I meriti non vanno solo ai redattori del progetto Cucinare al fresco, ma anche al corpo della Polizia Penitenziaria che direttamente e indirettamente, ha reso possibile la crescita e lo sviluppo dell’iniziativa, diventando un progetto che ha acquisito sempre più importanza nelle carceri italiane.
Questa mattina al carcere di Bollate l’Assistente Capo Roberto Cabras ha ricevuto da Giuseppe Rizzani, delegato regionale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, la medaglia di bronzo di benemerenza.Insieme al direttore dell’Istituto, Cosima Buccoliero, è stato consegnato il riconoscimento al poliziotto in quanto Cabras ha sempre seguito e supportato con grande professionalità l’iniziativa che vede come interpreti protagonisti i detenuti, coordinati da Arianna Augustoni, referente del progetto e volontaria impegnata negli istituti penitenziari.
Cucinare al fresco è un laboratorio all’interno del quale i detenuti scrivono ricette utilizzando gli ingredienti e gli strumenti a loro disposizione. Il tutto viene poi pubblicato in magazine periodici e tematici. A oggi sono otto le pubblicazioni stampate in 100 copie e, per Natale, uscirà un volume edito dalla casa editrice l’Erudità.
La sperimentazione, avviata in alcune carceri lombarde, oggi approda negli Istituti italiani in quanto il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Prap della Lombardia hanno chiesto di lavorare al fine di creare una rete di contatti e collaboratori reclusi. Oltre al laboratorio di per sé, il progetto ha un valore più profondo in quanto i detenuti, durante le lezioni raccontano le loro emozioni, le speranze, le difficoltà e, seppur con difficoltà, assaporano la libertà attraverso i sorrisi che si condividono o le notizie che vengono raccontate. L’iniziativa è nata proprio per portare all’esterno i sapori e i profumi della cucina vissuta dietro le sbarre.
In queste settimane di quarantena le lezioni con la redazione del Bassone sono attive attraverso le video lezioni e, dagli altri carceri, arrivano via posta i singoli contributi. Anche in quello di Monza c’è un piccolo gruppo di detenuti/giornalisti che collaborano attivamente.
Nota biografica
Roberto Cabras, in servizio alla Casa circondariale di Bollate, vive a Desio ed è il coordinatore della MOF regionale, ovvero quel settore che, nell’Amministrazione penitenziaria, segue le manutenzioni delle strutture carcerarie. In questi anni di attività del progetto ha sempre dimostrato grande interesse e attenzione e, per questo motivo, l’Ordine Costantiniano ha ricevuto una segnalazione per la benemerenza.
A lui poi un particolare ringraziamento da parte dello stesso Rizzani per l’impegno dimostrato in queste settimane di emergenza sanitaria. Cabras ha infatti coordinato i lavori all’interno del carcere di Bollate per la realizzazione dei reparti Covid, delle aree di quarantena, oltre a una serie di interventi per avviare il laboratorio per la realizzazione delle mascherine sanitarie e per far sì che i detenuti potessero continuare e concludere i percorsi scolastici.
Nelle prossime settimane, a Como, al carcere del Bassone, sarà consegnata la medaglia anche all’Ispettore Massimiliano Uri.
Cucinare al fresco – dolci evasioni diventa un must per la Quarantena.
I Dolci fatti in casa con un valore in più: sono ricette proposte dai detenuti delle carceri italiane
La versione scaricabile nel profilo FB “Cucinare al fresco”
In queste settimane i social ci hanno incantato e regalato emozioni con le immagini dei dolci fatti in casa ai tempi del Covid-19, ora i detenuti coinvolti nel progetto “Cucinare al fresco”, non potendo accedere al web, hanno voluto portare il proprio contributo a tutti coloro che stanno trascorrendo le giornate in casa impegnandosi per l’uscita di una nuova pubblicazione che hanno deciso di chiamare “Dolci evasioni”. I Gruppi di redazione hanno infatti coordinato in autonomia il lavoro e, dopo avere raccolto, ordinato, trascritto e corretto il testi, li hanno “fatti uscire” per realizzare la grafica e la stampa.
Una dispensa per coccolarsi e trovare nuove semplici idee per realizzare dolci alternativi. La raccolta di 52 pagine, coinvolge i reclusi e le recluse degli Istituti di Como, Varese, Sondrio, Alba, Milano Opera e Milano Bollate.
Il numero stampato in 80 copie è stato interamente finanziato dalla Camera penale di Como Lecco il cui direttivo ha accettato immediatamente di diventare parte integrante del progetto.
“Noi cuciniamo al fresco, voi nelle vostre case”, ecco la sfida simbolica a colpi di mattarello, burro, farina, lievito e uova, un’idea per i golosi e per chi ha fatto dei fornelli, una passione, ma anche per chi “mettere le mani in pasta” non è una delle priorità.
“Un gesto di solidarietà che ci accomuna con tutti quanti – spiegano dalla redazione di Como -, in queste settimane abbiamo deciso che il progetto non poteva interrompersi così siamo andati avanti. Ci siamo organizzati e siamo riusciti anche ad autogestirci per raccogliere le idee e passarle ad Arianna Augustoni, Alessandro Tommasi e Giuseppe Bevilacqua che hanno coordinato i lavori all’esterno.
Abbiamo anche ricevuto ricette da alcuni ex compagni che hanno aderito al progetto “rispondendo alla chiamata” fornendoci il proprio contributo. Crediamo di avere compiuto un gesto di solidarietà per quanto nelle nostre possibilità, ma soprattutto, mettendo on line le ricette, ci siamo messi in gioco per lanciare una sfida perché attraverso i social vorremmo che, chi ha sperimentato, ci mandi una fotografia da condividere”.
Qualcosa di buono da mangiare? Non perdetevi l’occasione di sfogliare “Cucinare al Fresco – dolci evasioni” con gli Arancini di zafferano e cioccolato, il Dolce alle banane, il Krapfen con patate, la Torta di arance, la Cheescake ai lamponi e la Cupola di ananas. Sono solo alcune delle ricette proposte che sono sfogliabili nel profilo FB Cucinare al fresco.
FB Cucinare al fresco
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Si chiamano Salvatore, Massimo, Denis, Alessandro, Gerardo, Giovanni, Matteo, Yussef, Agata, Rosa, Adriana, Margherita, Simona, Felice, Lauro. Una lista che potrebbe andare avanti all’infinito perchè loro sono i redattori, il motore del progetto “Cucinare al fresco”, di quella testata giornalistica che tra un po’ farà il grande salto e diventerà qualcosa di più perché, come dicono in coro i partecipanti all’iniziativa: “Ormai non ci accontentiamo di stampare un periodico, vorremmo che tutti ci conoscessero ed entrassero in una libreria in una delle regioni italiane e ci trovassero lì, in mezzo a tanti volumi dedicati al cibo”.
E poi ci sono io, sì io Arianna che, insieme ad Alessandro e a Giuseppe, ma anche a Giorgio abbiamo sviluppato l’idea e costruito il progetto, quattro volontari convinti che sia un dovere mettersi in gioco. Noi non siamo gli interpreti, ma la manovalanza, quelli che “fanno il lavoro sporco”, che poi tanto sporco non è perché ci piace e ci unisce l’entusiasmo di collaborare e di dare un contributo a loro, un gruppo di persone che ha deciso di mettersi in gioco per darsi un obiettivo nella vita.
Non ci credo ancora che il sogno di un piccolo gruppo di uomini del carcere del Bassone sia diventato un progetto nazionale e non mi sarei mai immaginata di ricevere in una redazione “dietro alle sbarre” i contributi di tanti uomini e donne che chiedono di partecipare perché ne hanno sentito parlare.
“Sei arrivata da noi in una giornata d’inverno e ci chiedevamo cosa volessi, perché fossi lì. Non nutrivamo alcuna speranza, ma d’un tratto è cambiato tutto, ti sei presentata sorridente e pronta a metterti in gioco, dopo pochi istanti sei riuscita a coinvolgere il gruppo e a “metterci al lavoro”. La giornata si è trasformata, le tue parole ci hanno riempiti di gioia e ci hai permesso di credere in qualcosa”.
Queste sono le parole di Salvatore uno dei ragazzi che, da Como, è stato trasferito a Monza, ancora oggi attivo e pronto a portare il proprio contributo a distanza.
E, se da un lato l’iniziativa, seppur parli di cucina, ha già dato un segnale tangibile, il numero di pubblicazioni ha fatto il resto. All’attivo ci sono già ben nove edizioni che spaziano da guide monotematiche, l’ultima “Dolci evasioni” che ha avuto il sostegno della Camera penale di Como e di Lecco, alle monografie “venute alla luce” grazie al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, all’edizione speciale di Natale con la BCC di Cantù, fino al magazine, sostenuto dal Lions Club di Cernobbio, ma soprattutto da un amico che, appena ha saputo della possibilità di contribuire, ci ha aiutati, Ettore Zamperini.
In tutta questa rete di persone che hanno contribuito alla buona riuscita del lavoro non può essere scordata l’intuizione del direttore del carcere di Varese Carla Santandrea che ha sposato sin da subito l’idea permettendo lo sviluppo della stessa, ma anche l’impegno di Catia Bianchi, di Teresa Di Stefano dell’area educativa del carcere di Bollate e di Stefania Palmieri, operativa a Varese e a Sondrio. E di tutto il corpo della Polizia penitenziaria.
Tra l’altro, è notizia di questi giorni che il delegato lombardo dell’Ordine Costantiniano, Giuseppe Rizzani, ha ricevuto una segnalazione per premiare due persone, l’Ispettore Massimiliano Uri e l’Assistente Capo coordinatore della MOF regionale della Lombardia, Roberto Cabras, per l’interesse mostrato verso il progetto. A loro sarà consegnata la medaglia di bronzo di benemerenza dell’Ordine.
Insomma un lavoro che, poco alla volta ha sensibilizzato le persone, le quali, incuriosite per quanto stavamo facendo ha chiesto di poter contribuire con un aiuto tanto che, proprio in questi giorni, ci è arrivata una donazione, direi provvidenziale, due computer, due “macchine” che permetteranno di completare la nostra redazione, un regalo di un professionista comasco, Giovanni Bernasconi e della software house CSC Centro Sistemi Como.
“È un progetto interessante che sta dando importanti risultati – spiega il direttore del carcere di Como, Fabrizio Rinaldi – tanto d’aver catturato l’attenzione del DAP che, attraverso il Prap ci ha posti al centro di una sperimentazione allargando il numero dei collaboratori a tutte le strutture italiane attraverso un semplice passaparola che sta già avendo un bel riscontro. Siamo contenti che si possa continuare e lo si possa fare in modo professionale perché sono la riprova di quanto sia fondamentale lavorare con i detenuti con percorsi precisi e con volontari che portano all’interno una ventata di novità”.