Confartigianato Imprese Sardegna esprime apprezzamento per la misura, per la quale ha lavorato con i Parlamentari isolani, che rappresenta una importante occasione per il rilancio del comparto delle costruzioni e che consentirà il rinnovamento del patrimonio edilizio regionale in un’ottica di sostenibilità e sicurezza.
“Siamo stati i primi, in tempi non sospetti, a chiedere ufficialmente una misura che andasse a coprire il 100% degli investimenti per le ristrutturazioni – affermano Antonio Matzutzi, Presidente Regionale di Confartigianato, e Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Edilizia – abbiamo proposto questa idea ai nostri Deputati che hanno subito recepito la valore dell’iniziativa, e le necessità di imprese e cittadini, presentandola nelle varie Commissioni. Per questo dobbiamo ringraziarli per l’impegno e la collaborazione ”. “Nonostante la positività dell’intervento, come in ogni Legge, però ci sono anche delle criticità che hanno bisogno di essere smussate – continuano Matzutzi e Meloni – affinché il complesso normativo possa essere più vicino alle esigenze delle piccole imprese e dei fruitori. Su questo lavoreremo da subito per poi, attraverso i Parlamentari, proporre emendamenti migliorativi”.
Per l’Associazione degli Artigiani della Sardegna, il nuovo Ecobonus rappresenta un importante incentivo per rimettere in circolo la liquidità dei privati e fare da apripista a una ripresa economica regionale e nazionale. Confartigianato Sardegna ha stimato un possibile giro d’affari di circa 600milioni di euro l’anno, anche tenendo conto di come gli ecobonus ristrutturazioni, risparmio energetico, mobili e verde, solo nel 2019, abbiano messo in circolo 390milioni di euro.
“Stiamo ricevendo tantissime telefonate da parte di imprese, tecnici e cittadini entusiasti e interessati a intervenire subito sul proprio patrimonio immobiliare – continuano i due Presidenti – ma anche molto preoccupati per i tempi della vera entrata in vigore e la complicazione burocratica”. “Le nostre perplessità – sottolineano Matzutzi e Meloni – in primis vanno all’obbligo dei CAM, Criteri Ambientali Minimi, per i materiali dei “cappotti termici”, e alla complessità degli adempimenti legati alla cessione dello sconto (visti di conformità, asseverazioni), specialmente se paragonata al meccanismo più immediato della detrazione per gli interventi di recupero edilizio al 50%. E’ necessario incoraggiare chi vuole fare questi lavori e non spaventare con richieste che poi portano a rinunciare a una opportunità di questo tipo”.
Le imprese dell’edilizia sottolineano anche come 18 mesi di tempo per effettuare i progetti, richiedere le autorizzazioni, trovare i finanziamenti per i privati, affidare gli appalti e terminare i lavori, siano troppo pochi. “Su questo punto – riprendono – chiederemo uno spostamento almeno al 2022, altrimenti i tempi sarebbero troppo stretti e tanti progetti potrebbero saltare. Chiederemo anche che venga alzata anche la percentuale detraibile sulle ristrutturazioni interne, facendola arrivare al 65%”.
Un altro punto importante che Confartigianato Sardegna porterà all’attenzione dei Deputati e Senatori, sarà quello relativo alla cessione del credito. Le piccole imprese artigiane, per loro natura, infatti, non sono in grado di anticipare il costo dei lavori che, solo per piccoli progetti potrebbero movimentare decine di migliaia di euro, mentre per ristrutturazioni di interi condomini arriverebbero anche a parecchie centinaia di migliaia. L’Associazione sottolinea come le imprese devono continuare a fare il loro lavoro senza trasformarsi in collettori di problemi, anticipando liquidità che non hanno o risolvendo problemi burocratici.
“Su questo punto si gioca la riuscita o meno del super ecobonus – chiariscono – la norma deve consentire un meccanismo semplice che porti il committente a dialogare direttamente con gli Istituti di Credito che, in maniera immediata e automatica, poi riverserà il credito verso le imprese”. “Insomma – concludono Matzutzi e Meloni – non vogliamo che terzi soggetti, che nascono per speculare in queste situazioni, costringano le imprese ad accettare percentuali di ricavo non idonee, non adeguate e non congrue, al alle prestazione effettuate”.