Il 3 giugno l’associazione Meter di Don Di Noto, che si occupa dal 1989 di contrasto alla pedofilia, presenterà a Roma il suo Report annuale relativo ai dati del 2019.
Il rapporto 2018
Nel report dello scorso anno, relativo al 2018, secondo l’Osservatorio mondiale contro la pedofilia di Meter c’era stato un aumento della quantità di foto rinvenute tramite il monitoraggio, da circa due milioni del 2017 a 3.053.317 del 2018. Aumentati anche i video, ben 1.123.793. Secondo il Report 2018 i cyberpedofili scelgono preferibilmente foto e video di bambini fra gli 8 e 12 anni, perché navigatori solitari ed inesperti; seguono quelli fra i 3 e i 7 ma non mancano purtroppo i piccolissimi, da 0 a 2 anni.Orchi in rete
Sul terribile tema della pedopornografia online, a pochi giorni dalla presentazione del prossimo rapporto annuale relativo al 2019, In Terris ha intervistato il fondatore di Meter Onlus, don Fortunato Di Noto, parroco moderatore della Parrocchia Madonna del Carmine e di San Giovanni Battista di Avola (a Siracusa), professore di Bioetica presso l’Istituto Superiore di Bioetica e sessuologia della Pontificia Università Salesiana di Messina, promotore, insieme ad altri, della legge n. 269/98 “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di schiavitù” e, con l’Associazione Meter, della legge n. 38/2006 “Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet” e della legge di ratifica della legge 172/2012 “Convenzione di Lanzarote” per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali.
L’intervista
Don Di Noto, la pedopornografia online è un problema diffuso o di nicchia?
“Il problema è ormai endemico, anche se se ne parla poco: è così tanto presente nel mondo del web da non essere né un’eccezione né difficile da reperire. Noi come associazione Meter il 3 giugno prossimo presenteremo il nostro report annuale; doveva uscire in marzo, come tutti gli anni, ma a causa dell’emergenza coronavirus abbiamo posticipato. E i dati quest’anno sono implacabili”.
In che senso?
“Non posso anticipare le cifre esatte, ma posso dire che i numeri sono implacabili perché di fatto è un fenomeno molto molto sottostimato, sottaciuto, mentre coinvolge milioni e milioni di bambini nel mondo. Non si tratta dunque di casi sporadici di abusi. Il problema alla base delle immagini e dei video pedopornografici infatti è che gli abusi sui minori coinvolti nei video sono già avvenuti. Non si tratta dunque di adulti consenzienti. Ma di minori sotto i 13 anni di età, quindi prepuberi, bambini e purtroppo anche neonati con pochi giorni di vita”.
Che differenza c’è tra pedopornografia e pornografia minorile?
“E’ una questione di età anagrafica. La pedopornografia minorile riguarda ragazzi o ragazze dai 14 ai 18 anni non compiuti. C’è ovviamente differenza tra degli abusi perpetrati ad una bambina di 6-7 anni o a una ragazza di 16-17 anni, benché entrambi minorenni. Al di fuori dell’età, voglio sottolineare che è sempre una violenza e dunque va condannata: la legge è diversa a seconda dell’età della vittima, con condanne molto più severe se l’abusato ha 13 anni o meno”.
Durante la quarantena la ricerca di immagini e video pedopornografici è aumentato?
“L’associazione Meter Onlus, da me fondata nel 1989, ogni giorno dell’anno segnala e denuncia formalmente alla Polizia Postale, a varie Polizia estere e ai Server Provider nel mondo i casi di pedopornografia online. Relativamente alla quarantena, posso anticipare – come si evidenzierà anche nel rapporto annuale – che, in poco più di un mese cioè da metà marzo alla fine di aprile, sono notevolmente aumentate rispetto allo scorso anno il numero delle chat pedopornografiche”.
Cosa sono?
“Quelle piattaforme social utilizzate dai bambini e dai minori per scambiarsi messaggi, foto varie, selfie e brevi video dove spesso cantano o ballano: Instagram, Facebook, Twitter, Telegram e il nuovo Tik Tok. In quarantena sono aumentati in modo esponenziale, oltre il 40%, i profili di gruppi o di persone che adescano minori sulle piattaforme social”.
Sono tutti adulti che si spacciano per minorenni?
“No. Ci sono sia degli adulti che si spacciano per minori e chiedono l’amicizia, ma anche adulti che non si nascondono, che si presentano come amici e quasi come maestri di vita, interessati alle passioni dei ragazzini e dei bambini che non li percepiscono come un pericolo, ma solo come degli adulti ‘normali’”.
E come fanno i pedofili a comunicare coi bambini?
“Presentandosi come loro amici: iniziano con discorsi normali sullo sport o sulla scuola. Poi, conquistata la loro fiducia e amicizia, nel momento in cui il minore è debole, fragile o solo, iniziano le richieste pesanti, di abuso. Situazioni dolorose che possono avere ricadute nella vita reale, con abusi fisici veri e propri, ricatti, assoggettamento psicologico dell’adulto sul bambino. Ricordo che non stiamo parlando di ragazzi quasi maggiorenni, ma di bambini o ragazzini delle scuole medie ed elementari, che non hanno raggiunto la maturità né fisica né psicologica”.
Esiste un tipo ‘standard’, riconoscibile, di pedofilo? – AUDIO –
“No, è una figura trasversale. In una società erotizzata la tendenza è di erotizzare anche i minori. Dietro la parvenza di una vita ‘normale’ – famiglia, moglie, figli, sport, lavoro – chiunque potrebbe essere un predatore sessuale di bambini. Non c’è distinzione di età, livello culturale, ricchezza economica e neppure di sesso. Anche le donne abusano. Il pedofilo è una persona che vuole creare una relazione perversa con un bambino o bambina e che lucidamente crede che sia una cosa giusta, assolutamente naturale. Ma in realtà si tratta sempre di una forma di grave sottomissione del minore ai voleri perversi di un adulto: non c’è libertà per i bimbi irretiti e abusati. Ecco perché nella legge sulla pedopornografia la pedofilia è definita tra le ‘nuove forme di schiavitù’. I bambini non sono consenzienti, non vogliono essere abusati, questo è importante ribadirlo”.
Perché? Sembrerebbe una cosa ovvia…
“Perché le tante lobby di pedofili nel mondo cercano di scardinare proprio questo aspetto: l’ultimo tabù della rivoluzione sessuale iniziata nel ’68, come ricordato recentemente da Papa Benedetto XI. L’ultimo tabù è l’amore cosiddetto ‘libero’ tra un adulto e un bambino, presentato dalle lobby pedofile come un traguardo sociale. Ma si tratta della ‘libertà’, come detto, solo dell’adulto che è in realtà uno stupratore di bambini”.
Perché degli adulti con una vita apparentemente normale e completa (famiglia, lavoro, amici…) vanno alla ricerca di rapporti sessuali con dei bambini?
“Qui si entra nella psicopatologia: stiamo parlando di persone solo apparentemente normali ma che covano un grave disturbo della sfera della personalità e in quella sessuale, i cosiddetti ‘pervertiti sessuali’”.
Sono persone malate di mente?
“No. Questo è un passaggio delicato ma importante. Sono persone perverse consapevoli di non esserlo. Mi spiego: non possiamo etichettare i pedofili come ‘malati’, perché queste persone sono dei pervertiti sessuali lucidi: sanno quello che vogliono, sanno quello che fanno e sanno come raggiungere i loro obiettivi. Però nella loro perversione psicopatologica sono convinti di fare il ‘bene’, nulla di sbagliato. Ci sono dei pedofili che cercano addirittura dei neonati: più pervertiti di così! Per tali motivi non possiamo considerarli come dei ‘poveri malati’, magari da compatire e giustificare, perché sembrerebbe che non sono in grado di intendere o di volere. Ma non sono persone con problematiche psichiatriche, sono persone perfettamente in grado di discernere il ‘giusto’ e lo ‘sbagliato’, il ‘possibile’ dal ‘vietato’. Non é dunque né giustificabile né da sottovalutare la loro perversione, ciò non esclude l’aiuto e la cura, qualora la richiedano”.
Quanti sono i pedofili in Italia?
“E’ molto difficile fare una stima reale. L’unico numero che abbiamo – ed è certamente molto sottostimato – è quello relativo alle persone denunciate e poi portate davanti a un giudice. Nelle carceri italiane, attualmente, le persone che stanno scontando pene per reati sessuali contro minori sono migliaia. Tra queste, ci sono anche delle donne”.
Sono molte le donne che cercano in rete immagini pedopornografiche?
“Purtroppo sì, è un numero in costante aumento ed è il trend degli ultimi anni. Sulle donne con perversioni pedofile devo precisare un aspetto particolarmente negativo: queste donne, in costante aumento, non vanno solo in cerca di immagini e video con bambini abusati, ma sono loro stesse protagoniste degli abusi. Negli ultimi dieci anni è in aumento costante la presenza attiva di donne abusanti nei video e nel materiale pedopornografico che gira in rete. Anzi: ci sono ormai veri e propri ‘filoni’ di materiale pedopornografico con donne come protagoniste: sia purtroppo delle mamme che sfogano la loro perversione sui propri figli, sia donne che abusano non dei propri ma dei figli degli altri”.
C’è un grosso giro d’affari dietro il mercato pedopornografico?
“Sì, il business è enorme, inquantificabile. Il guadagno illecito dipende dalle foto e dai video che si producono: più è bassa l’età della vittima, anche con pochi giorni di vita, più sale il prezzo del materiale alla vendita online. Immagini con dei neonati, per esempio, possono arrivare a costare migliaia di euro ognuna e possono essere scaricate da centinaia di utenti diversi ogni giorno. Questo può far comprendere quanto sia allettante il mercato pedopornografico non solo per i privati, ma anche per le organizzazioni criminali. La domanda inoltre è in crescita costante in tutto il mondo”.
Perché la domanda è in crescita?
“Perché c’è una tendenza a naturalizzare la pedofilia. I bambini vengono considerati oggetti erotici per soddisfare perversioni sessuali. Le lobby vogliono far passare il messaggio che ‘l’amore è amore’ e deve esprimersi senza età e – cosa molto grave – senza consenso del minore”.
Come possiamo difendere i nostri figli dagli orchi in rete e non?
“Difendere i ragazzi e i bambini significa innanzitutto educarli al rispetto di sé stessi, del proprio corpo, della vita in generale. Una educazione ai sentimenti e – più grandi – alla sessualità fondata sul rispetto, sulla onestà, sull’equilibrio. Tutto questo dipende dai genitori che sono i primi ad educare e educarsi. La rete è uno strumento bellissimo e utile, ma anche in rete ci sono i pericoli. I ragazzi e i bambini vanno dunque educati a riconoscere i pericoli. Una volta i nonni raccomandavano ai nipotini di non accettare le caramelle dagli sconosciuti. La stessa regola va applicata alla rete: nessuno regala niente per niente”.
Cosa fa Meter onlus sul piano dell’educazione e della prevenzione?
“Oggi è possibile aiutare le famiglie ad un uso corretto di internet. Nel portale dell’associazione Meter, per esempio, esistono diversi corsi online per genitori, educatori, insegnanti a altri che lanceremo nei prossimi giorni. Inoltre, è sempre attivo il numero verde 800 455270 che è un centro di ascolti per adulti e bambini. Infine, nel portale ci sono numerose iniziative – video, fumetti, lavoretti – per aiutare ragazzi e bambini a comprendere tematiche delicate, non solo quelle relative agli abusi sessuali”.
Don Di Noto, cosa chiede come associazione Meter al Governo?
“Al governo chiederei di passare dalle parole ai fatti. Le risorse sono fondamentali per costruire e portare avanti percorsi formativi e rieducativi”.
Un consiglio al Papa?
“Non posso certo io consigliare Papa Francesco, che ha fatto e sta facendo azioni importantissime. Grazie a lui, credo che non si ritornerà più indietro. L’unica cosa che mi sento di dire al Santo Padre è che lui non è solo in questa battaglia. Ci sono tante persone – laiche e consacrate – che stanno dalla sua parte e che lo appoggeranno sempre con fermezza contro questo fenomeno che purtroppo ha colpito anche la Chiesa”.
Cosa infine direbbe ai genitori?
“I genitori hanno dei doveri nei confronti dei figli. Il primo loro dovere è quello di amarli e farli crescere in sicurezza”.
Milena Castigli
Fonte: www.interris.it