesso vituperata in maniera illogica e del tutto irrazionale – concludono gli artisti – Auspichiamo l’eliminazione di tutti i divieti e impedimenti agli spettacoli e arti di strada, agevolandone e incentivandone invece lo svolgimento attraverso un coinvolgimento diretto dei Comuni, liberando l’arte, concedendo spazi pubblici, sostenendo gli artisti e la fruizione pubblica dei loro spettacoli. Un nuovo modo di vivere la dimensione della socialità e riappropriarci delle strade e delle piazze delle nostre città e dei nostri paesi, pur garantendo le norme di sicurezza fintanto che permarrà il pericolo da contagio. Chiediamo alla società civile, agli artisti, alle associazioni, a tutte le categorie produttive di dare un sostegno a queste nostre richieste. Chiediamo un impegno della Regione Sardegna finalizzato a garantire il lavoro di tutto il mondo della cultura sarda. Chiediamo di sostenere l’appello al reddito di dignità e al lavoro garantito per tutti e per tutte. La cultura è vita, la cultura non deve morire”.
Luciano Pirroni
Luciano Pirroni