L’infiltrato di Essere Animali, assunto per un mese e collocato in diversi allevamenti situati in Piemonte, ha filmato l’intero ciclo di allevamento dei polli. Gli animali nascono in apposite strutture chiamate incubatoi e dopo un solo giorno di vita vengono trasportati negli allevamenti. All’arrivo, sono scaricati con modalità violente, gettati a terra da un’altezza di oltre un metro, al punto che diversi pulcini muoiono nell’impatto con il terreno o per le ferite riportate.
“Il proprietario degli allevamenti, oltre a non aver formato il personale e a non aver adottato misure adeguate per evitare sofferenze e lesioni inutili, ha partecipato attivamente alle operazioni. In presenza del nostro investigatore, in un solo giorno sono stati scaricati 90.000 pulcini”, commenta Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.
Secondo l’organizzazione, negli allevamenti oggetto di indagine anche la gestione degli animali malati non è conforme alla legge. Diversi polli sono lasciati morire agonizzando, soppressi dopo ore di sofferenza o gettati ancora vivi nel contenitore di raccolta dei cadaveri. In un caso un operatore falcia un pollo con la motozappa utilizzata per rivoltare la lettiera.
Dopo sole sei settimane, i polli sono inviati al macello. Le operazioni di carico avvengono al buio per non agitare ulteriormente gli animali, ma la mancanza di luce è pericolosa sia per i lavoratori che per i polli, che rischiano di essere calpestati o di rimanere incastrati nei nastri trasportatori che li condurranno alle gabbie. Anche durante il carico gli animali sono trattati con violenza, raggruppati a calci o lanciati.
L’organizzazione ha presentato denuncia per presunti reati di maltrattamento di animali, art. 544 ter c.p., e abbandono di animali, art. 727 c.p. che reprime anche la condotta di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze.
Oltre a svelare i comportamenti violenti sugli animali da parte degli operatori di alcuni allevamenti fornitori del marchio AIA, l’indagine documenta anche le condizioni in cui sono allevati i polli nei sistemi intensivi, che coprono il 99% della produzione della carne avicola italiana.
“Le immagini mostrano capannoni sovraffollati, che contengono sino a 30.000 animali selezionati geneticamente per la produzione di carne, una combinazione di fattori che, oltre a causare sofferenze agli animali, è considerata anche dalla comunità scientifica un serio rischio per la salute pubblica. Un virus si diffonde più facilmente in una popolazione di animali con una base genetica limitata, perché non incontra resistenza sotto forma di varianti genetiche. È già successo in passato con l’influenza aviaria”, continua Montuschi di Essere Animali.
Il pollo è stato selezionato negli anni per avere un ritmo di crescita elevatissimo. Oggi raggiunge il peso di abbattimento di circa 3 kg in sole sei settimane e ingrassa quattro volte più velocemente rispetto a 50 anni fa. La crescita innaturale del petto dovuta alla selezione è associata negli animali a problemi cardiovascolari, respiratori e di locomozione. Mentre la muscolatura dei polli cresce rapidamente, non altrettanto in fretta crescono cuore, polmoni e zampe. Nell’indagine di Essere Animali si vedono diversi polli riversi sulla schiena, incapaci di reggersi sulle zampe, e centinaia di cadaveri raccolti dagli operatori durante le ispezioni quotidiane.
La selezione genetica e le condizioni di sovraffollamento nei capannoni, in cui per legge possono essere stipati fino a 20 polli per metro quadrato, non facilita solo la diffusione di virus pericolosi per gli esseri umani, ma rende necessario anche un utilizzo massiccio di antibiotici. Le immagini mostrano un operatore mentre diluisce i farmaci nell’acqua che finirà negli abbeveratoi. Si tratta di un uso di tipo profilattico, gli antibiotici vengono preventivamente somministrati a tutti i polli ancor prima che questi presentino segni clinici di una malattia, per garantire la sopravvivenza del maggior numero di animali.
“Si tratta di un vero e proprio abuso dell’utilizzo di antibiotici, vietato nell’Unione europea a partire dal gennaio 2022 e considerato tra le principali cause del fenomeno dell’antibiotico resistenza, ovvero la capacità di alcuni batteri di sopravvivere e moltiplicarsi nonostante la presenza di uno o più antibiotici. Un grave problema per la salute umana, poiché rende più difficile la cura delle malattie infettive”, afferma Simone Montuschi.
Secondo l’ultimo report EMA – ESVAC (European Medicines Agency – European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption), siamo il secondo il paese nell’Unione europea per utilizzo di antibiotici in zootecnia, il 70% di quelli venduti sono destinati agli animali negli allevamenti. Un primato che lascia presagire che l’utilizzo preventivo di farmaci, come quello mostrato nell’indagine, sia ancora diffuso.
Dalle statistiche ISTAT, il pollo è l’animale più macellato in Italia, nel 2019 ne sono stati uccisi a scopo alimentare oltre 512 milioni.
“La carne di pollo è quella maggiormente consumata dagli italiani, spesso scelta come sostituta della carne rossa, ma proviene da sistemi intensivi che possono costituire un pericolo per la nostra comunità e sono causa di gravi sofferenze per gli animali. Servono azioni concrete per cambiare il nostro sistema alimentare. Il nostro appello”, conclude Montuschi, “è rivolto al Governo, a cui chiediamo una riforma delle leggi di protezione degli animali in direzione della fine degli allevamenti intensivi, ma anche a tutte le persone che con le proprie abitudini alimentari possono essere parte attiva nel cambiamento. Proponiamo di dare inizio a una transizione verso un’alimentazione vegetale, sana e sostenibile per l’ambiente, per garantire un futuro dignitoso al nostro pianeta e alla nostra società.”