I punti fermi della CISL
Sul versante dell’impegno sindacale i punti fermi che caratterizzano la nostra attività sono:
- la tutela della salute e la sicurezza nei posti di lavoro;
- il rafforzamento del sistema socio-sanitario e la dotazione delle attrezzature indispensabili allo svolgimento delle funzioni di tutti gli operatori;
- il finanziamento da parte dello Stato e della Regione degli interventi necessari a far ripartire l’economia, a tutela delle persone e dei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria e dal blocco delle attività produttive.
In questa direzione vanno valutati gli interventi per l’emergenza sanitaria e produttiva, oltre a quelli più strutturali utili a far ripartire l’economia, sostenendo le imprese e i settori produttivi più in difficoltà.
Gli interventi proposti dalla CISL
Alla Regione chiediamo interventi che raggiungano subito lavoratori, famiglie, imprese.
Non si tratta di elencare numerosi obiettivi, in una sorta di rivendicazione stile anni Settanta, ma di individuare una strategia con interventi concreti e praticabili e misure che subito consentano all’Isola di spendere presto e bene le risorse disponibili, non con un criterio a pioggia, ma su ambiti e settori decisivi per stimolare una nuova fase espansiva dell’economia, evitando che la recessione diventi un fenomeno duraturo, tutelando lavoratori, famiglie e imprese.
Il quadro delle risorse finanziarie ad oggi messe a disposizione dalla Regione Sardegna, per il contrasto agli effetti del Covid-19 e il sostegno a famiglie e imprese, ammonta a complessivi 398 milioni di euro circa, tra risorse regionali, della SFIRS e della Unione Europea, cosi suddivisi (*):
- interventi a favore delle famiglie (per un importo fino a 800 euro), con uno stanziamento di 120 milioni di euro;
- misure urgenti per il sostegno al sistema produttivo regionale (garanzie, prestiti e altri strumenti alternativi al tradizionale canale bancario), con uno stanziamento stimato in poco più di 90 milioni di euro;
- interventi per il settore sanitario, della biomedicina, dell’agroalimentare, dei servizi per il turismo e delle costruzioni (prestiti e contributi), a valere su fondi regionali e comunitari, e con una dotazione finanziaria di 120 milioni di euro (misura in parte finanziata dalla BEI);
- altri interventi per il Fondo per la finanza inclusiva, la Protezione civile, lo smart working per i dipendenti regionali, le imprese agricole, gli inquilini in difficoltà economiche, per circa 68 milioni di Euro.
Per la gran parte si tratta di misure a carattere assistenziale e di garanzia ai prestiti per le imprese, utili senz’altro, ma che per essere efficaci devono raggiungere i destinatari in tempi brevissimi ed essere integrati da interventi a carattere strutturale, di sostegno a una fase espansiva dell’economia isolana.
Impegno che l’Europa e il Governo nazionale stanno varando e che deve vedere protagonista la Regione con una sua strategia.
Le strategie per la ripresa economica
1) Indispensabile una nuova manovra finanziaria e di bilancio riorientata sul rilancio dell’economia e del lavoro.
Nell’immediato, come già detto, è prioritario sostenere le famiglie, le imprese e il tessuto produttivo messo a dura prova dall’emergenza sanitaria e dalla sospensione dell’attività.
Anche la Regione deve immettere liquidità nel sistema delle imprese, e non solo attraverso le facilitazioni sulle garanzie di accesso al credito, ma indirettamente riducendo anche una parte dei tributi di competenza regionale e abbattendo il costo degli interessi sul debito.
Ma un altro obiettivo prioritario che la Regione deve concretizzare in tempi rapidissimi è l’accelerazione della spesa regionale, in particolare su tutti i capitoli riguardanti i fondi europei, e l’immediato disbrigo delle pratiche di pagamento sui crediti delle società, agendo sulla burocrazia e la semplificazione delle procedure.
Il Programma regionale di sviluppo e il Bilancio, alla luce anche di una legge di stabilità per il 2020 varata a carattere tecnico, devono essere quindi riorientati, affrontando la recessione e l’emergenza sanitaria e produttiva, con una nuova manovra di dimensione e indirizzi straordinari e con nuovi investimenti.
Tale nuova manovra dovrà avere una scansione pluriennale e trovare collocazione in vista del 2021 nel prossimo Documento Economico e Finanziario. In questa programmazione fondamentale diventa il finanziamento delle infrastrutture e della innovazione tecnologica e digitale.
Il rafforzamento della rete dei servizi pubblici diventa altresì improcrastinabile, anche per l’esperienza maturata negli ultimi mesi di emergenza da Covid-19. Occorre migliorare gli organici del sistema socio-sanitario con le assunzioni di operatori indispensabili alla prevenzione e cura, soprattutto nell’assistenza domiciliare, nei controlli della RSA e delle case di riposo, nella non autosufficienza e nell’assistenza a domicilio nell’accompagnamento e nella tutela minori.
Altro e primario obiettivo riguarda l’istituzione di un Fondo annuale e pluriennale per la formazione professionale, la digitalizzazione del sistema e l’aggiornamento del personale, insieme al rafforzamento della dotazione informatica delle scuole.
2) La Regione deve reperire risorse finanziarie aggiuntive e rinegoziare con il Governo la copertura della spesa sanitaria, del trasporto pubblico locale e della continuità territoriale.
Occorre, come già detto cantierare subito le risorse disponibili e reperirne altre manovrabili e aggiuntive rispetto a quelle attualmente riportate nei capitoli di spesa (regionali, nazionali ed europei) del Bilancio recentemente approvato.
Le somme derivanti dalla riprogrammazione di parte dei Fondi strutturali (FESR e FSE) non sono infatti sufficienti a coprire neppure una minima parte degli interventi necessari, si tratta peraltro di risorse non aggiuntive, ma con destinazione già prevista, ancorché in diversi casi non legate ad obbligazioni giuridicamente vincolanti.
Il ricorso alle risorse della Banca Europea degli Investimenti, come previsto dalla Giunta regionale, riguarda pur sempre un’operazione di indebitamento che, pur dilazionata in tempi lunghi, non risolverebbe il problema di molte aziende dei settori individuati come destinatari degli interventi, le quali aziende, anche per le difficoltà conseguenti all’attuale crisi, in gran numero non potrebbero ricorrere a questo strumento.
Dunque restano poche strade per immettere nel sistema produttivo sardo una quantità adeguata di risorse finanziarie da parte della Regione, per integrare la strategia dello Stato e dell’Unione Europea, senza gravare pesantemente sul bilancio delle imprese e sulle tasche dei cittadini: la contrazione di mutui per investimenti, l’avallo dello stato e del’UE a superare lo scoglio del pareggio di bilancio, e dunque la scelta di operare in disavanzo, il via libera dello Stato per mutui da utilizzare per la spesa corrente.
Soprattutto occorre che la Regione si ponga nell’immediato un obiettivo, che occorrerà con intelligenza perseguire e che risolverebbe gran parte dei problemi di disponibilità di risorse finanziarie, ossia la rinegoziazione con il Governo nazionale dei costi della sanità, del trasporto pubblico locale e della continuità territoriale, tutti a carico della Regione dal 2006, diversamente da quanto avviene nella quasi totalità delle altre Regioni.
Un capitolo della storia del rapporto con lo Stato molto triste e negativo, di cui occorrerà rendere conto in altra apposita riflessione. Ora si tratta dunque di reggere il colpo della crisi e creare le condizioni per la ripresa, certamente con le forze e le disponibilità che si hanno, ma interagendo con lo Stato e l’Unione Europea per segnare qualche punto a favore di un incremento di risorse finanziarie e di riconoscimenti tangibili di alcuni diritti della Sardegna.
Insieme agli investimenti necessari bisogna, quindi, avere una strategia e obiettivi di medio e lungo periodo, per immaginare quale Sardegna pensiamo di poter ragionevolmente costruire, partendo dalle difficoltà e dai rapporti di forza in campo.
3) Alcuni obiettivi indispensabili per una nuova duratura fase di sviluppo.
La precondizione più importante per lo sviluppo, da costruire in tempi adeguati al bisogno, è l’abbattimento delle diseconomie interne ed esterne al processo produttivo.
Questo implica una riduzione del divario di crescita delle imprese sarde rispetto alle nazionali, intervenendo sui costi dell’energia, sui trasporti interni ed esterni, sul sistema delle reti.
Ma qui scontiamo il prezzo del nodo irrisolto del rapporto con l’Unione Europea e con lo Stato circa il riconoscimento dello status di insularità, obiettivo che, pure se con implicazione di tempi non brevi, va perseguito con maggiore forza e determinazione dall’intera Sardegna.
Due questioni vanno inoltre affrontate in termini radicali e urgenti: l’assetto istituzionale dell’Isola e un ruolo diverso della Regione che deve ridisegnarsi trasferendo risorse e poteri ai Comuni e all’Ente intermedio, insieme a un forte e diffuso investimento sul sapere, sulla tecnica e sulla cultura, attraverso la filiera della scuola, della formazione professionale (per la quale occorre anche una nuova legge ordinamentale), della Università e della Ricerca.
L’obiettivo, dunque, deve essere quello di creare competenze e favorire l’utilizzo del valore aggiunto della conoscenza nel sistema sociale e produttivo, per promuovere, anche, gruppi dirigenti adeguati alle nuove complessità economiche, sociali e istituzionali.
4) Necessaria una regia unitaria tra Regione, Enti Locali e Sindacati per rilanciare l’economia e il lavoro nell’Isola.
Come è evidente, gli interventi adottati dalla Regione e le risorse finanziarie individuate, non sono certo risolutivi di un’emergenza economica e sociale senza precedenti come quella in atto, anche valutati nella loro natura integrativa di quelli statali.
Gli strumenti e le diverse tipologie, soprattutto quelle riguardanti le attività produttive, necessitano di procedure complesse, altri hanno bisogno di ulteriori adempimenti, altri ancora, appena annunciati, devono essere resi pubblici.
In ogni caso occorre coordinarli e seguirli tutti in ogni fase, verificarne il percorso, i tempi e l’attuazione, mentre sul piano dell’impatto sociale della crisi le conseguenze si manifesteranno, però, in forme ancora più drammatiche, dopo il periodo di scadenza degli ammortizzatori sociali.
Ecco perché, senza perdere ulteriore tempo, è indispensabile già da oggi ragionare e mettere in campo una strategia, anche di medio periodo, di governo degli interventi per l’uscita dalla crisi.
Una regia unitaria, che metta insieme Regione, Parti sociali e imprenditoriali, ed Enti locali. È questa l’unica strada per condividere e attuare una strategia dei sardi utile a riprendere il cammino dello sviluppo e del lavoro nell’Isola.