Focus anche sulle altre problematiche infettivologiche passate in secondo piano a causa dell’epidemia, a partire dai batteri multiresistenti e la carenza di nuovi antibiotici per combatterli.
Come già in occasione del crollo del Ponte Morandi o delle alluvioni che hanno flagellato il territorio, la Liguria si è fatta trovare pronta anche per l’emergenza coronavirus: una capacità di reazione tempestiva da parte del sistema pubblico, in questo caso sanitario-ospedaliero, a un problema urgente e imprevisto, che configura un vero e proprio ‘modello-Liguria’ da prendere ad esempio virtuoso e replicabile.
Il modello organizzativo multidisciplinare messo in campo in Liguria e in particolar modo a Genova per contrastare l’emergenza COVID-19 è al centro della special session del webinar 10 Hot Topics in Infectious Diseases, organizzato con il patrocinio di SITA – Società Italiana di Terapia Antinfettiva, che ha messo a confronto infettivologi, igienisti, epidemiologi, rianimatori, pneumologi sui diversi topic della gestione di questa nuova e impattante malattia infettiva: dagli aspetti diagnostici, epidemiologici, clinici alle strategie terapeutiche, passando per la ventilazione, invasiva e non invasiva, e la parte organizzativa e preventiva.
«La prima riunione della task force ligure sul nuovo coronavirus è stata organizzata il 15 gennaio, quando i più non si erano ancora interessati a questa problematica – dichiara Matteo Bassetti, Professore ordinario di Malattie Infettive e Direttore della Clinica Malattie Infettive, Ospedale San Martino di Genova, Presidente della SITA – fatto indicativo di come a Genova e in Liguria ci si sia mossi con grande tempestività e reattività, riconoscendo il problema e mettendo subito in piedi una task force, mettendo a regime gli ospedali, in particolare il San Martino, organizzando i padiglioni e i percorsi assistenziali e gestendo nella filiera dell’assistenza tutti i pazienti al meglio, fin dal primo momento dell’emergenza. Il sistema ospedaliero si è fatto trovare pronto, grazie anche al supporto delle istituzioni regionali, molto reattive, che hanno messo in campo personale medico-infermieristico e percorsi dedicati. Il cosiddetto modello-Liguria può e deve essere preso ad esempio nella gestione di eventuali emergenze sanitarie, di natura infettivologica o meno».
Nel webinar live che ha inaugurato il corso ECM omonimo a distanza rivolto a medici, biologi, farmacisti e infermieri – realizzato annualmente in presenza, ma che per questa nona edizione ha dovuto cambiare format a causa della pandemia – gli specialisti si sono confrontati non solo
sul COVID-19, ma anche su diversi altri temi dell’infettivologia e su problematiche che sono state un po’ dimenticate dall’opinione pubblica in questi ultimi mesi ma che persistono e rappresentano criticità importanti da affrontare anche in prospettiva futura. Si è parlato di batteri multiresistenti e di gestione delle infezioni difficili nei pazienti fragili, di infezioni fungine e delle novità diagnostico-terapeutiche nell’infezione da HIV, e si è fatto il punto sullo scenario dei nuovi antibiotici a disposizione.
«La pandemia COVID-19 purtroppo ha ‘tolto la scena’ ad altre criticità legate alle malattie infettive che costituiranno una sfida globale altrettanto, se non ancor di più, difficile per i prossimi anni – spiega Matteo Bassetti – ad esempio il problema dei batteri multiresistenti e della carenza di antibiotici per il loro trattamento è reale e non va sottovalutato, visto che si prevede che da qui al 2050 in assenza di interventi specifici ci potranno essere 10 milioni di morti nel mondo per infezioni da germi resistenti, quindi molti di più di quelli causati dal COVID-19. È importante quindi che sia mantenuta alta la guardia su questo aspetto e in generale sulla gestione delle infezioni che si contraggono in ospedale, non solo da batteri ma anche da funghi e virus».
Su tali tematiche è intervenuto anche il prof. Pierluigi Viale, direttore della UO di Malattie Infettive del Policlinico S. Orsola di Bologna, che ha ribadito «quanto sia importante affinare il metodo clinico necessario a garantire un approccio gestionale di massima qualità alle infezioni sostenute da germi con profili di resistenza complessi, verso i quali diventa sempre più forte la necessità di ottemperare ad un duplice contratto terapeutico: nei confronti dei pazienti che devono ricevere da subito la migliore terapia possibile ed altresì dell’ecosistema microbico che non deve essere ulteriormente danneggiato dall’abuso di prescrizioni. Una partita difficile, in cui l’equilibrio tra queste due necessità rappresenta una della complessità più rilevanti della moderna infettivologia».