In primis per i Rianimatori: le cronache riportano soluzioni d’emergenza come la messa in servizio di medici militari e il corso di addestramento all’intubazione orofaringea, destinato a Infermieri e Cardiologi, organizzato al San Francesco di Nuoro e aspramente criticato dall’Associazione di Rianimatori e Anestesisti AAROI.
Soluzioni dettate dall’emergenza, secondarie all’applicazione del “Decreto Semplificazione” che aveva permesso l’assunzione, come Dirigenti, dei Medici Specializzandi al IV e V anno di corso. Anche in questo caso, la mancata programmazione e l’impossibilità di valorizzare la formazione dei Medici della Sardegna, ha influito pesantemente.
Carenza di Specialisti: alcuni numeri
Tra i Medici in formazione o appena formati dalle Università di Cagliari e Sassari, sono stati assunti solo 30 medici mentre almeno 12 hanno abbandonato le scuole negli anni, spesso per trasferimento, o hanno accettato in emergenza contratti al di fuori dell’Isola, rientrando nelle regioni di origine. Vale a dirsi, un numero di professionisti pari all’organico attuale di un Reparto di Rianimazione di II livello (HUB Regionale), specialisti mancati nel momento dell’emergenza.
Problematiche destinate a ripetersi, se la RAS non difenderà le proprie norme di programmazione, affinandole nella concertazione con lo Stato ed evitando di soccombere dinanzi a una sentenza della Corte Costituzionale.
Le proposte avanzate da Meigos
A questo proposto Mèigos aveva richiesto il rafforzamento dei compiti di valutazione e monitoraggio delle specializzazioni carenti all’Osservatorio Regionale per la Formazione Medico Specialistica (D.Lgs 368/99 art 44, DGR 37/8 del 2007, DAR 29 del 2016), in alternativa alla proposta, contenuta nella PL 82 (Agus ed altri), della creazione di un nuovo Osservatorio.
Per questo ente, già composto dai rappresentanti delle Università e delle Aziende del SSR, e secondo la nostra richiesta coordinata dall’Assessorato alla Sanità, prospettavamo di rinforzare un ruolo attivo nel proporre il numero e la scelta dei contratti da finanziare in virtù del numero di medici specialisti carenti nell’Isola.
L’articolo sull’Osservatorio è stato rimosso dal testo definitivo della LR 6/2020 e il compito rimane unicamente in capo all’Assessorato. Nel frattempo, l’Osservatorio Nazionale, ovvero l’organo che dovrebbe assicurare la qualità della formazione in Italia, coordinare gli organi regionali e redigere i report su una previsione del turnover sanitario, nonostante le rassicurazioni del Ministro Speranza, non è stato ancora nominato.
È unanime l’idea che per il prossimo concorso SSM20 gli accreditamenti siano destinati a replicare il numero di posti assegnati nel concorso precedente.
Allo stesso tempo, abbiamo sempre evidenziato come, al momento degli accreditamenti per i posti di specializzazione e nel finanziamento degli stessi, i numeri gravino pesantemente sul Sistema Sanitario della Sardegna, penalizzando l’Isola.
I numeri in Medicina sono fondamentali, mai ci sogneremmo di proporre un centro di chirurgia se questo praticasse una tecnica con casistica insufficiente per la letteratura scientifica; diverso è il caso in cui questi numeri siano stabiliti a seconda della media dei grandi centri della penisola.
La Sardegna (che ospita il 2,7% della popolazione dello Stato), ha naturalmente un numero di posti letto per branca inferiore alle realtà del Lazio e della Lombardia, decisivi quando questi determinano l’accreditamento o meno di una Scuola di Specializzazione.
Altro fenomeno che distorce la percezione della realtà isolana nell’analisi delle carenze è l’utilizzo del dato numerico di specialisti, anziché del dato percentuale rapportato al numero di abitanti.
È così che la celebre pagina di Repubblica (vedi infografica) segnala che la carenza più grave per il numero di Pediatri del SSN è prevista in Lombardia “Regione Record”: saranno 510 a mancare entro il 2025; stesso dicasi per il numero di Anestesisti e Rianimatori, meno 315 nei prossimi cinque anni.
Carenze importanti
Se però, cambiando il punto di vista, guardassimo agli stessi numeri in proporzione alla popolazione, ovvero a quanti specialisti del SSN mancheranno effettivamente ogni 100.000 abitanti, scopriremmo che la Sardegna supera (ahìnoi!) le regioni record per tre volte su sei:
- Pediatria (5,0 U. in Lombardia, 15,7 U. in meno in Sardegna);
- Medicina Interna (3,7 in Lombardia, 4,5 in Sardegna);
- Anestesia e Rianimazione (3,1 in Lombardia, 4,9 in Sardegna);
Non sono del resto ottimistiche le previsioni per le restanti branche specialistiche.
Una previsione che descrive il grande limite di una mancata programmazione locale e che vede, nell’emergenza attuale, i risvolti di una crisi nata con il nuovo concorso ministeriale per l’accesso alle scuole di specializzazione medica (2014): già prima dell’emergenza Coronavirus erano note, infatt,i le gravi carenze nei reparti di Anestesia e Rianimazione di Oristano, Lanusei, Olbia, Iglesias e Alghero.
Per assurdo oggi, se alle carenza di Anestesisti nell’Isola si rispondesse con un incremento delle borse finanziate dallo Stato, si avrebbe una saturazione delle reti formative della Sardegna a esclusivo finanziamento Ministeriale, escludendo di fatto la possibilità per la Sardegna di poter istituire borse di studio riservate e vincolate al lavoro nelle strutture del SSR.
In questo caso UNICA ed UNISS formerebbero specialisti senza avere nessuna garanzia che questi, in un futuro, scelgano di svolgere il proprio lavoro nel Sistema Sanitario dell’Isola.
Appare pertanto minacciosa la possibilità che il Ministero incrementi per il prossimo concorso i finanziamenti destinati alle borse di specializzazione per un totale di 13.000 unità, sovrapponendosi ai finanziamenti regionali, provinciali, degli altri enti e andando così a saturare tutti i posti accreditati.
Una misura simile, senza un corrispondente incremento dei posti accreditati, cancellerebbe di fatto le borse riservate della Sardegna e vanificherebbe gli sforzi e gli impegni assunti dal Legislatore Regionale.
Per l’Isola, un incremento dei finanziamenti statali che non corrisponda alla crescita del numero di posti a disposizione delle scuole, risulta infruttuoso e controproducente. Ricordiamo, inoltre, che al prossimo SSM20 i partecipanti potrebbero superare le 20.000 unità e i finanziamenti statali rimarrebbero comunque inferiori sia al numero di aspiranti specializzandi, sia al fabbisogno del SSN.
Guardiamo per questo, con diffidenza, a soluzioni imposte dall’alto che non tengano conto dello status insulare, della bassa demografia e la dotazione infrastrutturale dell’isola: sempre teniamo a mente le innumerevoli soluzioni al depotenziamento del SSR contenute nel DM 70/2015, dove alla carenza di una specialità, si suggeriva alle Amministrazioni:
“L’aggregazione funzionale con una delle regioni confinanti tramite apposite convenzioni”.
Le richieste di Meigos per far fronte alla carenza di Specialisti
Mèigos chiede all’Osservatorio e all’Assessorato che, nel confronto Stato-Regione, si attivino perché le borse per le specialità critiche siano in prevalenza finanziate da fondi di provenienza regionale.
La Regione Sardegna dovrà difendere la facoltà di investire negli specialisti di cui più ha bisogno chiedendo al Ministero che i finanziamenti riservati alle scuole sarde siano destinati alle specializzazioni meno critiche, lasciando così che la RAS si concentri sui settori del SSR più in sofferenza.
Solo così si potrà assicurare la permanenza degli Specialisti sul nostro territorio, scongiurando un aggravamento delle carenze.
Partendo da valutazioni che tengano conto non solo dello stato attuale, ovvero i pensionamenti previsti per il personale ospedaliero, bisognerà procedere considerando insieme, in una programmazione volta a un miglioramento globale del Servizio Sanitario Regionale, gli organici previsti per la specialistica ambulatoriale, domiciliare e in libera professione.
È chiaro che una pianificazione puntuale non possa basarsi unicamente sull’analisi dell’organico in servizio nelle nostre strutture ospedaliere: la giovane età della leva di specialisti in geriatria (solo 9 dirigenti entreranno in età pensionabile nei prossimi 7 anni) non può essere la base per stabilire il fabbisogno stimato per i servizi domiciliari e per la messa in regola delle RSA (ci risulta un fabbisogno stimato pari a zero).
L’assenza di specialisti in audiologia e foniatria in età pensionabile (solo uno risulta dipendente nelle strutture del SSR) non può essere la ragione per cui non si preveda alcun contratto di formazione. Allo stesso modo sui pensionamenti previsti dei pediatri ospedalieri non potranno essere calcolate le carenze della pediatria di libera scelta e del servizio consultoriale.
Il nostro appello è volto a una programmazione che tenga conto delle esigenze reali, evitando che si ripetano errori del passato in cui la Sardegna ha finanziato contratti: “distribuendoli su più specializzazioni, la maggior parte delle quali non particolarmente in sofferenza” (la mappa delle carenze di medici specialisti regione per regione, Anaao Assomed marzo 2019).
La disponibilità di borse è maggiore, con l’obiettivo futuro di riaprire le numerose scuole di specializzazione delle Università di Cagliari e Sassari, chiuse perché insolventi rispetto ai criteri stabiliti dal MIUR, è oggi possibile, oltretutto, grazie alla LR 6/2020, il finanziamento di contratti di specializzazione nelle Università al di fuori dell’Isola, in maniera complementare nelle specialità più carenti o in quelle attualmente mancanti all’offerta formativa della Sardegna (chirurgia pediatrica, ad esempio).
L’impegno di Mèigos prosegue: solo lavorando in questa direzione potremmo programmare un turnover armonico per il Sistema Sanitario dell’Isola, solo così potremmo ridurre le crescenti spese di rimborso per le prestazioni extraregionali, solo così potremmo arrestare la graduale dismissione dell’offerta delle nostre Università.
Il Direttivo Meigos – Giovani Medici Sardegna