«Questo è uno dei temi importanti che abbiamo affrontato e che intendiamo portare avanti illustrando la nostra visione in merito allo sviluppo del territorio e al futuro assetto economico e sociale della nostra Città – proseguono. La nostra analisi parte dal presupposto che al momento si registra la presenza di un servizio di assistenza sanitaria insufficiente per una delle maggiori città della Sardegna». Satta e Carbone ritengono sia utile sviluppare a Porto Torres le strutture elencate di seguito, capaci di erogare servizi a media-bassa intensità che, in primis, consentano al paziente di non doversi recare sempre a Sassari e, in secondo luogo, di decongestionare il Pronto Soccorso, unica porta di accesso per la sanità del nord Sardegna:
Il punto di primo soccorso, rappresenta il basilare punto di accesso per i pazienti con problematiche acute a medio-bassa intensità, per le quali spesso sono sufficienti valutazioni cliniche abbastanza semplici, associate ad esami strumentali di base. Valutazioni ed esami eseguibili non necessariamente presso Ospedali di secondo livello come quello AOU di Sassari. Così come i traumi di lieve entità, ferite da suturare senza complicazioni, algie muscolari e tante altre lievi patologie potrebbero essere trattate nel punto di primo soccorso che, oltre alla presenza H24 di un medico ed un infermiere, potrebbero rappresentare il punto di svolta per i percorsi veloci (visita oculistica, visita otorino, visita dermatologica, ecc.).
Attualmente anche i traumi di lieve entità sono gestiti unicamente dai Pronto Soccorso, per i quali, trattandosi di patologie a bassa urgenza, rappresentano la principale causa di intasamento e rallentamento dei dipartimenti di emergenza che comportano aggravi alla struttura e disagi agli utenti.
Il servizio di radiologia di base, collegato telematicamente con il Medico Radiologo di un dipartimento centrale radiologico consentirebbe di avere in città un servizio ad oggi fondamentale che obbliga quotidianamente decine di portotorresi a viaggi verso gli ospedali pubblici e privati, con file interminabili e costi nettamente aumentati. Una connessione poi con il “punto di primo soccorso” consentirebbe a tutti i piccoli traumi (caviglie, polsi, coste, ecc…) di poter avere diagnosi di fratture rapidamente ed eventualmente esser inviati direttamente verso lo specialista ortopedico per il trattamento del caso, migliorando il percorso di assistenza del paziente e snellendo il lavoro dei dipartimenti di emergenza.
La residenza sanitaria assistenziale che ha come “mission” l’assistenza del paziente post acuto clinicamente stabile con bisogni assistenziali avanzati. Parliamo dunque di una struttura “non ospedaliera”, ma all’interno della quale è possibile ricevere assistenza per tutte quelle patologie cronico-degenerative che non possono esser gestite a domicilio, ivi comprese le patologie oncologiche nella fase palliativa (posti ad alta intensità assistenziale). Raramente completamente pubbliche, queste potrebbero essere private convenzionate e consentirebbero ai portotorresi si ridurre i viaggi verso strutture quali Sassari, Ittiri o Thiesi dove sono presenti le uniche strutture capaci di conferire tale servizio.
Il Consultorio Familiare, una struttura sanitaria istituita con la legge del 29/75, numero 405, attualmente assente a Porto Torres. Si tratta di un presidio che ha lo scopo di intervenire in sostegno alla famiglia o del singolo che vi faccia ricorso. Infatti, ricordiamo che il Consultorio Familiare rappresenta un punto di riferimento per qualsiasi cittadino che presenta un problema o semplicemente si reca presso la struttura per chiedere un’informazione su un quesito o per sapere come comportarsi di fronte ad una situazione che non sa come affrontare. Di questi tempi, considerando il mutamento della nostra società che presenta una gran parte di popolazione in età avanzata, risulta più che mai importante restare più vicini e proteggere i più fragili, ed allo stesso tempo garantire l’assistenza e la consulenza sui problemi dei minori.
Ambulanza medicalizzata, si tratta di un mezzo di soccorso avanzato con a bordo un infermiere e un medico, sarebbe utile che la medicalizzata del 118 non dovesse coprire un territorio così vasto che va da Stintino a Valledoria.