È il caso della piazza dinanzi alla chiesa di San Michele, dove l’esigenza era sottrarla alle macchine per renderla funzionale e restituirla agli abitanti del centro storico.
Questi ultimi, chiamati in causa, si espressero e, dopo un civile confronto, si passò dalle parole ai fatti con un progetto concreto: una piazza con delle aiuole (due per lato corto) a livello della pavimentazione, poche alberate e delle semplici sedute ai margini del perimetro per renderla il più possibile spaziosa e fruibile dalle persone.
Ancora oggi non dimentico l’intervento di una signora, molto pratica a parer mio, che suggeriva un occhio attento alla funzionalità delle panchine piuttosto che alla loro estetica. Credo che a suo tempo sia stato seguito quel percorso virtuoso che chiama in causa i cittadini quando si deve intervenire per ripensare e modificare spazi da loro vissuti nella quotidianità.
Questo è il mio ricordo, soprattutto di cittadina, pur ricoprendo allora il ruolo di consigliere comunale di maggioranza. Qualche giorno fa, durante una veloce passeggiata, in virtù della cosiddetta fase 2 del covid-19, mi sono ritrovata di fronte alla chiesa di San Michele e ho subito intuito che il primitivo progetto, concertato con i cittadini, è stato snaturato.
Non incontra il mio gradimento, ma si sa, i gusti sono discutibili. Oggi la piazza appare pavimentata con due diversi rivestimenti, ahimè piuttosto ridotta nelle proporzioni per la presenza di aiuole disposte in maniera asimmetrica e circondate da pericolosi cordoli ospitanti degli alberi, al momento, completamente spogli.
Mi chiedo se questa nuova veste della piazzetta possa piacere agli algheresi e, soprattutto, vorrei sapere perché si è alterato un progetto che aspettava solo di essere realizzato. Ancora mi domando, a distanza di un anno dall’insediamento della nuova amministrazione, di centro-destra in salsa leghista, cosa ne è di altrettanti progetti che possono tradursi in opere concrete: la casa di riposo per anziani, l’ex cotonificio, l’asilo nido nel Quartiere della Pietraia, il parco urbano tanto atteso nel quartiere della Pivarada, e qui mi fermo perché in tempo di Coronavirus potrei essere tacciata di voler infierire su chi dovrebbe occuparsi di altre priorità.
Da parte mia nessuna volontà di far polemica, solo vorrei capire le motivazioni di certe scelte, a parer mio, discutibili seppur lecite. E non mi venite a dire:
“Abbiamo vinto noi fatevene una ragione”.
Francesca Carta, coordinatrice “Per Alghero”