La gestione della psoriasi durante il lockdown
Tempi duri per i malati cronici della Sardegna, inclusi quelli affetti da psoriasi. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista JEADV, solo una piccola percentuale dei 6.890 pazienti delle Unità di Dermatologia della Sardegna ha avuto accesso agli ambulatori durante il lockdown.
Si trattava, perlopiù, di pazienti che presentavano la malattia in forma severa e che, perciò, avevano bisogno di sottoporsi alle sedute di fototerapia o alle infusioni con l’infliximab, un farmaco “intelligente” che sopprime le risposte immunitarie alla base della psoriasi.
Erano ammessi anche coloro che dovevano aggiustare il dosaggio farmacologico, fare esami ematochimici o continuare a prender parte agli studi clinici già avviati, a patto che avessero superato i controlli nel pre-triage.
Tutti gli altri hanno ricevuto la consulenza telefonica da parte degli Specialisti, i quali hanno dovuto fare i conti con lo smarrimento, il turbamento e persino la rabbia di alcuni assistiti, non pienamente consapevoli della gravità della situazione.
C’era chi manifestava preoccupazione riguardo al proseguimento delle terapie biologiche, come il succitato infliximab, per il rischio che potessero abbassare le difese immunitarie e far attecchire più facilmente l’infezione da Sars-CoV-2.
A questi pazienti – in accordo con le raccomandazioni della SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse – gli Specialisti hanno consigliato di non interrompere le cure senza aver consultato il medico, a maggior ragione se biologiche.
A tal proposito, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha prorogato la validità dei piani terapeutici scaduti in modo che i pazienti potessero proseguire le cure, ritirando i farmaci presso la loro farmacia di fiducia.
Due parole sulla psoriasi
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle, che in Italia colpisce il 3% della popolazione. Si manifesta prevalentemente sotto forma di placche (zone di pelle arrossata e ispessita, dai contorni ben definiti e ricoperte di squame) associate a prurito e dolore.
Le zone più interessate sono gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, regione lombo-sacrale e dorso di mani e piedi; più raramente compaiono nelle pieghe cutanee e nelle mucose. In alcuni casi possono attaccare le unghie, aumentando così il rischio di artrite psoriasica.
Secondo l’ipotesi più accreditata, le placche sono il risultato dell’infiammazione cronica scatenata da “problemi di comunicazione” tra cellule cutanee e immunitarie. Lo stile di vita, la genetica, l’uso di particolari farmaci, traumi e infezioni possono favorirne la comparsa.
La psoriasi in Sardegna
Al 2020 si contano 6.890 pazienti in cura presso le Unità di Dermatologia degli Ospedali di Cagliari, Nuoro e Sassari:
- 4.134 uomini (60%);
- 2.576 donne (40%);
- 120 bambini (1,7%).
Il 23% (1.586 pazienti) è affetto da una forma severa di psoriasi, refrattaria alle comuni pomate a base di corticosteroidi e derivati della vitamina D; per questo necessita di terapie sistemiche o con la luce UV (fototerapia).
In particolare, dei 1.586 pazienti psoriasici gravi:
- 92 hanno bisogno della fototerapia;
- 775 hanno bisogno di farmaci tradizionali da assumere per via orale o endovenosa:
- 56% ciclosporina;
- 36% metotrexato;
- 8% retinoidi;
- 645 hanno bisogno di farmaci “intelligenti”:
- 38% anti-TNF;
- 40% anti-IL 17;
- 22% anti-IL 12/23;
- 74 hanno bisogno di apremilast (96%) e dimetilfumarato (4%).
Una situazione tutt’altro che rosea, dunque. Auspichiamo, per la salute psico-fisica di questi pazienti e degli Specialisti che li hanno in cura, che possa risolversi al più presto.
Jessica Zanza
Fonte: Wiley Online Library.