Il libro, si intitola proprio “S. Antonio di Santadi” E.P.D’O. Editore Oristano 2020, ed è l’autore stesso a spiegare che fin da ragazzino frequentava quella località: “Un luogo da me sempre amato – sottolinea – è dagli Anni Cinquanta, che nel mese di agosto, con i miei familiari ci trasferivamo a Marceddì ed era normale che si venisse a visitare l’antica chiesa di Sant’Antonio, ma con i miei coetanei venivo anche in bicicletta a Pistis, per pescare ricci e patelle. In quegli anni, non c’erano case e i frutti di mare abbondavano. Il viaggio non era facile – continua a ricordare Eliseo Lilliu – perchè non c’erano strade e si doveva fare un percorso tortuoso ricco di fossi da saltare e rovi da evitare, ma le meraviglie del luogo valevano le fatiche che venivano affrontate.
Quando da sacerdote, mi fu proposto di fare il parroco di Sant’Antonio di Santadi, mi parve di sognare. Dopo tanti anni, ormai mi sento uno del posto – conclude – anzi mi sembra di essere un loro parente, per me sono tutto, figli, fratelli, amici e confidenti”.
Quindi, lo scrittore analizza e cerca di spiegare alcune leggende, che si narrano intorno a quei luoghi ricchi di magia e di poesia, per poi raccontare alcune peculiarità che caratterizzano quel territorio, costellato da una serie di torri difensive, edificate per contrastare le invasioni barbaresche, che tanti lutti e distruzioni causarono a quelle popolazioni.
L’autore non manca neanche di tracciare la storia della chiesa parrocchiale, di cui si hanno le prime testimonianze, solo in un documento dell’archivio parrocchiale di San Sebastiano di Arbus, datato al 1650.
Mentre per la chiesa attuale, annota che è stata inaugurata da Monsignor Antonio Tedde il 18 giugno dell’Anno Santo del 1950, quando il borgo contava 352 abitanti e precisa anche che attualmente, la popolazione stanziale è diminuita di molto e quella giovanile si riduce ad un solo bambino.
Molto interessanti e ricche di spunti curiosi, le storie di come si sono formate alcune famiglie del posto e come avvenivano gli incontri tra i giovani, spiega inoltre, anche quali erano le attività e i fatti più rilevanti che vedevano gli abitanti coinvolti nella loro vita quotidiana.
Insomma, uno spaccato di vita di altri tempi, che il sacerdote scrittore, vuole contribuire a conservarne la memoria
Gian Piero Pinna