Quando tutto sarà passato e il virus sarà stato sconfitto, rimarrà il ricordo che ognuno di noi si porterà dentro di questo periodo totalmente inatteso, tragico e difficile da dimenticare.
Gli statunitensi ricorderanno che il Covid-19 ha fatto più vittime del Vietnam, portandosi via anche tanti reduci di quella guerra.
Gli inglesi ricorderanno che il Coronavirus ha spento l’euforia del partito “dell’uscita dall’eurozona” subito dopo averla conquistata, mentre i favorevoli a restare nell’UE non hanno avuto nemmeno il tempo di preoccuparsi dei nuovi confini politici/economici.
I complottisti americani continueranno a sostenere che il virus è stato creato in laboratorio dai cinesi e poi, sfuggito ai controlli, si è diffuso in tutto il pianeta, dando via alla più grande pandemia del 21° secolo. Certo, ci saranno ancora altre pandemie se non cambieremo le nostre abitudini e il nostro modo di vivere, ma per ora il Coronavirus ha sicuramente il triste primato.
I complottisti cinesi sosterranno sempre che sono stati gli americani a portare il virus in Cina.
Tutti gli altri rimarranno con il dubbio e sospireranno che tanto la verità non verrà mai a galla: troppi gli interessi in gioco, troppo pericoloso ammettere scomode verità.
Le più grandi multinazionali di prodotti farmaceutici ci propineranno per decenni vaccini costosi ricordandoci sempre che il rischio pandemia è nascosto dietro ogni angolo, anche se saranno ben consapevoli che difficilmente potranno vaccinarci da nuovi virus che verranno e che non conoscono ancora.
Tutti i sistemi economici e finanziari di tutti i Paesi saranno impegnati a ripartire per primi, anche correndo qualche rischio, per non dare spazio ai concorrenti, per non perdere quote di mercato.
I credenti di tutte le religioni potranno dire, a ragion veduta, che la fine del mondo è vicina e che tutto era stato già scritto.
Gli agnostici saranno impegnati nella razionale verifica di quanto accaduto, astenendosi dal dare giudizi affrettati.
Gli ambientalisti avranno molte frecce in più da scagliare contro un impero economico-finanziario che probabilmente non sarà disposto, nemmeno dopo il Coronavirus, a rivedere il modello di vita basato sulla totale libera concorrenza, libertà di consumi, libero sfruttamento delle risorse.
I vegani, più dei vegetariani, avranno maggiori ragioni nel sostenere che abbattere le foreste per creare praterie, indispensabili per allevare sempre più animali, non può far altro che peggiorare la situazione.
Molti di noi continueranno a pensare che, essendo come gocce in un mare spesso tempestoso, non è poi cosi importante rivedere il proprio stile di vita per contribuire a salvare il nostro bellissimo ma sfruttatissimo pianeta.
Ma allora questa pandemia sarà stata inutile?
A parte il gran numero di decessi, non è servita a farci riflettere sui nostri errori e a spingerci verso un miglioramento?
Difficile prevedere quanto il buonsenso, che risiede in ognuno di noi, potrà prevalere sul nostro opposto che non sa e non vuole rinunciare a nulla.
Il dopo Coronavirus è un’occasione unica per tutti noi per ripartire, ma non da dove avevamo lasciato il mondo senza alcuna autocritica, senza avviare un “New Deal” di un sistema economico a misura di tutti gli essere viventi, non solo di noi “sapiens”.
La tecnologia e il digitale hanno un ruolo fondamentale anche e soprattutto nel dopo Coronavirus, ma solo se saranno indirizzati a migliorare per una volta il modo di vivere del pianeta Terra, prima, e poi di riflesso anche degli essere viventi e, tra questi, di noi “sapiens”.
La ripartenza dopo il Covid-19 è davvero un’occasione unica o anche una delle ultime che abbiamo a disposizione?
È difficile dare una risposta assoluta ma, per il rispetto che dovremmo avere per i nostri figli e per le generazioni che verranno, abbiamo il dovere di provarci con tutte le nostre forze e sfruttare questa occasione.
Pensiamo all’innovazione tecnologica e al digitale applicati ai settori dell’energia, dei trasporti, al settore agroalimentare, all’industria: si può innovare per ridurre gli sprechi e per ridurre i nostri fabbisogni, restituendo in parte quando abbiamo sottratto al pianeta in modo incontrollato.
Si può mantenere invariata la logica del profitto, del libero mercato se lo si indirizza con nuove regole e nuovi programmi verso una “green e digital economy”.
Probabilmente potremo anche scoprire che si può vivere bene, lavorando anche di meno.
La ripartenza postCovid-19
Si può proseguire nella costruzione di strade e ponti ma utilizzando i materiali più durevoli e meno impattanti per l’ambiente. Si possono realizzare “smart roads” con tecnologie digitali e sensori per migliorare la gestione del traffico e della sicurezza.
Si può ripensare alla mobilità urbana e metropolitana privilegiando piste ciclabili, percorsi pedonali, migliorando la rete dei trasporti fino ad offrire un vero sistema di MaaS (Mobility as a Service) e offrire agli utenti esperienze di viaggio tali da non sentire il bisogno di muoversi con la propria auto, almeno nel circuito cittadino.
La Mobility as a Service presuppone la creazione di innovativi trip planner multimodali, di un grande piano di mobilità urbana, di App personalizzate per gli utenti, di nuove offerte commerciali integrate.
Si può progettare un nuovo sistema agroalimentare rivolto a un maggiore rispetto dell’ambiente e a una migliore educazione alimentare.
Si potrebbe continuare all’infinito ma, soprattutto, dovremmo pensare che ognuno di noi è un importante e insostituibile “stakeholder” del sistema pianeta: sta a ciascuno di noi decidere se avere un approccio positivo o negativo.
Il pianeta è un grande e meraviglioso programma, a ciascuno di noi spetta il compito di influenzare positivamente il suo piano di evoluzione.
Vito Coviello
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