SuperNews ha avuto il piacere di intervistare il libero della Sir Safety Perugia, nonché della Nazionale Italiana di pallavolo Massimo Colaci, che ci ha raccontato di come è nato il suo amore per la pallavolo e dei suoi ricordi sportivi più importanti. Inoltre, Colaci si è espresso sulla delicata situazione del volley dopo la crisi generata dall’emergenza sanitaria.
Hai prolungato il contratto fino al 2022 con la Sir Safety Perugia. Il club si sta anche muovendo sul mercato, con l’ultimo acquisto del palleggiatore tedesco Zimmermann. Secondo te, cosa manca alla società per fare un ulteriore passo in avanti?
Forse, bisognerebbe formare uno “zoccolo duro” di giocatori e portarlo avanti negli anni. Negli ultimi due, tre anni, dopo lo scudetto, sono cambiati tanti atleti, alcuni miei amici, e in uno sport di squadra è fondamentale che ci sia un gruppo di giocatori che per qualche anno giochi insieme, stabilmente, perché in questo modo si riescono a raggiungere grandi traguardi. Si dovrebbe lavorare principalmente su questo, poiché sotto tutti gli altri aspetti il Perugia è una grande realtà: abbiamo un pubblico incredibile e una società seria. Quando una squadra possiede una base solida, un nucleo di giocatori che hanno diversi anni di esperienza alle spalle, si possono anche inserire in rosa ragazzi giovani.
Hai avuto contatti con i tuoi compagni di Nazionale? Credevi che si potessero disputare gli Europei quest’anno?
Quest’anno era anche in programma l’Olimpiade, e dispiace non poter partecipare. E’ stata completamente cancellata la stagione delle Nazionali. Avevamo la possibilità di disputare anche le finali di World League. Sì, ho sentito spesso i miei compagni di Nazionale, soprattutto nel periodo in cui non si sapeva se si sarebbe giocato o meno. Eravamo fiduciosi, anche se sapevamo di non partire da favoriti. Sono tornei che durano circa due settimane, di dieci, quindici partite, in cui può succedere di tutto. Ci dispiace per come sia andata, soprattutto a me, dal momento che probabilmente questa sarebbe stata l’ultima stagione in Nazionale. Speriamo nel prossimo anno.
Come nasce la tua passione per la pallavolo? Fin da piccolo sognavi di giocare ai livelli in cui giochi adesso?
Ho iniziato a giocare a pallavolo grazie a mio padre, che ha sempre fatto parte di questo mondo. Fin da piccolissimo, respiravo volley: andavo con papà a vedere le partite, giocavamo a pallavolo insieme, lui e i suoi amici parlavano spesso di questo sport. Nelle giovanili, dal mini-volley alla Junior League, ho fatto il palleggiatore, ma io ho sempre voluto fare il libero. E’ un ruolo che ho scelto di fare. Quando avevo l’occasione, in seconda divisione, giocavo da libero. Intorno ai diciassette anni, poi, per una questione di necessità, dal momento che la mia squadra era rimasta senza il libero titolare, ho finalmente iniziato a giocare nel ruolo che volevo. Sono sempre stato molto ambizioso, fin da ragazzino. Ho sempre puntato ad arrivare ad alti livelli. Ricordo che seguivo in tv Mirko Corsano, guardavo le partite della Nazionale, e mi dicevo di voler arrivare agli stessi livelli.
Qual è la squadra del campionato italiano più ostica da affrontare?
Da quando sono a Perugia, la sfida infinita è quella con Civitanova. Inizialmente, siamo stati noi a raggiungere grandi traguardi, come lo scudetto, la Supercoppa, la Coppa Italia. Nell’ultimo anno, invece, è stata quasi sempre la Lube ad avere la meglio. E’ la squadra più difficile e più bella da affrontare. A livello europeo è molto forte è lo Zenit Kazan, che spesso ho incontrato sulla mia strada, soprattutto negli anni in cui giocavo a Trento. Lo Zenit è una squadra eccezionale, che ha vinto cinque Champions League di fila e con cui le partite sono sempre combattutissime.
Il tuo ricordo sportivo più bello?
Sono due. Sono ricordi legati a due trofei in particolare: il primo è lo scudetto vinto a Roma con Trento, dopo la partita contro Cuneo. E’ importantissimo proprio perché è stato il primo scudetto. Il secondo ricordo è quello dello scudetto vinto due anni fa con il Perugia, perché è stato il primo vinto con il Perugia. Sono state due feste incredibili, due momenti importantissimi per me. Naturalmente, ci sono i ricordi legati alla Nazionale, alle Olimpiadi, ma, se devo indicarne due in particolare, ti parlo di questi.
Dopo quest’emergenza sanitaria, che ha messo in crisi tutti i settori e il mondo dello sport, quale credi che sia il provvedimento primario da attuare per salvaguardare il mondo del volley?
Il nostro mondo è un po’ particolare. Ci sono delle difficoltà oggettive, dopo quest’emergenza sanitaria. Credo, però, che molte società si siano adagiate su questa situazione. Alcune sono state contraddittorie nel modo di agire: società che hanno deciso di tagliare gli stipendi ai propri tesserati, si sono lanciate, poi, a capofitto sul mercato. Quindi, c’è qualcosa che non quadra. Credo che la prima cosa da fare sia stilare una serie di regole precise da seguire e favorire un maggiore dialogo tra Leghe, Federazione e giocatori, che talvolta vengono messi da parte in queste situazioni. Un ulteriore suggerimento è quello di “non fare il passo più lungo della gamba”: alcuni club fanno più di quello che potrebbero, e questo alla fine genera dei problemi che si sarebbero potuti evitare o contenere.