In tantissimi lo abbiamo sostenuto e votato. Per noi era ovvio che proseguisse nel suo impegno politico come sindaco di Nuoro alla guida di una coalizione politicamente coerente e amministrativamente affidabile, che non aveva avuto nei precedenti cinque anni.
Quando si è arrivati al dunque, però, ha tergiversato per lunghi mesi, dicendo e non dicendo, alludendo, ammiccando, divagando. Poi il gran rifiuto. La sua vecchia compagine, azzoppata, decimata, demolita dalle scissioni e dai conflitti, sopravvissuta solo per il voto determinante di un consigliere del PD, gli ha proibito di dichiararsi del PD, col PD. “Meglio soli”, il loro slogan.
Eppure non c’è cittadino di Nuoro che non sappia che la posta in gioco, alle prossime elezioni, è alta: da un lato evitare di consegnare Nuoro alla destra leghista; dall’altro uscire dalla crisi identitaria della Città che la giunta Soddu ha lasciato irrisolta, se non aggravata.
Mi dispiace davvero che Andrea Soddu non sia stato capace di un grande gesto di innovazione, di una grande prova di evoluzione della politica nuorese; ciò lo avrebbe reso protagonista di fronte all’intera Sardegna, e avrebbe costituito un’ispirazione per tutti. Invece si è rinchiuso nella dimensione piccina e mediocre del cortile, dando ascolto solo alle ragioni di una miope volontà di autoconservazione.
C’era chi, nel nostro partito, era molto scettico sulle nostre aperture a Soddu, e ci aveva avvertito della inadeguatezza del suo ambiente ad una prova di audacia, quale quella che abbiamo proposto con le europee, e poi con la nuova alleanza per il Comune. Avevano ragione loro.
Ma noi abbiamo voluto tentare di portare nuova razionalità in una politica impazzita e schizoide, e soprattutto impotente dinanzi alle grandi sofferenze dei nuoresi, e pensiamo di averlo fatto doverosamente e in buona fede. Saranno adesso compiute altre scelte, per interpretare in modo fedele l’aspirazione dei Nuoresi al rilancio della Città e del suo territorio.