Zinco e autoimmunità: una questione che ci riguarda da vicino
Più volte, noi di Sardegna Reporter, ci siamo soffermati sulle peculiarità dell’Isola e dei suoi abitanti, tra i più longevi al mondo per ragioni legate alla genetica, allo stile di vita e a un ambiente che, favorendo il benessere psicofisico, fanno vivere a lungo.
Ma la Sardegna, oltre a essere terra di centenari, è la regione con la maggior prevalenza di malattie autoimmuni, in particolare:
- la sclerosi multipla, che colpisce 337/100.000 sardi vs 113/100.000 connazionali;
- il diabete di tipo 1, che colpisce > 50/100.000 sardi vs 6-7/100.000 connazionali.
Queste malattie, tuttora oggetto di studio, si sviluppano a causa di diversi fattori – genetici e ambientali – che interagiscono tra loro. Uno di questi ultimi sembra essere, per l’appunto, lo zinco. Approfondiamo la questione!
La ricerca di UniCa
Lo zinco è un microelemento la cui importanza per il sistema immunitario è nota da tempo: è risaputo, infatti, che un suo deficit altera la maturazione, la proliferazione e la funzionalità dei linfociti T (cellule immunitarie).
Partendo da questi presupposti, quindi, un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari ha esaminato i dati, raccolti negli ultimi quarant’anni, provenienti da studi che hanno coinvolto i pazienti affetti da malattie autoimmuni.
Lo scopo era quello di evidenziare alterazioni dei livelli di zinco nel plasma (il sangue senza le cellule) e nel siero (il plasma senza i fattori della coagulazione) dei malati confrontandoli con i campioni ottenuti dalle persone sane.
Ma cosa è emerso dalla ricerca?
L’analisi statistica ha evidenziato un deficit di zinco nel plasma e nel siero dei pazienti affetti da malattie autoimmuni che, secondo quanto suggerito dalle evidenze, rappresenterebbe al contempo causa ed effetto di tali malattie.
Per capire in che modo, focalizziamoci, per esempio, sulla sclerosi multipla.
Deficit di zinco e sclerosi multipla
Questa malattia si sviluppa perché i linfociti T, fuori controllo, avviano la distruzione della mielina – la guaina che consente la rapida trasmissione degli impulsi lungo le fibre nervose – e la morte degli oligodendrociti, ossia le cellule che producono la suddetta guaina.
Ciò comporta la formazione di placche e la comparsa di sintomi che variano a seconda delle aree coinvolte (per approfondire, basta un click qui).
Poiché lo zinco serve per tenere a bada i linfociti T, in particolare i Th17, quando viene a mancare queste cellule impazziscono. Il risultato? Un processo infiammatorio che culmina nella degenerazione delle fibre nervose.
Ma dal momento che i livelli si riducono soprattutto durante le riacutizzazioni della malattia, è probabile che la stessa infiammazione abbassi, a sua volta, i livelli di zinco.
Ecco, dunque, perché – secondo gli autori – il deficit di zinco rappresenta sia una concausa, sia una conseguenza, dell’autoimmunità.
Spetterà a ricerche future il compito di chiarire se, il ricorso agli integratori di zinco, possa aiutare a prevenire o trattare le malattie autoimmuni nei soggetti a rischio.
Nelle persone senza particolari problemi, che seguono un’alimentazione varia ed equilibrata come la Dieta Mediterranea, infatti, è davvero difficile andare incontro a carenze!
Cosa mangiare per fare il pieno di zinco?
Le fonti migliori sono gli alimenti di derivazione animale, quali:
- ostriche (39,3 mg/100 g);
- fegato di vitello (12,02 mg/100 g);
- grana padano (11 mg/100 g).
Ma è presente anche negli alimenti vegetali, ad esempio:
- crusca di grano (7,27 mg/100 g);
- pinoli secchi (6,45 mg/100 g);
- fagioli (3,63-5,04 mg/100 g).
Consumarli nelle giuste quantità vi permetterà di soddisfare il fabbisogno giornaliero – 10-12 mg negli uomini e 7 mg nelle donne – senza ricorrere agli integratori, la cui assunzione dovrebbe avvenire solo nei casi in cui è il medico a stabilirlo.
Jessica Zanza