L’allarme era stato lanciato lo scorso gennaio da Franco Satta e Rossana Carbone, coordinatori cittadini dei Riformatori di Porto Torres, i quali avevano espresso perplessità e forte preoccupazione per il futuro del preziosissimo patrimonio archeologico:
«In assenza di un presidio per la sorveglianza e la prevenzione dei resti archeologici della Colonia Romana di Turris Libisonis, ci chiediamo come potrà essere garantita la tutela di una situazione complessa determinata dalla presenza di una città pluristratificata».
Oggi, spiegano Satta e Carbone:
«La mozione presentata dai nostri rappresentanti regionali è finalizzata a sospendere il provvedimento e attivare un tavolo tecnico con le istituzioni e le parti sociali per ricercare soluzioni alternative alla chiusura della sede operativa».
«Il percorso avviato oltre quarant’anni fa tra la comunità di Porto Torres e la Soprintendenza – raccontano – ha condotto a grandi, e in qualche caso insperati, risultati che hanno aperto la strada a nuove prospettive. Infatti, nel progetto dei Riformatori c’è la sottoscrizione di un accordo fra il Comune, la Soprintendenza e il Polo Museale della Sardegna per la gestione, la valorizzazione, la tutela e la conservazione dei Beni Culturali di Porto Torres».
I Riformatori puntano, in particolare, a un progetto innovativo che riguarda l’istituzione di un “Parco Archeologico Urbano” che possa integrare la zona del faro, l’area archeologica di Palazzo Re Barbaro e delle Terme Maetzke, l’area del Rio Mannu con il Ponte Romano e, infine, la zona di Marinella con la necropoli Occidentale di Turris Libisonis.
Oltre a questo, anche la creazione di un polo di attrazione culturale e turistica che comprende anche il complesso della Basilica di San Gavino e le aree musealizzate sotto Piazza Atrio Metropoli e sotto la gradonata che collega il porto con le due stazioni marittime, non può che favorire un volano virtuoso di eccellenza con sicure ricadute positive sull’occupazione e sull’economia della Città.
«Riteniamo di fondamentale importanza – concludono i Riformatori – consentire al Comune di Porto Torres di gestire, insieme alle istituzioni preposte, il suo patrimonio archeologico e accedere così ai finanziamenti nazionali, regionali e comunitari dedicati a progetti di gestione e di sviluppo dei Beni Culturali».
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