Stile unico e raffinato.
Voce di velluto che arriva dritta al cuore.
Sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono Patrizia Cirulli e la sua arte. Cantautrice milanese vive la musica d’autore e quella leggera con una capacità creativa e uno stile inconfondibili. Melodie originali, libere e non stereotipate fanno da cornice ad una voce che si unisce magistralmente alle note e alle emozioni dei testi.
Tre volte vincitrice del Premio Lunezia, nella categoria “Musicare i Poeti”, tre volte finalista al Premio Tenco, collaborazioni, tra gli altri, con Sergio Cammariere, Mario Venuti, Pacifico, Mario Lavezzi, Pino Mango, Paolo Bonfanti, Carlo Marrale, Luigi Schiavone, Giorgio Cordini e Vince Tempera.
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“Qualcosa che vale” il suo album acustico, ha suscitato subito un grande interesse. Del resto non poteva certo passare inosservato un lavoro che rivisita i brani inediti di Lucio Battisti, i quali, impreziositi dall’interpretazione personale della cantante, si rivelano immediatamente permeati di nuova energia.
In “Mille baci” (Egea Music, 2016) ha musicato poesie firmate da autori come Frida Kahlo e Alda Merini. Un album in cui sono chiare le sue abilità nel cogliere ogni sfumatura di emozione racchiusa nei componimenti poetici, scelti in base al proprio sentire. Come peraltro è evidente l’eleganza e la sapienza che la contraddistinguono nell’universo della forma canzone.
“Sanremo d’autore” (Egea Music, 2018) è un tuffo nella storia della canzone italiana. Patrizia propone la rilettura di alcuni brani che hanno partecipato al Festival di Sanremo, brani bellissimi, ma non apprezzati o compresi. Un lavoro di grande sensibilità che le è valso la finale al Premio Tenco 2018 nella sezione “miglior interprete”.
“Un viaggio in macchina” “Eppure non lo diresti mai” sono i suoi singoli, poi c’è la compilation, la collaborazione in album di altri artisti, insomma innumerevoli capolavori tutti testimoni della sua innata creatività.
Il 21 aprile scorso per la regia di Ottavio Tonti è uscito il videoclip di “E più facile ancora”, (il brano è già inserito nell’album “Mille Baci”). Un unico piano sequenza privo di accessori inutili e infiorettature disturbanti, dove il focus è incentrato sulle espressioni del viso e sulla gestualità della cantautrice milanese che canta i versi di Alda Merini con una solennità tale, da renderli ancora più armoniosi, ma anche sofferenti e sereni, commoventi ed emozionanti al tempo stesso. A causa del momento difficile che il mondo sta affrontando, il video è percepito in modo ancora più intenso, pertanto l’ascoltatore è portato all’inevitabile riflessione interiore di cui ha bisogno.
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Un curriculum artistico di tutto rispetto quello di Patrizia Cirulli, raffinata e delicata nella sua musica così come nel suo modo di vedere il mondo. Dotata di una grande sensibilità, la sua è un’arte gentile, un viaggio emozionale dove la libertà espressiva è essenziale. Un universo dove l’unione di testa e cuore fa cadere tutte le frontiere svelando ciò che la cantautrice sente veramente nel profondo di sé stessa.
Ma adesso conosciamola meglio…
Ciao Patrizia, è un vero piacere averti qui con noi, Sardegna Reporter ti dà il benvenuto
Ciao Sabrina, grazie!
“Una voce insolita e straordinaria”, così ti definisce Lucio Dalla e sono d’accordo con lui. La tua è una musica che richiama l’immagine di un abbraccio, una sorta di carezza per l’anima, in essa vedo la voglia di comunicare qualcosa che non può essere espressa altrimenti, il mezzo per raccontare la tua vera identità, sbaglio?
Grazie per questa tua attenta osservazione e percezione, hai descritto esattamente quello che è il mio intento musicale un po’ da sempre. La musica è sicuramente un tipo di linguaggio che arriva prima di tutto il resto, arriva anche prima della parola. Parla direttamente alle nostre emozioni e alla nostra parte più profonda e antica. Va oltre la nostra percezione materiale.
E’ il canale di comunicazione che ho sempre sentito più vicino a me sin da piccola, quel mezzo per poter, appunto, comunicare cose altrimenti difficili da esprimere. Ed è proprio attraverso questo canale che ho poi affinato con l’esperienza il mio modo di raccontare quello che sento.
Nel tempo, mi sono incamminata sempre più sulla strada che indaga nelle nostre emozioni più profonde e ho cercato di veicolarle attraverso la musica e il mio canto.
La tua esperienza musicale è molto vasta, tantissimi i lavori di grande spessore artistico. Ma come sei diventata Patrizia Cirulli, da dove nasce il “sacro fuoco” della musica?
E’ iniziato tutto ai tempi della scuola materna: ho fatto di tutto per non andarci (ride, N.d.R.), in quanto la mia attività preferita era stare a casa ad ascoltare musica e giocare con i dischi!!!E così è stato!!! Ero una bambina abbastanza solitaria e trovavo grande compagnia e divertimento ascoltando musica. Poi ho iniziato con le lezioni di musica e canto, ho fatto varie esperienze, tante serate e “situazioni” dal vivo… ho iniziato a scrivere canzoni, poi i primi contatti con la discografia, i provini, tanti festival di musica d’autore, i dischi. Ho fatto un mio percorso, seguendo sempre le mie inclinazioni e tenendo fede in qualche modo al mio modo di percepire la musica e la vita, ovvero non il dover esserci per forza, ma il cercare di esserci con quello che mi piace, che mi rappresenta e che ritengo valido per me. E ho anche fatto spesso di testa mia, tenendo anche conto delle esperienze fatte. Con tutti gli alti e bassi della vita, ho sicuramente scelto sempre la strada che porta ad andare avanti cercando costantemente di migliorare.
La musica è emozione, è rabbia, dolore, gioia, malinconia, tutto quello di cui abbiamo bisogno. Quale lato della tua personalità esprimi meglio quando canti?
Come dici giustamente, ci sono tanti colori, tante sfumature. Mi sono resa conto che sono molto efficace quando affronto o interpreto temi che hanno a che fare con il dolore. Bisogna fare esperienza delle emozioni e dei sentimenti. Per una serie di motivi, mi accorgo che riesco a tradurre, senza cadere nella disperazione, alcuni momenti che possono avere a che fare con il dolore o con la sua esperienza. Nessuno vuole stare “nel dolore”, ma se non si passa anche da lì, non si può arrivare alla gioia o comunque al sereno. Anche Eduardo lo aveva ben descritto questo passaggio. Detto questo, credo di riuscire a veicolare anche con buoni risultati sentimenti di serenità. Dipende comunque dai momenti, sono quello che sono in un dato momento e in quel momento esprimo quello che sento.
Nell’album dal titolo “Sanremo d’Autore” distribuito da Egea Music, ci sono anche la Sardegna, Alghero e “Pitzinnos in sa gherra”, brano dei Tazenda firmato da Fabrizio De André, ci racconti il tuo legame con l’isola?
La Sardegna è una terra che sento molto vicina. La frequento da molti anni ormai, in particolare la città di Alghero, ma è una terra meravigliosa in generale. Così come meravigliose sono le persone che ho avuto la fortuna di incontrare qui.
Frequentando Alghero da più di quindici anni, sono nate poi anche delle collaborazioni professionali, ad esempio con il regista sassarese Giampaolo Stangoni con cui ho realizzato il video di “Un altro posto nel mondo” in duetto con Mario Venuti. Il video è stato girato all’interno della Torre di Sulis ad Alghero con un allestimento scenico di Guido Beltrami.
Stangoni ha anche firmato la regia del video del brano “Il tuo amore”, mio duetto con Sergio Cammariere e poi il video di “Pitzinnos in sa gherra”, stupenda canzone dei Tazenda.
Quest’ultimo un piccolo film girato in alcuni luoghi bellissimi della Sardegna.
Fra l’altro, in questo brano mi accompagna al bouzouki Giorgio Cordini, che è stato il chitarrista di Fabrizio De André per dieci anni. E De André è anche autore di questa emozionante canzone scritta insieme a Gino Marielli.
In Sardegna ho vissuto dei colori e dei momenti che sono profondamente impressi dentro di me, delle “fotografie dell’anima” che custodisco con grande affetto e vicinanza.
“E più facile ancora” è una poesia di Alda Merini musicata e trasposta in forma canzone, già inserita nell’album “Mille Baci” (Egea Music, 2016). Come nasce l’idea di rendere in musica i versi della “poetessa nazionale”? Come amava essere definita.
L’idea è nata partendo da una poesia di Salvatore Quasimodo che è stato il mio primo “esperimento” in questo senso. Da qui mi sono molto appassionata a questa modalità, ovvero musicare in forma canzone poesie di grandi poeti rispettando integralmente il testo originale, nel caso solo ripetendo alcune parti per dare corpo ad una forma cantata della poesia.
Alda Merini è una poetessa che amo molto e che sento molto vicina. Donna di grande forza che ha saputo affrontare varie fasi nella sua vita, anche molto dolorose, ed è comunque riuscita a superare e trasformare tutto ciò con l’arte, la poesia e la voglia di vivere.
Ho quindi deciso di musicare anche due sue poesie che sono poi state inserite nell’album “Mille baci”.
“E più facile ancora” è un testo bellissimo, qui Alda parla dell’amore in modo, secondo me, commovente, tanto che ho anche pianto quando ho iniziato a comporre la musica e a cantarla.
Facciamo un salto indietro nel tempo; il tuo esordio televisivo e discografico è firmato da Mogol. “Stella Nascente”, il programma tv omaggio all’artista, condotto da Red Ronnie e Ornella Vanoni, ha segnato il tuo debutto. Come ricordi i tuoi primi passi nel mondo della musica?
Come dicevo prima è stato un percorso, che dura ancora adesso. E’ come la vita ed è una parte della vita, si rinnova continuamente seguendo il suo corso. E’ stata una bella esperienza corredata da emozioni, speranze, ma anche da paura, insicurezze. Ed è bello che sia così. Ho avuto la straordinaria opportunità di cantare insieme a Pino Mango una delle sue canzoni più belle, “Mediterraneo”. E di ricevere i complimenti da parte di Lucio Dalla. E’ stato un momento che ho sicuramente incorniciato nel mio cuore. Inoltre in quel periodo ho anche inciso un brano prodotto da Mario Lavezzi.
Ritorniamo al brano “E più facile ancora”. Il videoclip è essenziale e, proprio per questo, di forte impatto emotivo. Raffinato, introspettivo e senza fronzoli. Il regista Ottavio Tonti parla di “allargare il concetto di essenziale”. Niente elementi inutili dunque, ma solo la poesia in musica cantata con una grazia assolutamente unica. Perché è importante tornare all’essenza, soprattutto in questo momento storico particolare e quanto può aiutarci la musica?
Il concetto di “essenza” è qualcosa che perseguo in generale e a cui cerco sempre di puntare. E’ importante perché ci aiuta ad arrivare il più vicino possibile alla verità delle cose e anche a noi stessi. Talvolta è importante togliere, non aggiungere. Il silenzio è fondamentale. E’ importante saper stare “nel silenzio”. C’è un gran parlare, un gran vociare nel mondo reale e anche nei social. Tutti ad “urlare” la loro verità. Ma spesso è solo rumore. La musica stessa è fatta anche di pause, di silenzi. E’ importante sempre e ancora di più, forse, in questo momento storico, in cui si è stati forzati a rimanere da soli e anche isolati. Questo può essere visto anche come una possibilità di ritorno a sé stessi, di ascolto. E quindi rimanere con quello che c’è. Nel video che abbiamo girato c’è un unico piano sequenza sul mio viso, uno sfondo che Tonti ha volutamente accentuato nel bianco per far emergere ancora di più l’essenziale, che qui rimanda alla musica, alla poesia e alle emozioni che emergono, quindi alla “verità” di quel momento. In questo senso “allargare il concetto di essenziale” può riferirsi anche alla vita che stiamo vivendo ora. Adesso, più che mai, tutti possiamo, ad esempio, ricordarci di quanto prezioso, straordinario, vitale, importante possa essere anche solo fare una passeggiata. Una cosa data normalmente per scontata, oppure a cui non si presta attenzione perché ci sono cose più importati da fare. La musica fa leva sulle nostre emozioni, è un elemento curativo e anche consolatorio, può essere pertanto di grande aiuto.
Chiudi gli occhi e immagina il tuo duetto dei sogni
Ho avuto la fortuna di aver già realizzato qualche sogno in questo senso!! In questo momento mi verrebbe da dire Sting…sognare non costa niente, no?
Hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita senza la musica?
In realtà no, perché come ti dicevo la musica mi accompagna da quando ero molto piccola. Qualche volta mi è capitato di pensare, invece, a persone che ho incontrato e che non hanno mai avuto musica nella loro vita. Questo mi ha fatto pensare ad un mondo grigio. Senza colore. Altra cosa è per chi non ha la possibilità di ascoltare perché non ha il dono dell’udito. Mi è capitato di fare dei laboratori anche con persone non udenti e, in qualche modo, attraverso le vibrazioni, si riesce a “fare musica”. Ma questo è un altro discorso.
Ci sono in ballo altri progetti musicali?
Stavo per iniziare a registrare un nuovo disco, ma a causa di quello che è successo è stato tutto rimandato a non so quando. Più avanti, invece, uscirà un nuovo video che accompagnerà il brano “Il mare immenso” scritto da Bungaro e contenuto nel mio “Sanremo d’Autore”. Questo video lo abbiamo girato in Sardegna a gennaio, in luoghi, neanche a dirlo, meravigliosi.
Considerati i tempi, non posso non chiederti: alla fine della pandemia saremo persone migliori?
Ci si augura di sì. Ma non è detto. Il cambiamento è sempre qualcosa di molto personale e conta molto la volontà di voler cambiare e il modo in cui si reagisce a quello che ci accade. Forse una cosa così importante e inaspettata potrebbe smuovere delle cose e, da questo punto di vista, potrebbe emergere l’aspetto “positivo” della faccenda in generale. Mi auguro una maggior presa di coscienza, di attenzione verso l’essere umano e il creato.
Grazie mille per le tue parole
Link al videoclip:
Sabrina Cau