Intervista a Filippo Paganini, Presidente OdG Liguria, a cura di Christian Flammia.
Recentemente, l’Ordine dei Giornalisti della Liguria ha stilato un vademecum in merito ai comportamenti che devono tenere i giornalisti che documentano ogni giorno la cronaca di questa emergenza. Può ricordarne i più importanti?
“Premesso che sono le aziende editoriali a dover garantire le condizioni di sicurezza in cui operano i giornalisti, con la collaborazione dell’ospedale policlinico San Martino di Genova abbiamo messo insieme alcuni suggerimenti utili, sempre nel solco del distanziamento sociale, per gli operatori dell’informazione. È un decalogo per ridurre i rischi di contagio nel quale si raccomanda di mantenere le distanze di sicurezza e, quando ciò non è possibile, di indossare la mascherina chirurgica soprattutto nei luoghi comuni, di utilizzare la mascherina FPP2, preferendo il modello con il tappo davanti al filtro, in caso di servizio giornalistico in ospedale, in una residenza per anziani o in un luogo dove si è registrato un focolaio di Coronavirus. Nel decalogo si consiglia anche di portare sempre con sé gel disinfettante, da utilizzare più volte al giorno, di sanificare gli strumenti (telefono, macchine fotografiche, telecamere, microfoni, tablet) e la postazione di lavoro con gel alcolico spray o alcol etilico, di togliere gli abiti al rientro a casa e possibilmente di metterli a lavare. Si tratta di suggerimenti che valgono anche nel corso della cosiddetta Fase 2 e finché non sarà dichiarata esaurita l’emergenza Covid 19”. Quali sono, Presidente, gli insegnamenti e la lezione che dobbiamo trarre da questa emergenza mondiale, mai vissuta fino ad oggi?
“Mi limito a una lezione che riguarda il nostro settore. Abbiamo imparato l’importanza di una informazione qualificata e responsabile. L’opinione pubblica ha realizzato quanto sia essenziale e utile il lavoro dei giornalisti. Credo che in questa temperie drammatica sia cresciuta la considerazione per la nostra categoria e il valore della libertà di stampa”.
Nelle ultime settimane, si è fatta sempre più concreta l’ipotesi di un intervento straordinario di sostegno economico alle aziende del settore editoriale. L’emergenza che ha creato la pandemia, a suo avviso, potrebbe finalmente sbloccare gli aiuti a un settore che da anni chiede sostegno finanziario per poter ripartire?
“Il decreto rilancio contiene alcuni interventi a sostegno del settore e della categoria. Riguardano tra l’altro il lavoro autonomo, le agenzie di stampa, l’editoria e l’emittenza locale, l’Inpgi, l’istituto previdenziale dei giornalisti che garantisce gli ammortizzatori sociali. La crisi di settore che era già gravissima prima della pandemia si è ulteriormente aggravata con il lockdown. Al di là di questi provvedimenti emergenziali è indispensabile un sistema più complessivo di interventi a sostegno del settore dell’informazione che si è confermato proprio in questa fase drammatica – come dicevo prima – essenziale come servizio alla collettività”.
I seminari della formazione professionale continua (FPC) per giornalisti sono stati sospesi, come tutta l’attività didattica in Italia. Rimangono aperti i corsi online. Non ritiene che, quanto prima, il Paese debba essere in grado di garantire condizioni di sicurezza, affinchè si possano riaprire le scuole e garantire la primaria funzione formativa? Qual è la sua opinione al riguardo?
“L’augurio è che l’attività formativa possa riprendere quanto prima in condizioni di sicurezza. Personalmente sono convinto che lezioni, verifiche, esami online non possano a lungo sostituire forme di didattica basate sulla partecipazione, il confronto diretto e il lavoro collettivo. La socialità e la condivisione sono elementi portanti della formazione a tutti i livelli. Al momento, però, bisogna fare i conti con l’eccezionalità di una pandemia tuttora in corso. L’Ordine dei giornalisti ha per questo incrementato il numero dei corsi online disponibili. Ma sta anche predisponendo provvedimenti e iniziative per affrontare i problemi che su questo versante ha prodotto l’emergenza Covid 19. È allo studio, ad esempio, l’ipotesi di una proroga del triennio formativo, rispetto alla sua scadenza, in modo da dare ai colleghi la possibilità di completare l’attività. Così come si sta valutando la possibilità dal punto di vista tecnico e normativo di attivare strumenti di formazione a distanza basati sulle tecnologie online. Il ritorno a una normale attività e piena operatività dell’Ordine dei Giornalisti, naturalmente in condizioni di sicurezza, è un obiettivo che si sta perseguendo con determinazione. Lo testimonia anche il fatto che la maggioranza dei presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti ha sottoscritto in questi giorni un documento in cui si rimarca l’esigenza che le elezioni di rinnovo degli organismi si possano tenere alla scadenza naturale del prossimo autunno, salvo ovviamente ragioni di forza maggiore legate alla situazione sanitaria. Anch’io ho sottoscritto il documento consapevole, come lo sono gli altri colleghi presidenti, che proprio per la drammatica situazione del settore e della categoria è indispensabile che gli organismi dell’Ordini siano pienamente operativi”.
Negli ultimi mesi, a causa del COVID-19, molti giornalisti liguri, per comprensibili ragioni di sicurezza, stanno svolgendo il loro lavoro da remoto, utilizzando le possibilità che la tecnologia mette a disposizione. Qual è il limite di questa attività?
“Nessuna demonizzazione delle tecnologie. Anzi, ben venga il loro uso se corretto e finalizzato a migliorare il lavoro dei giornalisti. In questa fase il ricorso allo smart working è inevitabile. Si avverte, però, già il rischio che con un suo utilizzo scorretto si appanni la qualità della professione e dell’informazione. Il giornalismo è contatto e confronto diretto con la notizia e i suoi protagonisti. Il lavoro collettivo in redazione è un elemento di base della qualità dell’informazione. C’è poi il rischio che gli editori siano tentati di sfruttare in modo distorto le tecnologie per destrutturare e precarizzare il lavoro giornalistico con l’obiettivo di abbassare il costo del lavoro e aumentare i profitti. Ma questo – ripeto – va a detrimento della qualità dell’informazione”.
In merito allo sciopero dei giornalisti dell’ANSA, che si è concluso domenica scorsa, l’Associazione ligure dei giornalisti ha dichiarato: “Non è accettabile che in una fase tanto complicata per il Paese, fase che ha richiesto uno straordinario impegno e sacrificio da parte di quelle categorie che hanno dovuto continuare a lavorare per fornire servizi essenziali, i manager dell’Ansa si ripresentino sulla scena per ricominciare da dove avevano lasciato: ripagare il lavoro con la moneta dei tagli”. Qual è la posizione dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria a tal riguardo?
“Sono in sintonia con questa dichiarazione dell’Associazione ligure dei giornalisti sulla vertenza Ansa. Nello stesso senso, del resto, sono le posizioni espresse dall’Ordine a sostegno e in solidarietà dei colleghi della prima agenzia di stampa nazionale. Sostegno e solidarietà che va anche ai colleghi di diverse altre testate come La Gazzetta del Mezzogiorno, che vedono minacciato il loro posto di lavoro. La situazione è pesantissima”.
Christian Flammia