Michele Giurgola, oltre ad amare gli squali, è medaglia d’oro ai campionati del Mondo di apnea in “assetto costante con monopinna”. Il suo messaggio ecologista ai giovani.
Ha infatti stabilito numerosi primi posti in varie discipline dell’apnea, a partire dalla medaglia d’oro ai campionati del Mondo di apnea in “assetto costante con monopinna“, vinta a Ischia nel 2015. In quell’occasione, Michele scese a 103 metri di profondità!
Da sempre la passione per il mare lo ha spinto verso l’apnea in tutte le sue discipline, fino a farlo diventare atleta della Nazionale Italiana. Ma è anche un grande appassionato di pesca subacquea. E’ uno degli atleti al mondo che si spinge più a fondo, oltre i 50 metri, realizzando catture spettacolari.
Il suo canale YouTube è molto seguito da appassionati e curiosi di questa disciplina vecchia come l’umanità. La pesca in apnea, infatti, è il primo metodo usato dall’Homo Sapiens per procacciarsi del cibo dal mare. In Terris lo ha intervistato in seguito alla notizia del suo incontro ravvicinato del “terzo tipo” – quello sott’acqua – con una gigantesca…Caretta Caretta.
Michele, quando è nata la passione per le immersioni in apnea e la pesca subacquea?
“E’ nata da bambino quando i miei genitori mi portavano al mare. Io vivevo a Tricase, nell’entroterra pugliese in provincia di Lecce, ma i miei avevano una casa al mare perciò ho passato lì le estati della mia infanzia. Ricordo da bambino quando vedevo passare in acqua dei grossi pesci. Io li volevo catturare a tutti costi, ma all’epoca non ci riuscivo. Mentre oggi, con la pesca d’apnea, riesco ad avere incontri bellissimi e ravvicinati con gli animali marini. Come successo pochi giorni fa quando ho filmato il mio incontro ravvicinato con una tartaruga caretta caretta che ho anche accarezzato. Ho un rapporto con il mare che posso definire innato e quando mi immergo riesco ad essere un tutt’uno con l’acqua”.
Cosa ha provato nell’incontrare faccia a faccia la maxi tartaruga marina?
“E’ stata un’esperienza toccante. Anche se la caretta caretta è un animale che rischia l’estinzione, specie nel Mediterraneo, ultimamente ne ho incontrate parecchie. Segno che il mare si sta ripopolando. Questa ultima testuggine é la più grande che avessi mai incontrato. Trovarmela faccia a faccia mi ha fatto provare un’emozione indescrivibile nel mio cuore.
Inoltre, ho provato empatia per lei perché, in quel momento, eravamo molto simili. Siamo infatti entrambi animali non marini che per stare sott’acqua trattengono il respiro. Troppo spesso le tartarughe – come i delfini e molte specie non pescabili – sono vittime del passaggio delle barche o delle reti del pescatori. Non tutti sono così onesti da soccorrere questi animali. Ci vorrebbe maggior attenzione nella tutela dell’habitat marino, a tutti i livelli”.
Nella sua lunga carriera non ha incontrato solo tartarughe e delfini, ma anche pesci ben più pericolosi: gli squali. Vuole raccontarci la sua esperienza?
Quale consiglio darebbe ai ragazzi di oggi?
“Ai ragazzi dico che andare sott’acqua in apnea è una delle esperienze più belle della vita: provare per credere! Infatti, trattenere il respiro è un gesto primordiale per l’uomo: durante la gravidanza, il feto sta in apnea nel liquido della madre. E’ dunque un gesto ancestrale, che richiede di decontrarre i muscoli e di rilassarsi.
Inoltre, l’incontro con la flora e la fauna marina, un mondo diverso e invisibile dalla superficie, pieno di vita e di colori, aiuta i giovani (e non solo loro) ad avere maggior rispetto per la natura che ci circonda. E dunque per noi stessi!”.