Nella società liquida la memoria storica ha una durata limitata. Il palasport di Firenze è intitolato ad uno statista, Nelson Mandela, il cui nome ormai dice poco ai millennials.
Nelson Mandela, primo presidente del Sudafrica non bianco, nonché grande sostenitore della non-violenza e oppositore dell’apartheid, cioè la segregazione razziale, e vincitore del premio Nobel per la pace. Imprigionato per 27 anni a causa della sua lotta al razzismo.Ieri, 8 giugno, Canale 5 trasmette in prima serata “Mandela-La lunga strada verso la libertà”, un film uscito nelle sale un non tanto lontano 5 dicembre 2013. Si ispira all’autobiografia di Nelson Mandela, Il lungo cammino verso la libertà, in commercio dal dicembre 2012. Un libro e un percorso di vita che tutti dovrebbero conoscere. Importante per conquistare un diritto fondamentale del genere umano, la libertà, la dignità di vivere.
L”omicidio dell’afroamericano George Floyd ha sollevato numerose proteste in tutto il mondo e i cronisti chiedono ai parenti delle vittime di razzismo “Lei perdona?”. Una domanda superficiale secondo Interris.it, che afferma la necessità di una conversione dell’umanità. Il “non più razzismo” si può avverare solo in seguito a una trasformazione antropologico-genetica della società in cui viviamo.
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