Il progetto, dal titolo Aplace for art. Studi d’artista al Ghetto, rientra nell’ambito della programmazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari.
Con questi presupposti il Ghetto diventa luogo non solo di esposizione ma anche di produzione creativa, sede privilegiata per un ritrovato incontro tra il pubblico e gli artisti, alcuni dei quali, peraltro, proprio a causa della crisi originata dalla pandemia, hanno dovuto lasciare il proprio studio.
Da sabato 27 giugno al 26 luglio, il primo terzetto vede confrontarsi e dialogare la pittura informale di Simone Dulcis, sempre drammatica e passionale, con l’intimità del linguaggio simbolico e rarefatto di Lea Gramsdorff; al surreale e onirico volge l’impianto compositivo di Francesca Randi, che restituirà una documentazione originale coinvolgendo il pubblico nel suo progetto.
Aplace for art. Studi d’artista al Ghetto è curato dagli storici dell’arte Simona Campus e Efisio Carbone per Consorzio Camù.
Porte aperte al pubblico dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21 con la possibilità di incontrare gli artisti all’opera tutti i giorni di apertura al pubblico dalle 18 alle 21.
L’ingresso alle mostre è consentito ad un massimo di 15 visitatori ogni ora e potrebbe essere necessario attendere all’esterno.
E’ preferibile prenotare prima i biglietti chiamando lo 070 6670190 o scrivendo a [email protected]
IL PROGETTO
“Aplace for art. Studi d’artista al Ghetto– dicono i due curatori – muove dalla necessità di affrontare in maniera positiva e concreta le difficili circostanze determinatesi – anche nel sistema dell’arte – in seguito all’emergenza pandemica covid-19, creando un’occasione inedita per supportare gli artisti operanti nel territorio e contribuendo, allo stesso tempo, al processo di ricostruzione di una nuova socialità. Oggi più che mai, infatti, l’arte e la cultura non possono e non devono diventare marginali, ma al contrario assumere un ruolo centrale per la definizione di nuovi paradigmi e per l’attivazione di nuove relazioni, a partire dal tessuto sociale cittadino: per ricucire, insomma, le connessioni e rigenerare il senso di appartenenza alla comunità”.
Ogni mese Il Ghetto ospiterà in residenza, contemporaneamente, tre diversi artisti, che ricreeranno il proprio atelier e lo renderanno accessibile: presenteranno una selezione di opere precedentemente realizzate, appartenenti a differenti momenti di ricerca, e contestualmente lavoreranno, in maniera continuativa, a nuove creazioni, interagendo tra loro e con i visitatori. In totale sicurezza, i visitatori potranno a loro volta vivere un’esperienza unica ed esclusiva: entrare dentro il processo creativo di un’opera, seguendone le varie fasi di elaborazione, e interloquire a tu per tu direttamente con gli artisti, in un’atmosfera riservata, informale, senza inibizioni.
Accanto agli spazi propriamente destinati ad atelier, alcune parti del Ghetto vengono riallestite come spazi sociali dell’epoca post-covid, pensati per incentivare la condivisione e lo scambio di idee, aprendo alla possibilità che si generino collaborazioni inter-artistiche, incroci e ibridazioni tra i differenti linguaggi del contemporaneo. Per tutta la durata del progetto, le riflessioni proposte, la conoscenza degli artisti e del loro lavoro vengono affrontati e approfonditi attraverso incontri, talk e altre iniziative, affidate a dirette streaming e altri strumenti di comunicazione online.
Sullo studio d’artista che il progetto intende riflettere, richiamandone l’importanza in quanto dispositivo fitto di significati, per le implicazioni che dall’ambiente fisico si estendono ad un ambito profondamente simbolico, di grande interesse per il nostro presente: «spazio di vita e di creazione, archivio denso di materie e di pensiero», come scrive Stefania Zuliani, che sia ordinato o disordinatissimo, «che sia bottega o factory, alcova o letterario salotto, immacolato ufficio o caotica officina di immagini e fallimenti, mansarda, piazza o scrivania», lo studio riflette in maniera ineludibile le condizioni della produzione artistica e la rete di rapporti che la sottendono, rivelandosi come spazio liminale tra il singolo e la collettività, tra privato e pubblico.
Per questo, nei processi di riqualificazione e rigenerazione urbana gli studi d’artista hanno dimostrato di rivestire un ruolo strategico determinante, favorendo la partecipazione comunitaria. Sempre più i vuoti delle città in espansione (stabili abbandonati, ex fabbriche) sono colmati dalla presenza degli artisti, capaci di interpretare, rileggere, comunicare i cambiamenti in atto. Gli studi d’artista, insomma, favoriscono lo sviluppo di città dinamiche e policentriche.
A PLACE FOR ART. Studi d’artista al Ghetto
A cura Simona Campus e Efisio Carbone
#1 Simone Dulcis, Lea Gramsdorff, Francesca Randi
dal 27 giugno al 26 luglio
Centro Comunale d’Arte e Cultura Il Ghetto
Dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21. Chiuso il lunedì
La presenza degli artisti sarà garantita tutti i giorni di apertura al pubblico dalle 18 alle 21.
L’ingresso alle mostre è consentito ad un massimo di 15 visitatori ogni ora e potrebbe essere necessario attendere all’esterno.
E’ preferibile prenotare prima i biglietti chiamando lo 070 6670190 o scrivendo a [email protected]
Biglietti: intero 3€ – ridotto 2€
Gli altri step del progetto avranno queste date:
#2 dal 5 agosto al 6 settembre
#3 dal 16 settembre al 18 ottobre