Secondo quanto riportato dalle testate locali, Olesia era andata a fare una passeggiata con una sua amica nel famoso Parco Duden, ad Adalia, noto per le sue bellissime cascate, dopo settimane di permanenza in casa. Durante la passeggiata, Olesia ha deciso di scattare una foto sul bordo di una scogliera con le cascate sullo sfondo. Avrebbe scavalcato la barriera di sicurezza per mettersi in posa di fronte alla sua amica che scattava la foto, ma è scivolata sull’erba, ha perso l’equilibrio ed è caduta dalla scogliera in un fiume.
La sua amica, terrorizzata, ha chiamato subito i soccorsi. Più tardi, il corpo di Olesia è stato trovato e portato fuori dall’acqua dai soccorritori locali. La polizia turca ha indagato sul caso e ha concluso che si è trattato di un incidente. Il corpo di Olesya verrà trasportato dalla Turchia al Kazakistan dove verrà sepolta nella sua città natale, Kostanay.
L’obiettivo del gesto? Scattarsi un selfie da brivido da uno strapiombo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, forse poi da condividere su internet per pavoneggiarsi con gli amici. La vicenda qui raccontata sembra incredibile. Nel senso che mai e poi mai vorremmo credere che qualcuno sia morto per scattarsi il selfie “perfetto”. Eppure è accaduto.
Perché se in fondo può essere una bella sensazione guardare il proprio selfie e accorgersi di aver dato vita a un’opera fantastica, può essere altrettanto sciocco perdere la vita per scattare un selfie che non vedremo mai. Un selfie non dovrebbe mai costare la vita a nessuno. Uno studio choc dell’All India Institute of Medical Sciences, rivela che fra il 2011 e il 2017, sono morte accidentalmente 259 persone durante lo scatto di selfie.