Il progetto: “Abbasalìa”
La musica di Abbasalìa è elemento di separazione e di congiunzione. È materia liquida che separa le isole dal continente, che permette la connessione degli uni con gli altri, è quella materia liquida che, vista dalla materia solida, la terra ferma, vedi e ne scruti l’orizzonte lontano.
Immaginando altre storie. Ma è anche quell’acqua salata pericolosa nella quale puoi ritrovarti in alto mare, tuo malgrado, a scrutare l’orizzonte anelando materia solida, una terra ferma.
Abbasalìa, esplorando melodie e ritmiche minimaliste, etniche, new age e suggestioni del passato, contiene vari brani del musicista e compositore Maurizio Puxeddu, composti tra il 1996 ed il 2000 (escluso uno, Namuhni, realizzato nel 2020 ma comunque derivante da materiali pre-esistenti).
I dieci brani del progetto sono giocati con l’intenzione di delineare le suggestioni della terra dell’autore, la Sardegna, e salpando il mare, quelle di altre terre, attraverso il racconto del pianoforte.
Maurizio Puxeddu ci conduce in ambienti musicali ispirati agli elementi naturali, in Sardegna sono estremamente presenti, ci colloca all’interno di un vorticoso Ballu tundu. Ci fa percorrere la strada in discesa nella corsa a cavallo a rotta di collo nelle esibizioni equestri e nella balentia del centrare la stella, bene augurante di ottimi raccolti, della Sartiglia di Oristano.
In una notte ci fa partecipare, nel rude brano Bardana, a un assalto notturno, una vera e propria cavalcata di uomini armati che di notte convergevano su un villaggio, o un ricco stazzo, per rapinare la casa di uno o più possidenti, oppure ci concede l’entrata in un nuraghe e ce ne racconta l’essenza.