determinazione e con grande senso di solidarietà, come attesta la
nostra storia che tutto il mondo ci riconosce.
L’orgoglio con cui mi rivolgo a voi è quello di un italiano che, da
sempre, ha sostenuto il nostro Paese nel mondo e che sa di trovare in
voi interlocutori sensibili e fieri delle proprie radici.
Perché è di questo che si parla quando si parla di italianità: non
solo una provenienza o una nazionalità ma una appartenenza a una
cultura che affonda le proprie radici in quella storia che tutto il
mondo ci riconosce.
Stiamo dimostrando quanto noi italiani possiamo affrontare le emergenze,
con determinazione e, ancora più importante, con grande senso di
solidarietà. Il nostro tessuto economico è forte di una rete di
piccole e medie realtà che si integrano e sono sinergiche con il
territorio che le ospita. Gli imprenditori sono parte delle aziende e ne
conoscono le caratteristiche e le potenzialità. Una vicinanza al
territorio che permette di pianificare, oggi, azioni che avranno un
impatto nell’immediato futuro e, spero, sull’intero sistema produttivo
che verrà.
La collaborazione con le associazioni e i centri territoriali dovrà
essere parte integrante delle strategie aziendali. Solamente in una
società solidale potranno prosperare le aziende e il supporto al
territorio deve diventare una voce importante del conto economico.
Pensando alla storia degli italiani in America, questo concetto diventa
sempre più evidente. La costruzione della comunità italiana in USA ha
basato la sua solidità sui principi di reciprocità e di supporto tra
connazionali che, anche e soprattutto a livello imprenditoriale, hanno
saputo creare una rete che comprendesse anche chi non aveva immediato
accesso al tessuto produttivo. Dal piccolo salone del barbiere alla
grande catena di ristorazione, ai grandi player dell’import/export,
fino alle più alte cariche rappresentative, gli italiani e i loro
discendenti si sono distinti per la loro capacità di declinare sul
territorio quelle che sono sempre state le nostre caratteristiche più
riconosciute: creatività, voglia di fare, entusiasmo e velocità
nell’apprendere.
Io, personalmente, ho un legame inscindibile con gli Stati Uniti perché
se è vero che i primi segni del successo delle mie aziende sono
arrivati dall’Italia, sono stati gli Stati Uniti a consacrarne
l’internazionalità. Sono stato a New York per la prima volta a 16
anni e mi ha subito molto colpito l’approccio completamente diverso al
lavoro da quello che avevamo noi. Dopo più di 30 anni posso dire che
rimane uno dei posti più affascinanti al mondo. Oggi ho un figlio e tre
nipoti che vivono a NY, ho casa a NY e Miami, è un Paese che, quando
posso, frequento sempre molto volentieri, dove spero di poter tornare
presto.”