È morte certa per le due centrali della Sardegna, senza la dorsale del gas, si palesa uno scenario sconfortante per Fiume Santo e per il Sulcis.
Dorsale del gas bocciata dal Governo
Con la bocciatura della dorsale da parte del Governo, ci chiediamo se esista consapevolezza sulle scelte fatte sulla testa dei Sardi e sulle implicazioni che avranno sulla vita degli stessi.
Non ci meravigliamo se, per la seconda volta, ci si avvicina al tanto desiderato e sofferto traguardo, ma veniamo scippati del progetto che porta il gas in Sardegna; sarà un caso, strano ma vero, anche stavolta con la stessa componente politica al Governo.
Ricorderete senz’altro che, anche con il progetto Galsi, abbiamo subito lo stesso sopruso: arrivati al dunque, spuntò il tanto contestato progetto TAP, la pipeline che porterà gas dall’Azerbaijan passando per la Grecia, fino ad approdare in Puglia. Risultato pratico, venne cancellato il progetto Galsi e con lui il gas per le industrie e le case dei Sardi.
Oggi, alle soglie della decarbonizzazione, ci chiediamo ancora se serve il gas e il gasdotto in Sardegna? Vogliamo dare una svolta green all’isola, eliminando il carbone per la produzione di energia elettrica, ma per fare ciò vogliamo mettere a correre camion per tutta la Sardegna per rifornire i depositi di gas?
Una serie di incognite restano aperte, come quelle dei possibili rigassificatori, nasceranno a bocca di centrale? Quali opere dovranno essere realizzate per connetterli alle centrali, sono stati quantificati i costi e su chi ricadrebbero le spese per la loro realizzazione?
Ma una cosa è certa, una centrale non può essere approvvigionata con le autobotti. Non solo, i costi a carico delle imprese potrebbero essere ingiustificabili. Tutto questo è ridicolo.
Tradotto in pratica per le imprese: impossibilità al proseguo, poiché non esiste al momento un progetto industriale sostenibile.
In ragione di ciò, temiamo per l’approvvigionamento dell’energia elettrica nella nostra regione, in un quadro che non è garantito in toto da fonti rinnovabili, dove ancora ci troviamo nel campo della sperimentazione con gli storage (accumulatori container), troppe le variabili per garantire stabilità alla rete, l’interconnessione con la Sicilia-Campania via cavo è di fatto ancora un progetto.
Da tutto ciò ne consegue che la nostra isola è vulnerabile dal punto di vista energetico e allo stesso tempo non ci sono soluzioni pratiche impiegabili per la sostituzione del carbone.
Tradotto in pratica per le imprese: si fa spazio l’attesa prima della dipartita, poiché non esiste un progetto industriale al momento sostenibile. Sarebbe questa una sconfitta, l’ennesima per i Sardi.
Temiamo su un possibile disimpegno di Enel, al momento troppo silenziosa nella centrale Grazia Deledda nel Sulcis, che da ultimo riduce i suoi numeri e non ricopre più i posti vacanti lasciati vuoti da colleghi andati in quiescenza. Ma anche in un ripensamento di EP, l’unica ad aver presentato progettualità per la conversione di un gruppo a biomasse, successivamente dell’altro a gas.
Questo vorrebbe dire la perdita di quell’industria elettrica, l’ultima, che da decenni sostiene centinaia di famiglie, in territori dove l’industria è stata soppiantata dalla disoccupazione e dalla miseria.
Franco Peana per la Segreteria Regionale CISAL FederEnergia
“Manifestiamo il nostro dissenso, perché ci pare che qualcuno al governo abbia le idee confuse. Queste decisioni sono pericolose e cadono pesantemente sui Sardi, poiché la gestione del gas avverrebbe tramite piccole distribuzioni, le condizioni di fornitura e dei costi finali non porterebbero alcun vantaggio ai cittadini.
Resta da fare i conti una crisi annunciata nel settore della produzione dell’energia elettrica. Una crisi industriale e occupazionale da cui dipenderebbe il futuro di quasi un migliaio di famiglie, fra lavoratori diretti e dell’indotto.
Ultimo e non meno importante, la questione approvvigionamento energetico dell’Isola. Far trascorrere il tempo inutilmente e senza un serio progetto, realizzabile in tempi brevi e certi, che prospetti garanzia per la stabilità della rete, ma anche prospettive per far fare nuovi investimenti alle aziende elettriche presenti nel territorio, ci espone a una condizione di debolezza su più fronti. Pertanto invitiamo la Regione Sardegna e la politica regionale ad agire presto e per un solo obiettivo: il bene della Sardegna e dei Sardi”.
CISAL FederEnergia Segreteria Regionale Sardegna