L’indagine era stata propiziata da un sopralluogo effettuato nel mese di gennaio 2019, in un’area del Comune di Marrubiu dove sono presenti diversi fabbricati, alcuni anche di grosse dimensioni, che all’epoca erano adibiti allo stoccaggio di veicoli di ogni tipo destinati alla rottamazione. L’accertamento della Polizia, però, ha consentito di scoprire un’attività totalmente abusiva di rottamazione di veicoli con una conseguente produzione di varie categorie di rifiuti, di cui alcuni di tipo speciale e pericoloso, come olii esausti, batterie, ecc.
L’area con i relativi fabbricati, all’interno della quale sono stoccati centinaia di veicoli destinati alla rottamazione, oltre a un centinaio di motori, pneumatici nonché ingenti quantitativi di rifiuti, è stata sottoposta a sequestro preventivo, per scongiurare che l’attività illecita potesse proseguire.
Le indagini, a carico di Davide Soru, indagato per traffico illecito di rifiuti, sono state effettuate dalla Polizia Giudiziaria della Sezione della Polizia Stradale di Oristano, sotto la guida dal Sostituto Procuratore della Procura DDA di Cagliari, Guido Pani e hanno consentito di accertare che l’attività illecita dell’indagato, fosse ben radicata e consistente. Infatti, pare che dal 2014 fino a gennaio del 2019, abbia rottamato abusivamente circa 1600 veicoli. Gli accertamenti, hanno anche consentito di scoprire che l’indagato, una volta che rottamava illecitamente il veicolo, confezionava un falso certificato di rottamazione, apponendovi un timbro, dove però il codice che vi era contenuto, era univocamente riferito ad altro soggetto autorizzato, che però non risulta residente in Provincia di Oristano. Ed è proprio con questi certificati che gli uffici preposti procedevano alla cancellazione dei veicoli dai pubblici registri. Questo particolare, è stato evidenziato dalle autorità, per mettere sull’avviso, coloro i quali, avessero dato incarico di demolizione di un veicolo all’indagato, ignorando che non si trattava di soggetto legalmente autorizzato.
L’attività del Soru, oltre ad esser stata svolta in totale assenza dei necessari titoli autorizzativi, è stata connotata anche dal mancato rispetto delle norme che presidiano queste delicate attività. In quanto, i luoghi dove veniva svolta abusivamente l’attività, non possiedono le specifiche tecniche che la normativa in materia di rifiuti prevede. Il tutto evidentemente ha posto il problema di individuare materialmente i siti dove tali ingenti quantitativi di varie migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, sono finiti e in tal senso le indagini, sono ancora in corso.
Nel mese di gennaio di quest’anno la Squadra di Polizia Giudiziaria, sempre della Sezione della Polizia Stradale di Oristano, su delega del P.M. Guido Pani, effettuava un controllo presso l’azienda familiare dell’indagato, che si trova nel territorio del Comune di Uras, per verificare le attività svolte dall’indagato all’interno di quel sito e il controllo, ha rivelato un sostanziale spostamento della base logistica delle attività illecite di gestione dei rifiuti, quindi, non più Marrubiu perché sottoposta a sequestro, ma Uras e anche qui, sono stati rinvenuti numerosi veicoli destinati alla rottamazione, alcuni già pressati, pneumatici, olii esausti, batterie, filtri, in pratica una moltitudine variegata di rifiuti connotata da un’intrinseca pericolosità. In pratica, l’indagato ha continuato l’attività, nonostante su di lui fosse in corso un’indagine per un delitto gravemente sanzionato e in ragione della gravità e della reiterazione del reato, lo scorso 13 maggio il Gip di Cagliari, su richiesta del P.M. Guido Pani, ha emesso, a carico dell’indagato Davide Soru la misura cautelare personale dell’interdizione, per la durata di 12 mesi, dall’esercizio, in qualsiasi forma, nonché indirettamente tramite prestanome, dell’attività di autodemolitore e di tutte quelle ad essa connesse.
L’indagine, che è ancora in corso, ha consentito di interrompere un traffico illecito e pericoloso, considerato che i reati ambientali proiettano direttamente i loro nefasti effetti su un bene primario, che è quello della salute.