Se in alcune province del Nord Italia il tasso di mortalità è salito con una percentuale a tre cifre, al Centro-Sud il dato è addirittura in calo dell’1,8% medio – a Roma si registra una discesa di quasi il 10%.
A marzo la mortalità in Italia, in media, è salita del 49,4% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Il quadro che ne viene fuori ha tratti marcatamente tragici ma è capace di riferire il reale impatto del coronavirus in Italia, ovvero un Paese spaccato a metà, con il Nord fortemente colpito. Le province più colpite dalla pandemia di COVID-19 nel mese di marzo segnano un aumento della mortalità a tre cifre rispetto alla media calcolata per lo stesso mese tra il 2015 e il 2019: Bergamo (+568%), Cremona (+391%), Lodi (+371%), Brescia (+291%), Piacenza (+264%).
L’analisi ISTAT-ISS è stata svolta su 6.866 comuni, l’87% del totale presente in Italia.
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A marzo 2020 la mortalità è salita del 49,4%
Il tasso di mortalità in Italia è salito di quasi il 50%.
Come media dal 2015 al 2019, nel periodo 20/02-31/03 il numero di decessi è stato di 65.592; nello stesso arco temporale, nel 2020 il dato sale a 90.946, per un eccesso di mortalità di 25.354 unità. Secondo i dati ISTAT, di quest’ultimo dato il 54% è composto da decessi positivi al coronavirus – persone alle quali è stato effettuato il test, che ha dato risultato positivo. Il numero di morti per COVID-19, secondo l’Istituto, è di 13.710 nel periodo oggetto di studio.
Tabella 1. Decessi per il complesso delle cause e per Covid-19(a) nel primo trimestre 2020, confronto con la media per lo stesso periodo del 2015-2019, classe di diffusione dell’epidemia, regione, ripartizione e Italia.
I dati tragici del Nord Italia, dove la mortalità sale con percentuali a tre cifre
Tuttavia, i dati nazionali non riescono a fotografare la tragica realtà vissuta nel Nord Italia. L’ISTAT specifica che ben il 91% dell’eccesso di mortalità su base nazionale è dato da soli 3.271 comuni e 37 province del Nord Italia (comprese anche Pesaro e Urbino).
Ancora rispetto alla media calcolata tra il 2015 e il 2019, dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 le morti sono salite da 26.218 a 49.351, il cui 52% è stato diagnosticato COVID-positivo.
In base alla percentuale di aumento del tasso di mortalità, le province più colpite dal coronavirus a marzo 2020 sono:
- Bergamo (+568%),
- Cremona (+391%),
- Lodi (+371%),
- Brescia (+291%),
- Piacenza (+264%),
- Parma (+208%),
- Lecco (+174%),
- Pavia (+133%),
- Mantova (+122%),
- Pesaro e Urbino (+120%).
Mortalità in calo al Centro e al Sud
Di contro, il alcune aree del Centro e Sud Italia la mortalità è in calo a marzo 2020.
Nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) il numero di morti il mese scorso è calato di una media dell’1,8% rispetto alla media 2015-2019. A Roma la mortalità a marzo 2020 è addirittura scesa del 9,4% (3.757 decessi) rispetto alla media dell’ultimo quinquennio (4.121).
Il coronavirus spacca l’Italia in tre
Nel report dell’ISTAT si legge che “per valutare la diffusione all’interno delle Province ed eliminare l’eterogeneità dovuta alle diverse strutture per età delle corrispondenti popolazioni, sono stati calcolati i tassi standardizzati di incidenza cumulata 5 al 31 marzo dei casi confermati positivi all’infezione; lo standard utilizzato è la Popolazione Italiana al Censimento 2011.
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La distribuzione di questi tassi è stata divisa in tre classi: la prima, definita a diffusione” bassa”, comprende le province con valori del tasso inferiore a 40 casi per 100mila residenti; la seconda, definita a diffusione “media”, comprende le province con valori del tasso tra i 40 e i 100 casi ogni 100mila residenti; la terza classe, definita a diffusione “alta“, include le province con valori superiori ai 100 casi ogni 100mila residenti 6.
La Figura 1 mostra l’andamento del numero di casi di Covid-19 segnalati per data di prelievo/diagnosi (disponibile per 110.277 dei 113.312 casi) nelle aree a bassa, media e alta incidenza. La curva epidemica evidenzia un inizio anticipato dell’epidemia nelle aree ad alta incidenza che raggiungono il picco dei casi il 20 marzo 2020 per poi diminuire successivamente in modo costante”.
Figura 1. Andamento giornaliero dei casi segnalati al Sistema di Sorveglianza Nazionale Covid-19. Primo trimestre 2020
La metodologia
I dati riportati sono stati validati dall’ISTAT e presentati tramite aggregazioni di province, fattore che contribuisce a delineare le zone più colpite dal coronavirus. I comuni analizzati sono 6.866 comuni (a rappresentanza dell’87% del totale dei comuni italiani) e i dati fanno riferimento ai primi tre mesi dell’anno. L’istituto di statistiche ricorda che l’ISS ha la responsabilità di gestire la Sorveglianza Nazionale integrata COVID-19, come da ordinanza 640 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della
Protezione Civile del 27/2/2020, che a sua volta ha il compito di raccogliere i dati in riferimento alle COVID-positivi in Italia, compresi i loro dati sensibili e clinici. Questi sono raccolti dalle Regioni.
L’ISTAT specifica inoltre che “si è scelto di limitare il periodo di riferimento al primo trimestre del 2020 in modo che l’analisi dell’impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione residente sia effettuata su dati il più possibile consolidati”.
Di seguito il pdf del report sulla mortalità di ISTAT-ISS: