Perché il nuovo DPCM ha rischiato di saltare
In mattinata è arrivata la dichiarazione del presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini, a tagliare corto su ulteriori polemiche. Vediamo cosa è successo.
Nuovo DPCM, cosa è successo nel corso della notte
Dopo la conferenza stampa del premier Conte, le Regioni hanno cominciato a scalpitare. Nel Decreto della Presidenza del Consiglio sarebbero spuntate linee guida diverse da quelle concordate in precedenza.
“La verità – hanno detto fonti di Governo all’Adnkronos – è che alcuni governatori hanno paura delle responsabilità e volevano più garanzie”. Il riferimento sarebbe a quelli di centrodestra, in particolare Attilio Fontana (Lombardia), Luca Zaia (Veneto), Giovanni Toti (Liguria) e Jole Santelli (Calabria). Quest’ultima, in mattinata, ha detto a SkyTg24 che “le linee guida dell’Inail erano sostanzialmente inapplicabili, con quelle non avrebbe riaperto nulla in Italia”.
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“Ci siamo rimessi a lavorare e abbiamo definito un testo, adottato dalla Conferenza delle Regioni, che metteva delle linee guida comuni, anche per omogeneizzare il territorio, ed è stato un grande risultato”, ha detto Santelli. Adesso i governatori pretendono che le linee guida siano inserite anche nelle premesse e negli allegati del nuovo Dpcm.
Una richiesta portata avanti anche dal presidente Bonaccini, necessaria a evitare contrasti normativi. “Il Governo si è impegnato a richiamare nel testo le linee guida elaborate e proposte dalla Conferenza delle Regioni quale riferimento certo e principale dai cui far discendere i protocolli regionali. Ciò assicurerà, peraltro omogeneità e certezza delle norme in tutto il Paese”.
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