Il 20 maggio 2020 il centro di ricerca DITES, della Link Campus University, in collaborazione con un team di ricerca del Dipartimento di Economia aziendale dell’Università Roma Tre, ANP, il Forum delle Associazioni Familiari e AIDR, hanno lanciato una ricerca sulla “Didattica a distanza al tempo del Covid-19”.
Il questionario è stato rivolto a tutto il sistema educativo, con particolare attenzione a docenti e studenti fino al terzo ciclo (università), ma anche alle famiglie, fino al secondo ciclo della scuola secondaria, e ai Dirigenti Scolastici. Una ricerca che si distingue per il suo approccio ‘multi-stakeholder’, realizzata in maniera congiunta da soggetti che riversano sguardi ed aspettative diversi sul sistema educativo, e che, al contempo, si rivolge a tutti gli attori dell’alleanza educativa.
In circa quindici giorni sono state raccolte 4.074 risposte, mediante rilevazione on-line (disponibile al seguente link: https://it.surveymonkey.com/r/8KC8GKK), che resterà aperta fino a fine luglio, per dare a tutte le componenti del sistema la possibilità di completare un anno che si è rivelato al di fuori di ogni immaginazione.
Questa partecipazione, in un periodo estremamente difficile per tutto il sistema educativo, è segno che c’è grande voglia di prendere parte alle riflessioni, e alle scelte che necessariamente dovranno segnare l’avvio del nuovo anno scolastico.
Seppure la rilevazione sia ancora aperta, e sarà poi necessario avere il tempo di analizzare e interpretare i dati, è possibile estrarre alcuni elementi che, seppur preliminari, si presentano molto interessanti. L’estrazione parziale al 2.06.2020 ci permette di analizzare le risposte fornite da 351 dirigenti scolastici; 1931 docenti di scuola e università; 557 studenti e 1235 genitori.
Sebbene non siano dati statisticamente rappresentativi ci possono offrire una rappresentazione dell’umore e delle strategie che tutto il sistema ha adottato per la gestione dell’emergenza.
Guardando ai Dirigenti Scolastici si evince che il tempo trascorso prima che l’istituto si attivasse con la didattica a distanza è di circa una settimana. (Meno di una settimana 39,19%; una settimana 42,49%; solo il 2,56 più di due settimane.) Un dato che trova larga convergenza con quanto indicato dai docenti e dagli studenti.
In una logica di miglioramento continuo, fedele a una visione dell’azione di monitoraggio come strumento di autovalutazione e di governance della complessità organizzativa che caratterizza le agenzie educative, si è voluto indagare le difficoltà rilevate, nel corso dell’esperienza, dalle differenti controparti del processo.
Dalle testimonianze dei DS emergono, tra le altre, le seguenti difficoltà che meritano particolare attenzione ai fini della ri-progettazione del nuovo anno:
- garanzia di assistenza e supporto educativo a studenti con disabilità (52,05%);
- aumento del numero di studenti a rischio a causa di scarso rendimento scolastico (45,08);
- aumento della soglia di assenze e mancata partecipazione da parte degli studenti (38,52%);
- difficoltà nell’organizzazione complessiva del lavoro e delle attività didattiche a distanza (32,25%).
Volendoci soffermare sulle preoccupazioni che pesano sulla programmazione del nuovo anno scolastico sembra molto utile dare voce alla seguente testimonianza, largamente rappresentativa di quelle raccolte. “Difficoltà di riorganizzazione di spazi, servizi (mensa, trasporto), stesura orario scolastico, carenza collaboratori scolastici, rischio sanitario, famiglie poco collaborative [con le dovute eccezioni], comuni poco collaborativi, assenza supporto uffici scolastici, burn out, senso di solitudine” (Profilo D.S.).
Una testimonianza questa che trova riscontro negli oltre 50% Dirigenti Scolastici secondo cui le scuole si sono trovate da sole ad affrontare l’emergenza.
Spostando l’attenzione sui docenti, tra le modalità di didattica a distanza maggiormente diffuse, si registra:
- l’organizzazione di videoconferenze (80,59%);
- la trasmissione di materiali didattici caricati su piattaforme digitali (79,77%);
- l’impiego del registro elettronico in tutte le sue funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica (58,92%);
- l’invio da parte dei docenti di video lezioni registrate (42,86%).
Un dato, questo, che mostra la tendenza a trasferire on-line le consuetudini didattiche adottate in aula, cosa quanto mai pericolosa considerando che tali ambienti di apprendimento determinano dinamiche relazionali, comunicative e collaborative radicalmente diverse, chiamando in causa la necessità di attivare risorse, strategie e competenze nuove.
Forse non a caso la stragrande maggioranza dei docenti rispondenti dichiara che la formazione a distanza abbia modificato il suo modo di fare didattica. (Del tutto 14,70%; molto 29,39%; abbastanza 39,85%). Tra le molte risposte facoltative aperte non può non essere raccolta e condivisa la seguente testimonianza che deve rappresentare un impegno per tutte le “education policies” dei prossimi mesi:
“Reti Internet più efficienti. Vivo in una zona dove non arriva adsl. Alcuni studenti hanno dovuto recarsi dai vicini per accedere a Internet. Vera parità significa dare a tutti accesso libero a Internet … e una connessione decente” (Profilo Docente).
Il superamento del digital divide culturale passa dall’accesso alla ‘rete’ che in altri paesi è considerato un diritto essenziale.
Nel dare la voce agli studenti si riscontra che in larga parte le modalità attraverso cui la scuola ha guidato la transizione verso la didattica a distanza, in situazione di emergenza, sia stata considerata complessivamente chiara (del tutto, 12,86%; molto, 20,71%; abbastanza, 44,29%). Il 62,14% degli studenti che hanno partecipato al questionario affermano che il carico di studio è nettamente aumentato; e giudicano complessivamente soddisfacente la relazione a distanza con i docenti (del tutto, 6,90%; molto, 16,09%, abbastanza 49,81%).
Il 40,96% degli studenti che ha risposto al questionario dichiara di seguire le lezioni on-line da uno smartphone, dato che instilla il dubbio che una larga parte di loro non dispone di un Tablet o un PC personali. Un fatto questo che può rivelarsi un problema quando si deve passare dallo status di mero fruitore di una lezione-video a soggetto attivo.
Infine, è doveroso guardare al contributo fornito dalle famiglie alla compilazione di questo questionario. L’89% dei rispondenti è donna. I genitori che hanno maggiormente partecipato, come era facile immaginare, ha figli alle scuole primarie (63,78%); ma anche alla secondaria di primo grado (34,03%), all’infanzia (25%) e alla scuola secondaria (23,10%). E’ interessante notare una leggera discordanza, da parte dei genitori, rispetto al tempo trascorso prima che la scuola si attivasse con la didattica a distanza; si registra infatti un allungamento dei tempi che non supera tuttavia le due settimane.
Tra le molte risposte aperte, ci sembra importante, in questa fase del dibattito, in cui tutti stanno ragionando sul nuovo anno, dare evidenza della seguente testimonianza:
“[…] La famigerata DaD non è scuola perché la scuola è socialità, sfida, emozione, è lasciare la propria ‘comfort zone’ per misurarsi con i coetanei, dividere la merenda e scambiarsi le matite, fare amicizia tra i banchi, sbagliare, sbagliare di nuovo, imparare. La scuola è sperimentarsi come persone in un contesto accogliente e stimolante; la scuola è inclusione, valorizzazione delle diversità; la scuola è un diritto, non dimentichiamolo mai […] la scuola è la base della formazione personale, della socialità, è fiorire alla vita che verrà” (Profilo Genitore).
Una testimonianza che sintetizza in maniera quanto mai chiara che ‘scuola’ non corrisponde a mera trasmissione di contenuti e informazioni. È uno spazio di comunità dove attraverso l’incontro con l’Altro da me, prende forma la costruzione del sé collettivo e individuale. Questo conduce la persona a prendere consapevolezza della propria identità fisica, affettiva, psicologica e sociale. Ciò avviene in gran parte a scuola, mediante le tappe della sua socializzazione.
Fuori dalle logiche di tifoseria che vorrebbero ridurre al discussione allo scontro DaD sì, DaD no, quello che sembra rilevante è un pensiero, una strategia e un modello di sviluppo che sappia fare del digitale, che permea tutte le sfere della nostra vita, una realtà e un’opportunità per il soggetto, per le organizzazioni e per la collettività.