È il lavoro messo in campo dal laboratorio Covid-19 di Microbiologia e Virologia dell’Aou di Sassari che, in qualità di laboratorio di riferimento regionale, dal 6 febbraio ha iniziato a funzionare h24, 7 giorni su 7 per l’identificazione del coronavirus Cov-2 con metodiche molecolari di “real time PCR”.
Un ruolo di primo piano nella lotta Covid-19, quello della struttura diretta dal professor Salvatore Rubino, che ha supervisionato, dal 28 marzo, prima le attività del laboratorio dell’ospedale San Francesco di Nuoro quindi dell’Istituto Zooprofilattico e poi del Policlinico sassarese.
E adesso si pensa alla “Fase 2”, con una nuova organizzazione in grado di dare risposte più veloci e di utilizzare metodiche molecolari rapide, a beneficio dei casi urgenti, soprattutto in Pronto soccorso e in Medicina d’urgenza.
«Ci siamo organizzati da subito per dare risposte alle strutture ospedaliere e del territorio – afferma Salvatore Rubino – anche perché, nel periodo caldo dell’emergenza, arrivavano tamponi da analizzare da tutto il centro nord Sardegna, Sassari, Alghero, Ozieri, Tempio, Olbia e Nuoro. Abbiamo dovuto rivedere il nostro modo di operare, anche in considerazione del fatto che questo laboratorio, che è nato come Centro di riferimento regionale dell’influenza, processava circa 600 tamponi nel solo periodo influenzale».
È chiaro che l’emergenza sanitaria ha portato a rivedere l’intera attività del laboratorio che è riuscito a realizzare una media giornaliera di analisi di tamponi che si è aggirata tra i 350 e i 450.
Un risultato dovuto anche al personale messo in campo: dai medici, biologi e tecnici del laboratorio di Virologia e Biologia molecolare, al piano terra della palazzina di Malattie Infettive e dei laboratori di Microbiologia e Virologia di via Padre Manzella e del “Palazzo Rosa”. La struttura organizzativa è stata rafforzata con il contributo degli specializzandi della Scuola di Microbiologia e Virologia, alcuni dei quali con pluriennale esperienza e dottorato di ricerca in Virologia. A questi si sono aggiunti un biologo volontario del servizio di Diabetologia e gli specialisti – un medico e un tecnico – del laboratorio di Patologia Clinica, che hanno portato le loro esperienze tecnico-scientifiche e strumentali.
«Le fasi iniziali sono state le più difficili – afferma il direttore del laboratorio – per la grave carenza di reagenti difficilmente reperibili sul mercato in tutta Europa. C’è stata una grande attività da parte della Farmacia ospedaliera e dell’Ufficio acquisizione beni e servizi e, dopo le difficoltà anche delle aziende produttrici e distributrici dei reagenti che hanno faticato a fornire con continuità i beni necessari per la diagnostica, adesso i problemi sono quasi del tutto superati». La sfida iniziale, forse anche la più grande, è stata la gestione di centinaia di campioni giornalieri. «Le richieste sono state davvero pressanti – aggiunge Salvatore Rubino – e soltanto con il tempo si è compreso che la diagnosi di presenza del virus nei tamponi richiede esami particolarmente complessi e un tempo di esecuzione dalle 3 alle 6 ore».
Adesso, anche il laboratorio viaggia verso la Fase 2 dell’emergenza Covid ed è pronto ad avviare indagini su campioni sempre più ampi di popolazione, nel rispetto delle indicazioni nazionali e regionali applicate all’Unità di crisi locale. Saranno messe in campo analisi sierologiche mirate ad accertare l’esposizione al virus e, quindi, a controllare la sua diffusione nella comunità ospedaliera e nelle Rsa. Un lavoro enorme che porterà ad analizzare diverse migliaia di sieri alla settimana, per determinare la presenza di anticorpi specifici per il coronavirus.
A dare sostegno e supporto al laboratorio sono state anche le donazioni da parte del territorio. «Grazie alla generosità di Istituzioni pubbliche e private, fondazioni, associazioni, persone singole o aggregate in gruppi che hanno organizzato una generosa raccolta fondi – conclude il direttore del laboratorio – la nostra struttura è stata rifornita di numerosi kit diagnostici e strumentazioni».