La storia.
Alcune fonti sostengono che la strage fu realizzata probabilmente in seguito all’uccisione, il 25 giugno, di sei soldati tedeschi a Genova. Nella città ligure apparvero sui muri il 6 luglio alcuni manifesti che avrebbero preannunciato la strage.
Il 24 maggio 1945 nel Duomo di Milano fu celebrata la messa in onore dei morti davanti ad un’opinione pubblica unita, commossa e compatta nella condanna.
Guccini nel brano musicale Auschwitz (Canzone del bambino nel vento) del 1966 scriveva “Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello”: la frase può essere citata anche in tale contesto, vista la crudeltà con cui hanno agito le SS.
“L’atto più efferato” nell’Italia occupata delle SS.
La giustizia non riuscì mai ad essere applicata nei confronti dei colpevoli: processi insabbiati; fascicoli occultati e tanta negligenza intenzionale o meno nonostante la strage fosse stata definita «l’atto più efferato commesso nell’Italia occupata dalle SS su persone internate in un campo di concentramento».
Nessuna commemorazione.
Purtroppo il tragico episodio non ha oggi lo spazio e l’attenzione che meriterebbe sui media nazionali.
La proposta del CNDUU.
Il CNDDU propone di dar vita ad un progetto nazionale “Enciclopedia digitale nazionale” in cui ogni comunità educativa potrebbe apportare il suo apporto per descrivere i principali fatti storici che hanno coinvolto il territorio di riferimento e i progetti realizzati. È importante lo scambio di conoscenze tra giovani provenienti da zone diverse del Paese. I contributi (video, manifesti, ricerche, articoli, etc.) potrebbero costituire nel corso degli anni una sorta di memoria storica generazionale con cui tramandare ai posteri le metodologie didattiche sviluppate e le innovazioni apportate per preservare il ricordo e la consapevolezza di quanto è avvenuto. Per tal motivo l’eccidio di Cibeno potrebbe trovare giusta rilevanza in tale programma.
“La verità, sia essa uggiosa, grigia, borghese, o grottesca, od inutile, è pur sempre la preziosa e cara e bellissima verità” (Carlo Emilio Gadda)