Si tratta, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, di un vero e proprio black out normativo che sta gettando nell’incertezza coloro che vorrebbero depositare gli atti “a mano” e senza l’ausilio di patrocinatori, ma che si troverebbero costretti a inoltrare le proprie istanze a mezzo raccomandata postale con i conseguenti aggravi di costi oppure a mezzo pec, ma sappiamo che questa forma di trasmissione della corrispondenza non è ancora obbligatoria né diffusa tra tutta la cittadinanza.
Ci è stato segnalato, per esempio, che alcuni ricorsi avverso sanzioni amministrative innanzi al Giudice di Pace di Lecce che non erano stati ancora depositati a causa del “lockdown” tenuto conto della precedente sospensione dei termini processuali e che, quindi, sarebbero in imminente scadenza in ragione della ripresa del computo a far data dal 12 maggio scorso, non si è potuto depositarli per la chiusura al pubblico dell’apposita cancelleria resasi necessaria dalla permanenza dell’emergenza in strutture che, per croniche carenze, non sono ancora adeguate alla ripresa delle normali attività. Ma questi sono solo alcuni dei casi rappresentatici.
Si pensi, ad esempio, che gli uffici protocollo di alcune amministrazioni sono ancora chiusi, mentre i termini amministrativi riprenderanno a far data da domani 16 maggio, gettando, così nell’ulteriore incertezza migliaia di cittadini che non potranno recarvisi per effettuare la consegna di documenti e atti, molti dei quali potrebbero essere in scadenza e che si vedranno costretti ad attivarsi per vie alternative al fine di farli pervenire a destinazione in assenza di ulteriori determinazioni governative in merito.
È necessario, quindi, per lo “Sportello dei Diritti”, un nuovo ed immediato intervento del Governo, per sanare questa grave carenza, rinnovando ulteriormente la sospensione dei termini sostanziali, processuali e amministrativi finchè non sarà consentita la riapertura al pubblico dei suddetti uffici.