Il reddito di emergenza diventa un contributo, ma come cambia? Tra i diversi nodi da sciogliere nel decreto di maggio (ex decreto di aprile) ancora in bozza vi è proprio il reddito di emergenza nuova misura per aiutare le famiglie in difficoltà e che fino a oggi non hanno avuto un sostegno concreto dallo Stato.
Il reddito di emergenza del quale si parla da tempo, pensato anche per aiutare i lavoratori irregolari, crea tensioni all’interno della maggioranza di governo – qualche giorno fa c’era l’opposizione dei renziani all’eventuale compatibilità della misura con il reddito di cittadinanza– tanto che ora cambia nome e diventa un contributo la cui cifra oscilla, stando alla prima bozza del decreto di maggio, tra i 400 e gli 800 euro.
Dunque il reddito di emergenza cambia nella forma e diventa contributo, ma nella sostanza?
Da reddito di emergenza a contributo: ecco come cambia
Da reddito di emergenza a contributo: vediamo come cambia il sostegno alle famiglie per la Fase 2 o meglio come potrebbe cambiare dal momento che il decreto di maggio non è ancora definito e potrebbe, rispetto alla prima bozza, subire delle modifiche.
Il dibattito è acceso all’interno della maggioranza tanto che si è pensato di non far passare l’idea che il reddito di emergenza sia qualcosa di permanente come il reddito di cittadinanza che dura 18 mesi ed è rinnovabile se si mantengono i requisiti.
Per questo si è deciso di dare il nome di contributo, al fine di sottolineare la natura temporanea. La richiesta di destrutturare la norma contenuta nella bozza del decreto di maggio arriva da Italia Viva e Pd. Nel testo provvisorio fino a oggi circolato non viene specificata la durata del reddito di emergenza che andrebbe da 400 a 800 euro a seconda della composizione del nucleo familiare.
Nella sua nuova versione di contributo il reddito di emergenza dovrebbe essere erogato per un massimo di due mesi, in due tranche, per affrontare questo momentaneo periodo di crisi e quindi sarebbe qualcosa di totalmente differente dal reddito di cittadinanza.
Il reddito di emergenza, ormai contributo, sarebbe erogato per due mensilità dall’INPS con una sola domanda, ed è proprio la gestione dell’Istituto del Rem come anche di altre indennità, che ha creato tensioni nella maggioranza con l’opposizione di Italia Viva e la proposta che siano i Comuni a gestirlo.
Il reddito di emergenza ormai contributo dovrebbe interessare un milione di nuclei familiari circa, vale a dire 2,5 milioni di persone, con risorse fino a un miliardo.
Contributo di emergenza: chi può prenderlo
Se ormai diventa contributo di emergenza temporaneo, quello che fino a ieri veniva chiamato reddito, può prenderlo la stessa platea di beneficiari stabilita nella prima bozza del decreto, o almeno così dovrebbe essere. I requisiti restano:
- residenza in Italia;
- ISEE non superiore a 15.000 euro;
- reddito familiare inferiore al reddito o contributo di emergenza stesso;
- un patrimonio immobiliare riferito al 2019 non superiore ai 10.000 euro (soglia che può aumentare di 5.000 euro per ogni componente del nucleo familiare fino a un massimo di 20.000).
I requisiti per l’ormai contributo di emergenza dovrebbero essere dunque gli stessi previsti nella bozza circolata in queste ore, ma in ogni caso toccherà aspettare l’ok definitivo al testo.
Teresa Maddonni
Fonte: www.money.it
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