“Ho potuto notare ormai da giorni come la chiusura sostanziale del lockdown abbia lasciato in ginocchio le micro e piccole imprese. Nelle città molti artigiani, negozi, ristoranti e bar non hanno riaperto le serrande.
Sembra veramente uno scenario da dopoguerra, quando si contano coloro che hanno resistito alla devastazione economica e coloro che si sono arresi. Ecco l’immagine dell’Italia del “post Covid 19” che rende palese la forte crisi economica già in atto nel nostro Paese. Molti dei politici, economisti e opinionisti, anche nei talk show, continuano a discutere delle misure di Governo intraprese nei recenti Decreti con interventi “a pioggia” a favore dei vari settori di attività. Io resto fortemente convinto che è proprio tale strategia politica del Governo che si palesi come fallimentare.
Il Governo ha pensato a misure di agevolazione finanziaria e fiscale nonché di sostegno economico nell’interesse di tante realtà del Paese, sottovalutando le urgenti necessità di quello che rappresenta il principale tessuto produttivo del nostro Paese: le micro e piccole imprese.
A che servono il reddito di emergenza e il reddito di cittadinanza, se poi il Governo non assicura per almeno 24 mesi un valido e costante sostegno economico-finanziario e fiscale a favore delle micro e piccole imprese: ciò al fine di evitare che tra breve il fenomeno dilagante della disoccupazione possa esplodere in una dimensione da dopo guerra. Il reddito di cittadinanza ed il reddito di emergenza servono come area di parcheggio di tanti disoccupati in cerca di lavoro.
Ma che utilità hanno tali misure di temporaneo sostegno economico, se il Governo non investenella “resistenza” delle micro e piccole imprese. Una delle poche realtà virtuose del nostro Paese in grado di soddisfare le aspettative di lavoro di coloro che godono del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza.
Purtroppo il mercato del lavoro sta subendo una forte contrazione con questa drammatica emorragia di micro e piccole imprese che chiudono definitivamente le loro attività. Il Governo non ha pensato alle tante ditte individuali i cui proprietari saranno ora colpiti dalle solite imposte.
Chi di loro sarà in grado ora, dopo 4 mesi di fatto di inattività, di sostenere questo gravoso impegno fiscale?
I crediti di imposta per gli affitti dei negozi si fermano a maggio 2020. Per i prossimi 6/12 mesi come può pensare il Governo che un piccolo commerciante possa attendersi una ripresa folgorante della sua attività e del fatturato aziendale che gli consentiranno di fronteggiare il peso dell’affitto. Sembra che per il Governo esista solo il fatturato del mese di aprile 2020.
Invito gli “Stati Generali” promossi dal Governo a riflettere su questi aspetti allarmanti che interessano le micro e piccole imprese. Non possiamo limitarci a soluzioni precarie di sostegno economico-finanziario e fiscale. Il Governo deve realizzare un progetto organico di investimento di lungo respiro, di 24/36 mesi, a favore delle micro e piccole imprese.
Progetto che possa tradursi nelle seguenti misure:
- no tax (anche con riferimento alle imposte locali) sia per le società che per le ditte individuali, compresi i loro titolari;
- contributi a fondo perduto correlati all’intero fatturato 2019;
- riduzione ex lege degli affitti commerciali, anche in corso, secondo criteri di equità coerenti
con i parametri dettati dall’Agenzia del Territorio; - sospensione delle cause di sfratto;
- aperture di credito approvate dalle Banche entro poche settimane con le garanzie statali e con l’applicazione di tassi di interesse agevolati concordati con il Governo;
- campagne di pubblicità volte a valorizzare il brand dell’artigianato, delle micro e piccole imprese verso i Paesi esteri.
Il Governo ha avviato questo percorso istituzionale di “Stati Generali” per concentrare l’attenzione sulle urgenti misure richieste per soddisfare le pressanti aspettative del Paese. La “resistenza” delle micro e piccole imprese deve costituire un impegno ed obiettivo strategico del Governo per una concreta ripresa dell’economia italiana e per il successo globale del “Made in Italy”.
In tale ottica il Governo dovrà prendere sempre più consapevolezza che occupazione non può significare reddito di emergenza o reddito di cittadinanza, bensì vitalità e dinamismo delle micro e piccole imprese che rappresentano agli occhi dell’Europa e del Mondo il presente ed il futuro del nostro “Bel Paese”.”