Testimoniano la disattenzione verso l’agricoltura la mancanza di un qualsiasi momento di dialogo tra le Organizzazioni agricole ed il Presidente della Regione, il mancato invito all’incontro con le forze sociali sull’utilizzo dei fondi BEI, il mancato coinvolgimento sui provvedimenti di emergenza, un rapporto sporadico e improduttivo con l’Assessora dell’Agricoltura e della Riforma Agro-pastorale.
Ad aggravare la situazione il fatto che, a più di un anno dall’insediamento della Giunta, non si ravvisano una linea strategica e gli obiettivi che il governo regionale intende perseguire ai fini della tutela e sviluppo dell’agricoltura sarda. Non si è aperto, né in sede istituzionale né con le forze sociali, un serio dibattito sul Programma Regionale di Sviluppo, che rappresenta la summa degli orientamenti politici ed amministrativi della Giunta per l’intera legislatura, sulla legge di stabilità e sulla legge di bilancio, passati rapidamente in Consiglio con la promessa, non mantenuta, di un successivo dibattito.
Il recente DDL 162, annunciato in una delibera coperta del 9 aprile e presentato in Consiglio due mesi dopo, non risponde minimamente alle esigenze del mondo imprenditoriale agricolo sardo. Nulla è dato sapere circa lo stato del processo di riconoscimento dell’OPR (Organismo Pagatore Regionale) su cui regna la massima confusione. A ottobre le imprese agricole non sanno se saranno pagate da Argea regionale o Agea nazionale.
Non esiste, pur essendo previsto dalla legge, un monitoraggio completo sull’attività della task force istituita in emergenza per lo smaltimento delle oltre 98.000 pratiche arretrate come denunciato nell’autunno 2019. In questo contesto occorre una chiara regolamentazione delle attività di smart working per la definizione di obiettivi, carichi di lavoro e dei controlli, pena l’aggravarsi dei ritardi nelle istruttorie e nelle erogazioni.
A oggi la Regione sarda non ha definito i propri orientamenti e delineato i contenuti della nuova Politica Agricola Comune (PAC) 2021-2027 da attuarsi nell’Isola, la cui programmazione per il prossimo settennio ha iniziato l’iter con l’approvazione delle bozze dei nuovi regolamenti comunitari.
Sulla riforma delle Agenzie Agricole (Laore, Argea e Agris), di cui da tempo si sente parlare, non esiste ancora un documento, un atto ufficiale della Regione, sulla base del quale esprimere un giudizio mentre, con semplici atti amministrativi o note di indirizzo, si tenta di sconvolgere l’attuale assetto. Ancora incerto, in questo contesto, il destino dei lavoratori ex ARA (Associazione regionale allevatori) e APA (Associazione provinciale allevatori).
In relazione alla crisi che ha investito lo scorso anno il comparto lattiero-caseario ovicaprino, non si conosce nessuna azione politica ed amministrativa regionale volta alla rimozione dei nodi strutturali del comparto.
Il comparto suinicolo, che finalmente sembra aver superato il virus della Peste suina africana (PSA) presente in Sardegna dal 1978, è purtroppo bloccato dall’inattività della Giunta regionale che deve mettere subito in campo le necessarie azioni politiche, per azzerare i divieti della Commissione Europea che impediscono la vendita fuori Sardegna di carne di maiale e derivati. Al contempo è fondamentale che l’Esecutivo regionale riprenda in mano la legge sulla suinicoltura, approvata dal Consiglio nell’agosto 2018, così da predisporre gli atti attuativi con relative disponibilità finanziarie. Queste sono alcune delle questioni irrisolte che il governo regionale non affronta.
Il coordinatore. “Il lassismo della Giunta regionale, con conseguente assenza di una programmazione agricola e della indispensabile dialettica sindacale, ha spinto Agrinsieme Sardegna a chiedere un incontro con tutti i capigruppo eletti in Consiglio regionale. L’augurio è che almeno le forze politiche, di maggioranza o di opposizione, abbiano la sensibilità di raccogliere le istanze del nostro comparto e di farsene portavoce”. Lo ha detto il coordinatore di Agrinsieme e già presidente di Confagricoltura Sardegna, Luca Sanna, che ha aggiunto: “Il mondo delle campagne, dai produttori primari alla trasformazione cooperativistica, non può più navigare in questo mare in tempesta senza alcun confronto istituzionale che porti a superare le criticità vecchie e nuove di un comparto produttivo fondamentale per la piccola e fragile economia della Sardegna. Noi abbiamo il diritto di rappresentare la nostra situazione e loro hanno il dovere di ascoltarci”.
Composizione. Agrinsieme Sardegna è composta da Confagricoltura, Cia, Copagri, Legacoop, AGCI, Confcooperative.
Alcuni dati. Agrinsieme nazionale rappresenta oltre il 35% del valore dell’agroalimentare di tutta Italia; in Sardegna sale al 40% del mondo agricolo con una forte diffusione di strumenti di collaborazione tra imprese agricole e tra queste e i diversi soggetti della filiera agroalimentare (agroindustria e distribuzione). Sempre in Sardegna rappresenta circa 22.600 aziende agricole, quasi 180 cooperative agroalimentari, 20mila soci produttori e oltre 50mila persone occupate nelle imprese rappresentate, con un fatturato annuo che si attesta intorno ai 465milioni di euro.