Caro Ministro Bellanova, ieri mi aspettavo dal suo discorso un sostegno non ideologizzato all’agricoltura. Perché, come dovrebbe sapere, nonostante sia uno dei pochi settori che non hanno subito stop forzati durante il lokdown, sta vivendo un momento di crisi dovuto ai disagi subiti dall’intero indotto, dai trasporti alla chiusura di bar e ristoranti.
In particolare, il settore enologico ha visto diminuire drasticamente le vendite. Questo comporterà giacenze di vino nelle cantine, che in automatico porteranno a un crollo sostanziale dei prezzi delle uve. I viticoltori hanno lavorato duramente tutto l’anno, per poi ottenere guadagni molto spesso non sufficienti a coprire i costi. Dalle sue parole piene di ideologia politica di estrema sinistra, pare di capire che gli agricoltori siano tutti evasori, schiavisti, sfruttatori, padroni, che non hanno diritto ad essere tutelati. Con questo non voglio difendere il capolarato, che è solo l’altra faccia della medaglia di un sistema mal governato.
Ricordiamoci che il caporalato non riguarda solo gli extracomunitari. Ci sono tanti Italiani, pure madri di famiglia, o immigrati già regolari, che sono costretti a lavorare per pochissimi euro all’ora.
Se si vuole fermare questo sistema bisogna agevolare le assunzioni, sia dal punto di vista fiscale che burocratico. Mancano braccianti agricoli? Perché non far lavorare nelle campagne chi percepisce il reddito di cittadinanza? Per lo Stato ci sarebbero meno costi.
Si ricordi, Ministro, che il mondo dell’ agricoltura non è composto solo da braccianti agricoli, ma anche dagli imprenditori agricoli, perno centrale di questo sistema, grazie ai quali può lavorare tutta la filiera.
Mauro Giovanni Cubeddu – Enologo e Segretario Provinciale – Olbia – Tempio – Movimento Sociale Sardo- Destra Regionale