Pierpaolo Lauriola nasce a Manfredonia nel 1975, giovanissimo si trasferisce prima a Bologna dove studia al DAMS, poi a Milano, dove invece vive attualmente. La musica è dentro di lui, un prezioso dono, tramite il quale descrive il mondo con sincerità, regalando all’ascoltatore un vivido ritratto della realtà.
Autore e compositore, il suo vastissimo curriculum artistico vanta più di trecento concerti in venti anni. Ha suonato negli Eco, Five v. One, Catarsi e Pliskin. Impegnato nel sociale ha supportato molti progetti come l’apertura di un asilo nel quartiere popolare di Medina, al centro di Dakar, Amnesty International Italia con Amnesty in Rock, o i bambini del Mozambico attraverso Humana People to People, e la dodicesima edizione di A Maggio A Baggio con il progetto Errare Humanum Est, Liberare tutti i sogni con uno speciale concerto con i detenuti del carcere minorile Beccaria.
Le prime produzioni in inglese come Take me away, la raccolta Tendenze99, “Quando arriva la sera” “Vibrazioni in orbita” e ancora, “Lontano da qui”, “Polvere.” “Tarli” “L’Ego” sono alcune delle opere che rivelano un artista indipendente, spontaneo e creativo, capace di dimostrarci il vero potere della musica: la libertà di esprimere sé stessi senza remore o vincoli.
“Canzoni scritte sui muri” è l’ultimo disco di una trilogia rivolta ai temi importanti del nostro vivere. “Polvere.” (scritto con il punto finale) ci parla della nascita e dell’evolversi dell’individuo nel tempo, “L’Ego” rappresenta la crescita e “Canzoni scritte sui muri” descrive infine la trasformazione. Insieme dipingono un delicato affresco di emozioni che trascinano l’ascoltatore nella durezza della realtà lasciando, tuttavia, le porte aperte alla speranza e alla fiducia nella bellezza del mondo…nonostante tutto.
“Scudo e riparo” è il brano scritto a quattro mani con Sergio Salamone, il video, già online sui canali ufficiai del cantautore e con la regia di Antonello Schioppa, vuole raccontare in modo diretto e a tratti perfino doloroso, il mondo del precariato con tutte le incertezze nei confronti del futuro e l’impossibilità di fare progetti di vita a lungo termine. Fin dalle prime note il video crea una atmosfera suggestiva, teneramente malinconica, dove le immagini di rottami e le foto in bianco e nero che ritraggono un matrimonio di un tempo passato lasciano, infine, lo spazio ad una splendida bimba con i capelli biondi raccolti in due codine. Il suo sorriso a significare che di fronte alle difficoltà, il sostegno e la vicinanza di chi si ama sono fondamentali e necessarie per andare avanti “…come scudo e riparo”.
Abbiamo incontrato Pierpaolo che ci farà conoscere, un po’ di più, il suo modo di vivere la musica
Ciao è un piacere averti sulle nostre pagine
“Canzoni scritte sui muri” è il tuo ultimo album. Molto spesso sui muri, si scrivono frasi d’amore, malcontenti o anche considerazioni sulla vita che rappresentano il proprio modo di essere, una sorta di messaggio che può risuonare estraneo oppure legare con i pensieri di chi legge. Cosa vuoi comunicare a chi “ascolta” le tue scritte sui muri?
Mi piacerebbe comunicare fiducia. La musica ha un potere aggregante e può essere un motore molto forte capace di demolire quei muri che ci isolano dagli altri, anche in un momento in cui il distanziamento sociale diventa una necessità. Attraverso l’ascolto della musica possiamo sentirci più vicini.
“Scudo e riparo”, il brano che anticipa l’album, affronta il problema del precariato e propone una riflessione disincantata sull’attuale condizione del lavoro, perché hai scelto di affrontare questa tematica?
Molte persone non hanno possibilità di riscattarsi socialmente e vivono un precariato lavorativo constante. Penso che sia una di quelle problematiche di cui si dovrebbe parlare maggiormente. Purtroppo in alcune zone del paese, la mancanza di lavoro e di opportunità vengono vissute con rassegnazione.
Il video del brano “Scudo e riparo” racconta di una bimba e del suo papà che perde il lavoro. Tanti rottami e immagini di un matrimonio di altri tempi, la felicità di una famiglia che si alterna agli inevitabili momenti di sconforto conseguenti alla perdita del lavoro…“Il nostro specchio in frantumi. Come scudo e riparo…” Cosa vuole farci capire questa canzone e cos’è la famiglia per Pierpaolo Lauriola?
Il messaggio di questa canzone è che possiamo diventare scudo e riparo gli uni degli altri, per proteggerci dalle difficoltà che la vita ti porta ad affrontare. Per me la famiglia è un legame di lealtà che c’è tra persone che decidono di condividere un progetto insieme.
Chi ascolta la tua musica deve poter trovare qualcosa di unico che non ha trovato altrove. Perché può riconoscerti in mezzo a tutti gli altri?
Penso di avere una scrittura non banale a volte quasi complessa. Rispetto alla musica che va di moda adesso necessita di un ascolto più attento. In questo mi sento più vicino ai cantautori degli anni settanta, come De Andrè e Fossati a cui associo ascolti e suoni che assorbo dagli artisti più recenti, tipo Sufian Stevens e Radiohead.
In questo momento unico e drammatico vedere l’Italia che canta dai balconi emoziona e commuove tutti. In che modo, secondo te, la musica può aiutarci ai tempi del coronavirus?
La musica può essere una terapia contro il malessere. L’Italia ha reagito anche cantando, durante l’emergenza coronavirus, soprattutto nella fase inziale, quando siamo stati blindati tutti in casa e c’è stato un certo sgomento nel dover ammettere di essere così fragili nonostante le nostre certezze, la musica ci ha unito in un abbraccio virtuale.
Cos’è davvero la musica per un artista?
La musica per me è un’urgenza espressiva che ha un potere catartico e liberatorio.
Credo che un artista in generale dovrebbe muovere quello che ha dentro.
Si, e per dirla con le parole di Leonard Cohen, “Per sua natura, una canzone deve muovere da cuore a cuore”.
Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo perso quel famoso treno che ci aspettava, dove era diretto il tuo?
Il treno che ho perso sono tutte quelle canzoni che ho immaginato e non ho ancora scritto. Ad esempio una canzone sull’attesa e la nascita di mio figlio. Sono stati per me momenti di grandi emozioni che non sono ancora riuscito ad esprimere. E anche una canzone su quello che stiamo vivendo adesso. Immagino che sarà più semplice farlo quando tutto sarà finito.
Quando la tua arte è riuscita ad alleviare un momento doloroso nella vita e quando, invece, ha fatto da cornice a una bella emozione?
Un momento doloroso, quando ho lasciato la mia terra nativa per la prima volta. Un’emozione gigante è sicuramente stata la nascita di mio figlio l’anno scorso. Il momento più bello della mia vita. In questo caso la musica è stata un’ottima colonna sonora.
Il 13 maggio uscirà il tuo nuovo album, qualche anticipazione?
Le storie che racconto in questo album hanno origine nella quotidianità e possono essere storie di tutti. L’ho pensato come una lettera d’amore alla vita. Il titolo richiama la title track, che è stata la prima canzone che ho scritto. In tutto l’album interagiscono tra loro lo stile italiano di autori quali Ivano Fossati, Fabrizio De André, Paolo Conte e le suggestioni degli ascolti più recenti come Bon Iver, Radiohead e Sufjan Stevens.
Domanda obbligata in questo periodo, qual è la prima cosa che farai quando finirà la quarantena?
Mi piacerebbe tornare a suonare in concerto. Quello che mi è sempre piaciuto dei miei live è che dal vivo, e questo è successo con tutte le band che mi hanno accompagnato, la formazione si è allargata giorno dopo giorno fino ad arrivare a dieci membri o anche più tra musicisti, attori, pittori, videomaker. Il palco diventa una comunità. Nella musica si può sperimentare questo miracolo, che nella vita reale non si verifica quasi mai. Il concerto diventa un’utopia politica realizzata, anche se solo per lo spazio di una serata.
Grazie per il tuo tempo e per la tua musica
E adesso vi invitiamo ad ascoltare una favola…
LINK AL VIDEO DI “SCUDO E RIPARO”
Sabrina Cau